Tanti progetti disgregati, frammentati sul territorio. E in uno stadio di avanzamento quanto meno incerto. È questa la situazione del processo penale telematico, che certo è (persino) più immaturo del suo analogo civile. Sono due, probabilmente, gli ambiti più avanzati: il Sicp (Sistema informativo della cognizione penale) e lo sviluppo di sistemi documentali digitali. Il primo consente due cose ai vari attori dell’azione penale: di condividere le informazioni necessarie alle rispettive attività; di aggiornare tempestivamente i dati sulle notizie di reato per rendere più efficaci le decisioni. Al momento, il Sicp è già attivo su tutto il territorio italiano, tranne i due uffici maggiori – Roma e Milano – dove arriverà verso fine anno.
Secondo il piano Crescita Digitale, il Sicp – in quanto sistema informativo automatizzato permetterà di eliminare la gestione cartacea dei dati. “La piena interoperabilità tra i sistemi permetterà una circolazione dei dati, caratteristica peculiare del settore penale, tra tutti gli attori del processo, in tutte le sue fasi, ossia dalla notizia di reato fino all’espiazione della pena, in una prospettiva che consenta anche la gestione integrata delle notifiche penali ai soggetti interessati”. Al momento è un obiettivo solo in parte raggiunto.
Quanto ai sistemi documentali penali, manca una scelta fra i vari sistemi. Ad oggi sono diffusi Tiap (a Napoli e altre località) e Aurora (alcuni Tribunali della Puglia soltanto) e Sidip a Cremona, che il Ministero della Giustizia non supporta. Molti uffici non hanno niente di tutto questo. Per ora siamo ancora ben lontani da una diffusione generalizzata di un sistema documentale penale.
È comunque un obiettivo del Crescita Digitale, al 2020, per un “intervento immediato sulla notizia criminis che dovrà essere trasmessa dalle forze di Polizia in forma digitale: da tale intervento deriverà la digitalizzazione dell’intero procedimento penale in tutte le sue fasi”. Il Governo mira, a tal scopo, a riconciliare e collocare “in un unico contesto progettuale le varie iniziative oggi separate quali la gestione delle registrazioni e trascrizioni dibattimentali, le intercettazioni telefoniche, la produzione di atti multimediali, la gestione documentale”. “La matrice che fornirà unitarietà a tutte tali gestioni dell’atto processuale sarà l’adozione dell’atto nativamente digitale e la sua archiviazione in sistemi unitari di gestione e consultazione”.
Altri ambiti futuri di intervento sono meri progetti. Il Crescita cita “l’impiego di tecnologie multimediali nel processo penale. Tre, in particolare. La registrazione o videoregistrazione degli atti processuali (di indagine, udienze dibattimentali o redazione di provvedimenti del giudice); l’utilizzo esteso della videoconferenza per l’esame a distanza (in tutte le fasi del processo). Terzo, “la conservazione nel fascicolo digitale degli atti digitali multimediali con pari efficacia rispetto ai tradizionali atti scritti”. “Una innovazione di tale portata richiederà una fase di avvio in una serie di uffici giudiziari pilota, scelti secondo criteri di eccellenza nella gestione dell’innovazione organizzativa e informatica”.
Il Crescita prevede anche la creazione di “sistemi di controllo di gestione, trasversali ai vari uffici che gestiscono le varie fasi del procedimento penale”. Gli attuali sistemi di protocollazione dei dati (e degli atti) si trasformeranno così, grazie al digitale, in strumenti utili anche per valutare l’efficacia dell’azione degli uffici giudiziari. ”La direzione è quella di un ampliamento e completamento dell’esperienza già avviata in tema di datawarehouse nel settore civile, prevedendo appositi strumenti di elaborazione statistica dei dati finalizzata non solo a fotografare quanto avvenuto, ma a permettere valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici e a valutare l’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa”.
Un’ultima azione futura è la collaborazione con le altre autorità giudiziarie europee in materia penale. “Si potrà quindi lavorare per la creazione di un portale europeo per lo scambio di atti processuali tra le varie autorità giudiziarie con caratteristiche che assicurino l’integrità, l’autenticità e la sicurezza nello scambio dei dati”. “Nella visione di un giudice europeo la tecnologia, corroborata da appositi interventi normativi di adeguamento della legislazione vigente, permetterà l’immediata individuazione dell’organismo giudiziario competente nell’attività di cooperazione, la partecipazione a distanza nello svolgimento degli atti processuali, la conoscenza ufficiale in tempo reale dello stato delle procedure di cooperazione”. Anche per il penale, come per il civile, il Governo pensa a nuove misure organizzative per agevolare l’informatizzazione: “l’accesso online ai registri penali e alle relative informazioni” e “sportelli di prossimità” in grado di fornire servizi come il rilascio di certificati, “in modo analogo a quanto si realizzerà per il civile”.