IL REPORT

Per l’Energia si apre l’era dell’AI, ma i manager non sono all’altezza della “rivoluzione”

Secondo l’indagine “Intelligent Automation in Energy and Utilities: The next digital wave” di Capgemini Research Institute, solo il 18% delle imprese sta testando casi d’uso capaci di apportare rapidamente benefici: mancano coordinamento e competenze. Sulle iniziative di vasta scala trainano gli Usa

Pubblicato il 28 Mag 2019

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Il settore Energy and Utilities a livello mondiale sta cominciando a sfruttare l’intelligent automation, che include anche l’uso di soluzioni di Intelligenza Artificiale, in significativo aumento dal 2017. A dirlo è una nuova ricerca del Capgemini Research Institute che, tuttavia, sottolinea una criticità non indifferente: i dirigenti delle aziende coinvolte dalla trasformazione stanno ampiamente sottovalutando il potenziale di tale tecnologia, tanto che molti progetti su vasta scala vengono messi in secondo piano.

L’indagine, dal titolo “Intelligent Automation in Energy and Utilities: The next digital wave” ha infatti rilevato che quasi la metà degli intervistati sottovaluta i benefici derivanti dalle proprie iniziative di intelligent automation, mentre solo il 18% delle aziende sta sviluppando dei casi d’uso capaci di apportare rapidamente benefici e solo il 15% di coloro che hanno preso parte al sondaggio (529 dirigenti d’azienda in posizioni manageriali o superiori di imprese del comparto Energy and Utilities che sperimentano o implementano l’automazione in sette Paesi: Stati Uniti, Germania, India, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Svezia) dichiara che la propria azienda sta implementando diversi casi d’uso su larga scala.

Il report evidenzia che, in tutto il mondo, il business model tradizionale adottato dalle aziende del comparto Energy and Utilities è attualmente sotto pressione, a causa dei cambiamenti tecnologici e di una maggiore concorrenza. Secondo il report, l’automazione e l’Ia avranno un ruolo chiave anche nell’aiutare queste aziende a raggiungere gli obiettivi prefissati in materia di cambiamenti climatici e a soddisfare la crescente domanda di fonti di energia pulita, economica e affidabile.

Il report evidenzia inoltre che la scalabilità dell’automazione presenta significative disparità su base regionale e sotto-settoriale. Negli Stati Uniti, il 23% delle imprese del settore Energy and Utilities ha implementato iniziative di intelligent automation su vasta scala, rispetto al 16% in Francia e in India e a solo l’8% nel Regno Unito. Allo stesso tempo, un quinto (20%) dei dirigenti del settore oil and gas ha affermato di aver implementato diversi casi d’uso su larga scala, in contrapposizione al 6% delle imprese idriche. Il settore sta comunque traendo vantaggio dall’utilizzo dell’intelligent automation rispetto ad altri comparti, ma sarà necessario concentrarsi su scalabilità, benefici immediati e superamento del gap digitale perché questa tecnologia divenga ampiamente diffusa.

I vantaggi offerti dall’Intelligent automation al settore

Rispetto ad altri settori industriali, il comparto dell’energia sta già traendo un forte vantaggio dall’automazione, in termini di maggiore efficienza operativa, crescita dei profitti e coinvolgimento del cliente. Inoltre il comparto, rispetto a tutti gli altri settori considerati dallo studio, presenta una percentuale più alta di dirigenti che affermano che le iniziative implementate dalle proprie aziende in materia di intelligent automation stanno già dando i primi benefici. In particolare, il 40% dei dirigenti ha dichiarato di aver registrato un aumento della qualità delle operations (30% il dato per tutti i settori). Il 45% ha riportato un aumento degli inbound customer lead (27% per tutti i settori), l’81% ha migliorato l’esperienza cliente grazie a un tempo di risposta più rapido (60% per tutti i settori), mentre il 78% ha visto una riduzione del numero di processi relativi alle query e agli acquisti (61% per tutti i settori). Il 32%, infine, ha notato un aumento della produttività del personale (26% per tutti i settori).

In termini di benefici, il 47% degli intervistati ha sottovalutato la riduzione dei costi, il 48% la soddisfazione della clientela e il 45% l’impatto sui ricavi, sia netti e sia incrementali. L’80% delle aziende non sta cogliendo i benefici più immediati dei casi d’uso strategici.

Nelle funzioni critiche, solo il 18% delle aziende del settore Energy and Utilities sta implementando casi d’uso che consentono di ottenere benefici immediati (che di base hanno una bassa complessità di esecuzione ma, in cambio, offrono importanti benefici, come la pianificazione, il trading energetico, l’ottimizzazione del rendimento, le grid behavior interface e la gestione dei reclami). Invece, poco più di un terzo delle aziende del settore (38%) si concentra essenzialmente sui casi d’uso che sono facili da implementare ma che non portano elevati benefici.

Le sfide di business e il gap di competenze frenano la diffusione su larga scala

Se da un lato l’adozione complessiva dell’Ia è cresciuta in tutto il settore – con la maggioranza degli intervistati (52%) che afferma di aver implementato un certo numero di casi d’uso (rispetto al 28% che, invece, aveva implementato solo progetti pilota due anni fa), dall’altro, solo una piccola minoranza di dirigenti (15%) ha dichiarato che la propria azienda si è impegnata nell’implementazione di numerosi casi d’uso di intelligent automation su vasta scala.

Per gli intervistati, le sfide legate al business rappresentano delle barriere alla scalabilità dei progetti, e includono una mancanza di coordinamento tra le diverse business unit (37%), la mancanza di impegno da parte del management (35%) e una reticenza a livello aziendale a sperimentare tecnologie che potrebbero sostituire i lavoratori (34%).

Per molti manager, anche la carenza di competenze rappresenta un’ulteriore sfida all’implementazione dell’intelligent automation. La maggioranza (55%) ha citato la mancanza di talenti qualificati nelle tecnologie per l’automazione, mentre il 47% afferma che vengono fatti pochi sforzi per incrementare le competenze dei dipendenti. Inoltre, il 42% degli intervistati sottolinea la difficoltà di trattenere i lavoratori che presentano le giuste competenze, mentre il 41% ha evidenziato la riluttanza dei dipendenti ad apprendere nuove competenze.

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