Dopo l’avvento del videoregistratore e di YouTube, per l’industria dei media la pirateria è diventata il nemico più temibile. Ma se Hollywood e le reti Tv hanno dovuto combattere con le tecnologie che di volta in volta emergevano a sottrarre loro utenti e introiti, un settore rimaneva inviolato dalle trasmissioni illegali: le dirette degli eventi sportivi.
I veri appassionati di sport non vogliono aspettare di vedere la partita della loro squadra su qualche post online pirata. Lo sport ha assicurato per anni alle leghe sportive e ai gruppi dei media un’audience fedele – e pagante. Finora.
Oggi, infatti, le nuove applicazioni del live-streaming come Periscope e Meerkat stanno cambiando completamente le regole del gioco. Basta tenere uno smartphone davanti a un televisore per registrare, con buona qualità, e trasmettere il programma in corso, sport compreso: la pirateria non è mai stata così facile. Le aziende dei media americane se ne sono accorte, dolorosamente, lo scorso weekend: tantissimi appassionati di pugilato sono riusciti a evitare la salata quota (100 dollari) del pay-per-view per l’attesissimo match tra Floyd Mayweather Jr. e Manny Pacquiao e hanno guardato gratis l’incontro grazie ai live stream su Periscope. L’azienda, che è di proprietà di Twitter, ha cercato di combattere il moltiplicarsi delle trasmissioni illegali del match e ne ha chiuse 30, ma gli stream pirata erano – si calcola – migliaia.
Le leghe sportive – dal basket al baseball passando per il football, gli sport più seguiti negli States – hanno tollerato finora l’utilizzo di queste app da parte dei fan e i gruppi dei media sostengono che non ci sono ripercussioni sui loro guadagni. Ma questo potrebbe essere vero solo adesso che il fenomeno è appena nato. “Ci sono enormi implicazioni in termini di copyright”, sottolinea Jesse Redniss, co-fondatore della società di consulenza BraveVentures. “Periscope si muove su un terreno scivoloso”.
Nati solo un anno fa, i servizi di Periscope e Meerkat – che permettono agli utenti di trasmettere i loro feed e guardare quelli creati da altri – sono una minaccia concreta per il business della televisione, già alle prese con un’audience che si restringe, attratta dal video online. Reti Tv e leghe sportive cercano di controllare la migrazione degli spettatori verso i servizi in streaming digitali: incontri di baseball, basket e tennis sono già disponibili online, ma non sempre, e comunque sempre dietro pagamento di tariffe salate. Questo non fa che dirottare gli appassionati di sport verso le alternative più convenienti: per ora i video di Periscope e Meerkat non sono all’altezza della Tv in alta definizione, ma i match sono lì e sono gratis.
Il capo della Lega del Baseball Rob Manfred ha detto di essere consapevole che alcuni fans usano Meerkat e Periscope durante le partite ma finora non sono stati presi provvedimenti perché il fenomeno è limitato. “Se qualcuno tenterà di mandare in streaming le partite intere dallo smartphone, però, cominceranno ad esserci problemi’’, ha aggiunto.
Il problema non è solo per gli eventi sportivi, ma teoricamente per tutto quello che viene trasmesso in Tv, a partire dalla musica. Le associazioni di settore già stanno riflettendo sul ruolo assunto dalle nuove app, grazie alle quali un concerto o uno spettacolo di Broadway possono finire gratuitamente in rete.
“Sappiamo che queste app possono essere usate per violare il copyright”, ha detto un rappresentante dell’industria della musica al Washington Post. “Non è un problema grave al momento e noi speriamo che Twitter e altri servizi che usano questi sistemi agiscano con decisione nel prevenire le violazioni”. Per i critici, Twitter (come le altre app) dovrebbero creare una tecnologia in grado di individuare i materiali che violano il copyright così come YouTube ha sviluppato un sistema di identificazione che ora le rende più facile trovare e eliminare i video pirata.
Uno dei nodi è però la difficoltà di controllare tutto quello che viene trasmesso con le app. E siccome Periscope trasmette live, è quasi impossibile fermare gli stream prima che siano visti. “Si tratta in un processo in tempo reale. Intervenire mezz’ora dopo che lo streaming è messo in rete, è tardi”, sottolinea Douglas Masters, avvocato esperto di proprietà intellettuale dello studio Loeb & Loeb a Chicago.
Per le aziende dei media spetta a Periscope e alle altre app simili controllare. E in effetti Twitter, proprietaria di Periscope, ha chiesto a Hbo e Showtime, che hanno co-prodotto la trasmissione in pay-per-view dell’incontro di pugilato Mayweather-Pacquiao, di avvisarla dell’esistenza di stream illegali; a quel punto gli stream venivano eliminati. Le aziende dei media vorrebbero però che ci fosse un modo togliere gli stream prima che vadano in rete, non dopo.
La cable Tv Hbo ha lavorato con Periscope per settimane per cercare di aggirare l’ostacolo, lanciando una campagna promozionale in cui avvisava i fans del pugilato che avrebbero potuto vedere su Periscope Pacquiao nel suo spogliatoio che effettuava il riscaldamento. Ma qui doveva finire la disponibilità di contenuti su Periscope; invece, scoccato il gong, i fans si sono scatenati sulle varie app del live-streaming generando migliaia di stream illegali. E mentre le aziende dei media sono deluse, perché vorrebbero il polso di ferro da Twitter e le altre app, il chief executive del sito dei cinguettii Dick Costolo ha mandato un tweet dicendo che Periscope era il vero vincitore della serata. Twitter ha poi chiarito in un comunicato: “Rispettiamo la proprietà intellettuale”. E il co-fondatore di Periscope Kayvon Beykpour ha sottolineato: “La pirateria non riguarda Periscope, ma tutto Internet, collaboreremo con i nostri partner per trovare una soluzione”.