“Piano broadband Enel: salasso per Stato e consumatori”

Secondo Asati l’operazione sarebbe tutt’altro che semplice: “Tubazioni interrotte dai pozzetti, costi onerosi per il passaggio delle fibre”. Riflettori puntati anche sulla gestione degli apparati elettronici e la manutenzione della rete. E l’associazione paventa il rischio di nuove voci di spesa in bolletta

Pubblicato il 16 Nov 2015

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La banda ultralarga a firma di Enel? Potrebbe diventare un salasso, altro che risparmio di fondi pubblici. O, almeno, è questa la tesi sostenuta da Asati in un documento che mette nero su bianco alcune questioni tecniche che potrebbero far lievitare i costi del progetto. Non solo: secondo l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia la partita potrebbe avere conseguenze molto care per i consumatori finali, i quali potrebbero vedersi addebitare in bolletta costi “indesiderati”.

Ma andiamo con ordine. Secondo Asati per cominciare manca un catasto delle infrastrutture adatte ad ospitare i cavi ottici. L’associazione evidenzia che fino alla prima metà degli anni Novanta i collegamenti tra le stazioni secondarie elettriche e gli edifici erano in trincea, dopodiché i cavi elettrici sono stati installati in tubazioni interrotte in ogni pozzetto. Una modalità che renderebbe dunque oneroso il passaggio delle fibre. Solo gli impianti più recenti – evidenzia Asati – hanno tubazioni continue e quindi consentono l’ospitalità dei cavi, ma non è dato sapere di quante infrastrutture si tratti. Senza una “mappa” dunque sarebbe impossibile procedere a meno di non voler rischiare di trovarsi di fronte a situazioni inaspettate: dovrebbe essere chiarito – si legge nel documento di Asati – chi scava e chi posa le nuove tubazioni e chi sosterrà i costi che si aggiungeranno a quelli altrettanto onerosi necessari per connettere le stazioni secondarie di Enel alle centrali telefoniche.

Da non sottovalutare poi questioni quali la gestione degli apparati elettronici nelle stazioni secondarie elettriche e negli edifici: chi se ne occuperebbe? La newco? La stessa Enel? (che quindi diverrebbe a tutti gli effetti un operatore Tlc). Riflettori puntati anche sulla manutenzione della rete e sugli interventi di attivazione e spostamento dei clienti per il cambio operatore: anche in questo caso non è chiaro a chi sarebbe in capo – fa notare l’associazione.

Nel ricordare che nella bolletta elettrica c’è una voce di spesa riguardante il costo dell’introduzione dei contatori installati dal 2003, Asati chiede come il Governo intenda recuperare il costo degli investimenti: forse attraverso la bolletta addebitando il costo agli utenti finali del sistema elettrico?, è il timore dell’associazione. Non è stato chiarito – si legge nel documento – chi sosterà le spese del nuovo contatore e del cablaggio da realizzare all’interno degli edifici, dagli androni fino ai singoli appartamenti e, soprattutto il costo per spostare i contatori installati in un locale comune degli edifici fin negli appartamenti, un costo rilevante che anni fa fu alla base del fallimento del progetto Socrate.

L’ANALISI INTEGRALE DI ASATI SUL PIANO ENEL

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