“L’evoluzione digitale e la rete sono leve indispensabili allo sviluppo, ma devono essere governate dalle istituzioni, soprattutto a fronte di fenomeni che possono avere conseguenze distorsive per tutti: imprese, cittadini e pubblica amministrazione”. Lo ha detto il ministro per le imprese e il Made in Italy Adolfo Urso prendendo parte al convegno organizzato dall’Antitrust “Concorrenza, mercati digitali, investimenti. Il ruolo guida dell’Europa”.
Riferendosi alle big tech Urso ha sottolineato che “il ruolo di queste piattaforme ha posto le Istituzioni nella necessità di adottare soluzioni in grado di garantire un elevato livello di competitività e contendibilità del mercato, in modo da scongiurare possibili dinamiche lesive della concorrenza e parimenti per tutelare gli utenti, siano essi business o finali”.
Il Digital Markets Act
Proprio per tenere sotto controllo i rischi più gravi e per governare le nuove opportunità aperte dalla digital economy è nato il nuovo framework di norme europee noto come “Digital Markets Act”, che secondo Urso “consentirà di creare le premesse per un mercato digitale fiorente, aperto, contendibile e tutelato – si legge nel messaggio che il ministro ha indirizzato ai partecipanti al convegno – grazie anche alla puntuale azione di monitoraggio e intervento delle authority nazionali”.
“Il Dma – argomenta Urso – è una risposta concreta nata dall’articolato processo di confronto tra istituzioni, authority comunitarie e Stati membri: è il frutto di una sintesi in grado di rappresentare tutte le sensibilità in modo armonico, così da accompagnare imprese e cittadini in questa fase di transizione in cui è indispensabile garantire tutti gli attori”.
I rischi per i privati e le aziende
“Servizi come l’intermediazione online, i motori di ricerca, i social network, gli assistenti virtuali, fino ai servizi di cloud computing e di intermediazione pubblicitaria – spiega Urso – costituiscono un impianto che coinvolge molti aspetti della nostra economia e della nostra sfera personale”.
“Le piattaforme online hanno raggiunto quota 10 mila e tra loro sono comprese sia Pmi che poche grandi multinazionali in grado di accaparrarsi la quota maggiore del valore complessivo generato. Grazie alla loro diffusione e alla qualità dei servizi offerti, Google, Amazon, Meta-Facebook, Apple e Microsoft fanno parte della quotidianità di ciascuno di noi e degli altri 8 miliardi di cittadini del Pianeta così da divenire punti di accesso privilegiato, i cosiddetti gatekeeper, per tutto il pubblico – prosegue – Il numero limitato di gatekeeper rischia di determinare non solo una scarsa contendibilità dei servizi stessi e dei mercati in cui questi intervengono, ma anche un’eccessiva profilazione degli utenti, con tutte le conseguenze e i rischi del caso”.
Le authorities nazionali e l’Agcm
Se da una parte il Digital Market Act è una risposta concreta a questi rischi, c’è da aggiungere che l’Agcm, “assume un ruolo indispensabile per garantire non solo tutti gli utenti, ma soprattutto per tutelare il processo innovativo necessario a sostenere una costante e democratica produzione di conoscenza in grado di determinare nuovi vantaggi competitivi, e non solo economici, a favore dell’intera comunità umana, piuttosto che di pochissimi soggetti”, spiega ancora Urso.
“L’evoluzione digitale e la rete sono leve indispensabili allo sviluppo – prosegue – ma devono essere governate dalle istituzioni, soprattutto a fronte di fenomeni che possono avere conseguenze distorsive per tutti: imprese, cittadini e pubblica amministrazione”.
Big tech, pericoli e opportunità
Se da una parte è ormai pacifico che le piattaforme digitali siano “uno strumento irrinunciabile per l’esercizio delle attività economiche e dello stesso diritto di cittadinanza”, sottolinea il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli, si deve anche considerare che “quelle di maggiori dimensioni sono arrivate a godere di un potere di mercato consolidato e duraturo, che consente loro di agire anche slealmente nei confronti dei soggetti che con esse si interfacciano”.
Questo mette a rischio la concorrenza e quindi anche “i servizi innovativi generati dai concorrenti commerciali delle piattaforme rischiano di giungere al consumatore con tempi rallentati o di non giungervi affatto, con conseguenze negative sul benessere individuale e collettivo”.
“Ci troviamo n un mondo nel quale l’emersione di poteri nuovi e dalle sembianze inedite, come le grandi piattaforme digitali, non soltanto minaccia i mercati e le libertà dei singoli – sottolinea Rustichelli – ma lambisce le strutture portanti dei nostri sistemi democratici, interferendo con il loro funzionamento”.
Intelligenza artificiale, Butti: “Legiferare in modo snello e veloce”
Sul tema dell’intelligenza artificiale è intervenuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, nel corso dell’evento “Communis – Idee e valori in Comune”: “In materia di Intelligenza artificiale, dobbiamo legiferare in modo snello e veloce solo su alcune questioni urgenti, tenendo il ritmo dell’evoluzione tecnologica, che corre a velocità elevata – spiega il sottosegretario – L’Europa sta gestendo con molta moderazione il tema. Io sto seguendo e presidiando i lavori del Trilogo. Abbiamo tante idee e il presidente del Consiglio tratta la materia con intelligenza e competenza, soprattutto su scenari internazionali. Ciò è fondamentale, perché la deterrenza del potere in futuro non si misurerà più nel possesso delle armi nucleari, ma sulla base del possesso dei dati e l’eticità della loro elaborazione“.