Anche se sono chiari ed evidenti i benefici che la trasformazione digitale porterà alla nostra economia, ancora le imprese italiane non hanno avviato in modo sistemico e profondo una vera trasformazione competitiva digitale. Il tema va visto da un punto di vista culturale e di politica industriale. Occorre favorire un cambio di mentalità ma anche stimolare gli investimenti in digitale con incentivi e politiche di sostegno e sviluppare le competenze digitali nel sistema formativo. La Banda ultra larga va garantita in tutti i territori con un potenziale produttivo, anche se questi ricadono nelle cosiddette aree bianche. Un esempio emblematico è la Lombardia, dove il 77% delle 300 aree industriali esistenti è ubicato in aree a fallimento di mercato.
È importante anche completare al più presto le 10 piattaforme previste dal Piano Crescita Digitale, dallo Spid alla Sanità, dalle Smart Cities a Italia Log-In, e favorire la realizzazione di Digital Innovation Hub, dove le imprese possano condividere e sviluppare nuovi modelli di business. Le reti dovranno cambiare radicalmente per sostenere impatto della trasformazione digitale, del video HD che sta pervadendo le reti, del primato del software e dei dati. Saranno reti totalmente ottiche, pervasive, in logica di Edge Cloud, pronte per il 5G. C’è stata una forte accelerazione sulle infrastrutture e il valore complessivo dei diversi piani pubblici e privati che stanno partendo supera i 10 miliardi di euro in un triennio. È un momento storico cruciale e irripetibile: la nostra industria, e con essa il Paese, ha l’opportunità di riguadagnare terreno rispetto alle altre economie occidentali che hanno già compreso il valore della digitalizzazione e ne stanno facendo strumento di crescita.