Gli europei sono sempre più consapevoli dei rischi e delle conseguenze dell’acquisto di prodotti contraffatti e dell’accesso a contenuti da fonti illegali, eppure uno di loro su 3 (31 %) considera comunque accettabile acquistare dei fake quando il prezzo del prodotto originale è troppo elevato, un dato che sale a 1 persona su 2 (50 %) nel caso dei consumatori più giovani, di età compresa tra i 15 e i 24 anni.
Lo afferma un nuovo studio sulla percezione della proprietà intellettuale da parte dei cittadini, pubblicato oggi dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo), secondo cui l’80 % degli europei – ma ben l’87% degli italiani – è convinto che i prodotti contraffatti siano il risultato delle attività di organizzazioni criminali e che l’acquisto di tali prodotti danneggi le imprese e l’occupazione. L’83 % degli intervistati in Europa, dato che sale al 90% in Italia, ritiene inoltre che si tratti di un comportamento non etico e due terzi lo considerano una minaccia per la salute e la sicurezza nonché per l’ambiente. E per quanto riguarda la pirateria, l’82 % degli europei concorda sul fatto che ottenere contenuti digitali da fonti illegali comporti un rischio di pratiche dannose, come truffe o contenuti inappropriati per i minori.
Acquisti intenzionali per l’11% degli italiani, meno della media Ue
Passando dalle convinzioni ai comportamenti concreti, l’11% degli italiani, contro il 13% degli europei, dichiara di aver acquistato intenzionalmente prodotti contraffatti negli ultimi 12 mesi. Tale dato sale al 26% per le persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni, il doppio della media dell’Ue, mentre scende al 6% nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni e al di sotto del 5% tra le persone di età pari o superiore ai 65 anni.
A livello nazionale, la percentuale di consumatori che hanno acquistato intenzionalmente prodotti contraffatti varia dal 24 % in Bulgaria all’8 % in Finlandia. Oltre alla Bulgaria, l’acquisto intenzionale di prodotti contraffatti è superiore alla media dell’Ue in Spagna (20 %), Irlanda (19 %), Lussemburgo (19 %) e Romania (18 %).
Prezzo inferiore all’originale la motivazione principale
Un prezzo inferiore dei prodotti originali rimane la motivazione menzionata con maggiore frequenza (43 %) per smettere di acquistare prodotti contraffatti. Anche il rischio di esperienze negative (prodotti di scarsa qualità per il 27 % delle persone, rischi per la sicurezza per il 25 % e sanzioni per il 21 %) rappresenta un fattore chiave per indurre i consumatori a desistere dall’acquisto di prodotti contraffatti.
Incertezza in aumento tra i consumatori
Anche l’incertezza circa l’autenticità è in aumento. Quasi 4 europei su 10 (39 %) si sono domandati se il prodotto acquistato fosse contraffatto e, tra i giovani, la metà (52 %) ha espresso lo stesso dubbio. Anche le disparità tra gli Stati membri sono significative: mentre in Danimarca e nei Paesi Bassi circa un quarto dei consumatori (26 %) non ha la certezza dell’autenticità di quanto acquistato, tale cifra sale al 72 % in Romania.
Gli europei esprimono incertezza anche riguardo alla legalità delle fonti dalle quali accedono a contenuti online: il 41 % nutre dubbi sul carattere legale o meno della fonte alla quale hanno avuto accesso.
L’80% preferisce ricorrere a fonti legali
Gli europei sono generalmente contrari all’uso di contenuti piratati: l’80 % dichiara di preferire il ricorso a fonti legali per accedere ai contenuti online se è disponibile un’opzione a prezzi accessibili. Infatti, quasi 9 persone su 10 sono a conoscenza di almeno un tipo di offerta di contenuti legali nel loro paese e nell’ultimo anno il 43 % degli europei, e il 40% degli italiani, hanno utilizzato servizi legali a pagamento per accedere, scaricare o riprodurre in streaming contenuti protetti da diritti d’autore.
Contenuti sportivi: ricorso alla pirateria per l’11% degli italiani
Tuttavia, un’ampia maggioranza di persone (65 %) ritiene accettabile ricorrere alla pirateria quando i contenuti non sono compresi nell’abbonamento che hanno sottoscritto. Inoltre, il 14 % degli europei (e l’11% degli italiani) ammette di aver avuto accesso intenzionalmente a contenuti da fonti illegali negli ultimi 12 mesi. La percentuale sale a 1 persona su 3 (33 %) per i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Ciò si è verificato in particolare per guardare eventi sportivi utilizzando dispositivi o applicazioni di streaming illegali. Prezzi più accessibili e una più ampia scelta di contenuti da fonti legali sono le motivazioni indicate con maggiore frequenza per non far più ricorso alla pirateria.
Una base per un dialogo costruttivo con i consumatori
“Comprendere la percezione dei cittadini contribuisce a instaurare un dialogo significativo sia con i consumatori che con le parti interessate, nell’ambito delle nostre attività di sensibilizzazione e di divulgazione – afferma il direttore esecutivo dell’Euipo, Christian Archambeau –. L’ultima edizione dello studio sulla percezione della proprietà intellettuale (PI) contiene nuovi approfondimenti relativi alla percezione della violazione dei diritti di PI e sottolinea ancora una volta la necessità di favorire la tutela dei consumatori. Inoltre, lo studio conferma gli sviluppi positivi per quanto riguarda la consapevolezza dell’esistenza di fonti legali e la disponibilità di contenuti digitali da tali fonti”.