“Questo è un ministero giovane, perché siamo nati da 30 giorni. Questi primi giorni li abbiamo dedicati alla creazione della squadra, all’organizzazione degli uffici e alla scrittura delle linee programmatiche. I due focus per noi principali all’interno del nostro programma sono la parte di digitalizzazione-innovazione, e le attività che facciamo a livello internazionale. Il perimetro della delega non riguarda solo la trasformazione digitale della PA e dei servizi, ma anche l’innovazione del Paese”. Con queste parole la ministra per l’Innovazione e la Digitalizzazione, Paola Pisano, ha iniziato il suo intervento di presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero davanti alla Commissione Trasporti e Tlc della Camera.
“Il collegamento innovazione-digitalizzazione all’interno dei ministeri bisogna coordinarlo e creare una politica di visione congiunta – ha poi dettagliato – Ci sarà molta collaborazione anche con i soggetti privati: non solo aziende, ma anche fondi e venture capital che serviranno proprio per sostenere l’innovazione. E poi pensiamo di creare un think-tank di esperti di innovazione che, dal punto di vista teorico, ci aiuteranno a risolvere dei problemi, e poi noi dovremmo applicare la soluzione teorica in modo pratico”.
La governance dell’innovazione
“La nuova governance che riguarda la digitalizzazione e l’innovazione rende ordinario quello che prima era straordinario – ha sottolineato la ministra – Si è creato un ministro e il commissario straordinario per la Digitalizzazione è entrato a far parte di un Dipartimento insieme al Team di trasformazione digitale; si è creata una nuova società, che si chiama PagoPa spa e, sempre per la governance, creeremo varie task force che per noi saranno utili per il coordinamento di alcune tematiche, sia in campo di trasformazione digitale che di innovazione. Una prima task force sarà creata e rappresentata dai rappresentanti dei ministeri e delle Pubbliche amministrazioni locali”.
Un “neo” però c’è ed è quello delle risorse che rischiano di non essere sufficienti per realizzare il piano del governo. “Nel ministero per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione – ha evidenziato la ministra – oggi siamo 40 persone, con un alto livello di competenze. Ma 40 persone non sono sufficienti per la trasformazione su digitale e innovazione che ci attende. L’obiettivo è quello di creare una squadra con più soggetti al suo interno, ma è anche quello di fare rete e mettere in relazione tutti quei soggetti pubblici e privati che possono aiutarci a creare e diffondere innovazione e digitalizzazione”.
Il ruolo della PA digitale
Per Pisano la PA può essere un driver cruciale dell’Italia digitale. “La visione del ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione è che esiste un Paese unico, ed un’unica PA – ha spiegato – Speriamo che la pubblica amministrazione si attivi e inizi a remare tutta verso la digitalizzazione e l’innovazione nei confronti di un Paese unico: noi spesso parliamo di un ‘Comune unico’ per i servizi che dobbiamo erogare dal punto di vista digitale. Il cittadino per noi è il nostro primo ‘user’, il nostro cliente, e noi dobbiamo in qualche modo capire e strutturare tutta la nostra innovazione per un unico scopo: il benessere di cittadino e società”. Tutto questo deve essere fatto tenendo in considerazione le diversità e l’inclusione: “sembra una banalità, ma è la parte più difficile del nostro lavoro. Cioè, non lasciare nessuno indietro e riuscire a includere in questa trasformazione digitale tutti i cittadini”.
In questo quadro c’è l’impegno ad aumentare non solo il numero di servizi digitali ma soprattutto la loro diffusione. “Maggiore è il numero di utenti che utilizzano il nostro servizio digitale, e più noi aumentiamo l’impatto all’interno del nostro territorio – ha evidenziato – Oltre ai cittadini, anche l’utilizzo da parte delle imprese è un nostro target. Un secondo obiettivo è l’aumento della produttività e dei posti di lavoro: questo riguarda sì la digitalizzazione, ma soprattutto l’innovazione. Noi siamo chiamati a creare un ecosistema culturale, regolamentare ed economico che riesca a far crescere l’innovazione all’interno del nostro territorio, svilupparla e attrarla, ma attrarre e creare anche competenze”.
Pisano ha annunciato il rinnovo del direttore di Agid e una riorganizzazione di funzioni e competenze.
Sprint ad Anpr
Il cappello di ogni servizio digitale che funzioni è Anpr che non a caso è uno degli impegni prioritari. “Questo progetto deve riuscire a creare una base dati unica per i cittadini, e coinvolge tutti i Comuni italiani per riuscire a creare un unico grande Comune – ha ricordato – Per il cittadino le procedure saranno più semplificate, tutti i certificati saranno online, ci sarà la possibilità di controllare i propri dati, e ci sarà la possibilità di fare servizi non solo nel proprio Comune di appartenenza, ma anche in altri. L’interazione tra i vari Comuni diventa più semplice: oggi è complessa, bisogna scambiare tanta documentazione, e con Anpr questo sarà molto più agevolato. Inoltre, i servizi saranno immediatamente erogabili”.
“Su Anpr siamo arrivati in queste quattro settimane a 30 milioni di cittadini on board – ha annunciato – Sono entrate Napoli e Palermo. Nel breve e medio periodo per Agid faremo il rinnovo del direttore e la razionalizzazione delle competenze, del ruolo e delle funzioni. Inoltre, la app del Progetto IO verà lanciata negli store e verranno attivate le funzioni di digitalizzazione, di patente e tessera sanitaria, in modo da garantire l’utilizzo di questi due documenti attraverso lo smartphone”.
L’impegno dello Stato per Spid
“Ad oggi utilizzano Spid 4,9 milioni di utenti, abbiamo 9 identity provider attivi, circa 4mila servizi integrati e 120mila è il picco di rilascio settimanale nel 2019″, ha annunciato Pisano. “Il ‘Progetto IO’ per noi è importantissimo, perchè è l’applicazione dove speriamo convergano tutti i servizi digitali della Pubblica amministrazione – ha poi aggiunto – C’è un cambio di paradigma: prima era il cittadino che si doveva interfacciare con vari servizi della Pa, e invece sono gli enti della Pa che attraverso IO si devono interfacciare con il cittadino”.
“Ci vuole una riforma all’interno di Spid per superare alcune criticità che noi abbiamo oggi: bisogna ridisegnare il sistema pubblico di attribuzione e di gestione dell’identità digitale, e questa attività la faremo in collaborazione con il Mef – ha detto – Le PA hanno paura che un giorno i cittadini debbano pagare Spid, e la PA non vuole dare l’identità tramite un servizio gestito da privati. Inoltre, la user experience di Spid è migliorabile, ma gli identity provider sono in perdita, e quindi non la vogliono migliorare. Gli identity provider non sono in grado di fare business attraverso l’utilizzo di Spid da parte dei privati. Agid, in questo momento, è in difficoltà sulla governance di questo sistema estremamente complesso”.
“Lo Stato deve investire almeno nella partenza di questo progetto, e ci vuole una governance più incisiva, in cui gli identity provider diventino dei fornitori di un soggetto centrale sotto il controllo dello Stato – ha sottolineato – Ci vuole una collaborazione con il settore bancario e quello postale, che per loro natura possono diffondere l’identità digitale, e su questa proposta di riforma stiamo lavorando con il Mef”.
PagoPA e il mercato
“PagoPa spa non è una ‘in house’, ma possiede la flessibilità per confrontarsi sul mercato – ha poi detto – Questa società dovrà sviluppare e industrializzare alcuni dei nostri servizi, che sono PagoPa, il ‘Progetto Io’ e la Piattaforma digitale nazionale per i dati. Noi agiremo in assoluta continuità con il lavoro che è stato fatto dal commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale: noi abbiamo ereditato una serie di progetti che porteremo avanti, in assoluta continuità. Ciò che c’è di buono deve essere salvato, migliorato e preservato, mentre quello che non funziona deve essere analizzato e modificato”. Per PagoPA sono stato superati i 500mila wallet, ovvero il numero di utenti registrati e solo nel mese di settembre sono stati gestiti oltre 1 miliardo di euro di pagamenti.
Stop alle “zombie firms”
“L’Europa e l’Italia sono lente, hanno un’adozione delle tecnologie molto lenta, e hanno un ritardo sui modelli di business per la creazione e la diffusione dell’innovazione – ha messo in luce Pisano – Ci sono molte aziende, chiamate ‘zombie firms’, che consumano risorse, investimenti e talenti, impedendo che possano essere utilizzati per aziende più produttive. Non solo dobbiamo colmare il ritardo, ma dobbiamo anche riuscire a cogliere le opportunità che le nuove tecnologie possono dare al nostro Paese. In Italia l’innovazione, in particolare l’intelligenza artificiale, si stima che possa generare un giro d’affari intorno ai 228 miliardi di euro entro il 2030: questa per noi è un’opportunità, perché potrebbe contribuire alla crescita del Pil del 13%”.