Intensificare la lotta a contraffazione e pirateria commerciale su Internet attraverso l’utilizzo di “nuovi strumenti”: è l’esortazione di Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Antitrust.
“Occorrono nuovi strumenti per rafforzare la possibilità di un intervento tempestivo contro le violazioni commesse a danno dei consumatori attraverso l’uso di Internet” ha detto Pitruzzella in un’audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla contraffazione e sulla pirateria commerciale, lanciando l’allarme sull’entità e sulla crescita del fenomeno negli ultimi anni, in particolare fra le nuove generazioni.
“In base al Rapporto Censis 2014 su questa materia, il 75% dei soggetti giovani intervistati nell’indagine – ha sottolineato Pitruzzella – acquista consapevolmente prodotti contraffatti, per una scelta intenzionale e ripetuta”. Da qui, secondo il Garante Antitrust, la necessità di “altri interventi, soprattutto educativi e informativi per diffondere non solo una più ampia culturale della legalità, ma la conoscenza dei danni che un illusorio risparmio nel breve termine può determinare sulle condizioni economiche della collettività nel lungo termine”.
“La contraffazione – ha spiegato il presidente dell’Agcm – è una prassi commerciale che colpisce al cuore il corretto funzionamento del mercato. Deprime gli incentivi ai miglioramenti, disorienta i consumatori, impedisce alla concorrenza di produrre i suoi benefici”. Negli ultimi due anni, con il supporto della Guardia di Finanza, l’Autorità ha cercato di reagire a una “lacuna” di tutela per tutti quei consumatori che hanno il diritto di fare acquisti sicuri e consapevoli, svolgendo un ruolo di repressione attraverso lo strumento sanzionatorio e quindi anche una funzione di deterrenza.
Su segnalazione di diverse associazioni dei consumatori, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato prima ha oscurato 20 siti online che commercializzavano prodotti con vari marchi, apparentemente originali, e facevano capo a una persona fisica residente in Cina. Poi ha avviato due procedimenti nei confronti di altri 33 siti che vendevano scarpe contraffatte, anche questi risalenti ad altri operatori cinesi: in alcuni magazzini all’ingrosso e opifici della Toscana, del Lazio, della Lombardia e della Puglia, sono state sequestrate 1 milione e 700mila calzature, per un valore di oltre 20 milioni di euro, che contenevano una sostanza cancerogena (il cromo esavalente) in percentuali allarmanti.
Nel 2012, inoltre, l’Antitrust era intervenuta nei confronti di due siti che offrivano online farmaci senza ricetta medica, per i quali invece è richiesta la prescrizione. In complesso, nel corso del 2013, l’Autorità ha proceduto a oscurare 165 siti relativi a prodotti di marca, riconducibili a persone residenti in Cina o in Malesia. L’attività di contrasto è continuata poi nel 2014, con l’avvio e la chiusura di altri 3 procedimenti che hanno portato all’oscuramento di 50 siti.
Quanto all’entità del fenomeno, nel corso dell’audizione parlamentare il presidente dell’Antitrust ha ricordato che, secondo lo studio del Censis svolto per conto del Ministero dello Sviluppo economico, nel 2012 il volume d’affari dei prodotti contraffatti in Italia è stato pari a 6,5 miliardi di fatturato. Il fenomeno ha provocato una diminuzione dei posti di lavoro che viene stimata intorno alle 100mila unità, con un minor gettito fiscale di circa 1,6 miliardi per le imposte dirette e 3,6 miliardi per quelle indirette. A livello europeo, infine, nel 2012 sono stati fermati alle dogane 40 milioni di prodotti per un valore di circa 1 miliardo di euro.