posizioni “molto lontane” da quelle degli altri paesi più
sviluppati. E la crisi ha danneggiato ulteriormente le
prospettive per le imprese italiane del settore. E’ la
considerazione del “Manifesto Ict per l’innovazione”
presentato da Confcommercio, che ricorda come il nostro Paese si
collochi dopo Repubblica Ceca, Portogallo, Norvegia, Spagna e
Grecia. Nel manifesto si legge che “i progetti di aggiornamento
delle reti informatiche e dei software nelle aziende hanno subito
un contraccolpo negativo nel primo trimestre 2010 registrando un
-25,8% della spesa in Ict, hardware, software e servizi rispetto
a un anno fa”.
Dalle analisi svolte nel corso del 2009 sul mercato business,
emerge un comportamento dicotomico nei confronti dell’Ict da
parte dei piccoli imprenditori italiani: aperti all’innovazione
e sperimentatori quando si tratta di soluzioni acquistate per uso
personale, ma fortemente scettici rispetto ai benefici applicati
alle proprie attività professionali e aziendali.
Questo scostamento è evidente nei numeri: soltanto il 2% degli
imprenditori cosiddetti “SoHo (small office-home office),
ovvero liberi professionisti, artigiani e imprese sino a 9
addetti, afferma di volere essere tra i primi a sperimentare le
nuove tecnologie Ict quando queste sono applicate alla propria
attività economica (nelle aziende da 10 a 250 dipendenti questo
valore è del 6%), mentre a livello individuale/personale la
propensione a sperimentare nuove tecnologie sale fino al 16%. Il
problema principale è però un altro. Poche aziende percepiscono
un soddisfacente value for money dei loro investimenti Ict e il
rapporto prezzo/prestazioni non è ancora quello desiderato dalle
aziende. Solo il 13% delle micro e piccole imprese sono infatti
convinte che i vantaggi ottenibili grazie all’innovazione
tecnologica ripaghino lo sforzo necessario alla sua introduzione,
tanto che il 31% è molto d’accordo nel ritenere che l’Ict
andrebbe economicamente incentivato.
“Lo scenario con cui oggi ci confrontiamo è quello di una
difficile transizione in cui la crisi morde ancora il tessuto
dell'economia reale e lo fa anzitutto in termine di aumento
della disoccupazione, seppure in misura più contenuta rispetto a
quanto si registri altrove – sostiene Carlo Sangalli, presidente
di Confcommercio -. Occorre avanzare rapidamente nei cantieri
delle riforme per costruire un’Italia che investa sul futuro,
cioè anzitutto sui talenti e sull’innovazione”.
Per questo motivo, lo stesso Sangalli e il ministro per la PA e
Innovazione, Renato Brunetta, hanno siglato un protocollo
d’intesa che punta a promuovere l’innovazione nelle piccole
imprese. L’accordo avvia la costituzione di un tavolo per
promuovere la diffusione delle tecnologie Ict, nelle piccole
imprese e l’attuazione del piano “E-gov 2012”, con
particolare attenzione ai settori che hanno maggiore impatto
sulle piccole imprese, come il turismo, i beni culturali e le
tecnologie.
Le micro imprese in Italia, si legge nel manifesto, sono oltre
quattro milioni di cui circa l’80% costituite da uno o due
addetti: un terzo di queste non possiede ancora un personal
computer e solo il 57% ha un accesso a banda larga. La
Confcommercio chiede, per restringere questo gap, azioni di
carattere fiscale e finanziario, come ad esempio l’applicazione
dell’iva agevolata per gli acquisti di pc e software, la
riduzione degli oneri contributivi per le aziende che assumono
personale dedicato alle attività informatiche, e incentivi alle
aziende per la rottamazione di sistemi informatici desueti.
Per quanto riguarda la banda larga, nella classifica europea
l’Italia è al quart’ultimo posto, con un tasso di
penetrazione del 42% rispetto alla media europea del 60%.
L’associazione chiede un piano per infrastrutture in fibra
ottica “caratterizzato da elevata modularità”, sollecita il
completamento del processo di digitalizzazione della PA e, in
tema di formazione Ict, chiede voucher formativi per le micro e
piccole imprese. Nel manifesto si chiede inoltre la definizione
di una normativa che preveda per tutte le nuove costruzioni la
predisposizione del cablaggio verticale della fibra ottica a
partire dal 2011, lo sviluppo di una strategia a livello
territoriale per il sostegno della domanda aggregata di accesso
alla banda larga nei centri commerciali naturali e nei distretti
produttivi, il sostegno economico e fluidificazione del mercato
dei servizi di connessione alternativa (wireless, wi-fi.
WiMax).
Come per la banda larga, anche per l’e-commerce l’Italia si
trova agli ultimi posti della classifica europea. Per questo
motivo, Confcommercio chiede interventi del ministero dello
Sviluppo economico con incentivi mirati allo sviluppo
dell’e-business, sia per il mercato interno, sia verso mercati
esteri, e interventi a livello normativo, volti a semplificare
gli iter e gli obblighi di legge per le aziende.