Giordano Sangiorgi, Presidente Società di Collecting AudioCoop, coordinamento tra le etichette discografiche indipendenti in Italia, riconosciuto dal DIE (duipartimento informazione e editoria) della Presidenza del Consiglio, e promoter del Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti) che si terrà in una nuova edizione dal 1° al 4 ottobre a Faenza.
Il diritto d’autore è una componenente fondamentale dell’economia digitale anche per gli indipendenti nel mercato europeo unico digitale?
Certamente sì. L’importante è che non ci si occupi solo di tutela in un’ottica solo difensiva, ma anche di sviluppo. E’ necessario combattere la pirateria come ha fatto il recente provvedimento AgCom ma allo stesso tempo permettere il miglior accesso ai giovani, in quest’epoca di scarsità di risorse, per la tutela immediata sul diritto d’autore ed editore. In questo senso bene ha fatto la Siae a inserire la gratuità di iscrizione per i giovani under 30 autori ed editori e alle startup editoriali trasferendo tale tutela da subito anche in rete. In questo senso serve una campagna ancora piu’ massiccia che esca dall’alveo istituzionale e incontri i siti e i social dove i giovani musicisti si incontrano per aumentare l’appeal di questa campagna affiancandosi a realta’ positive in questo segmento. Serve inoltre mantenere alta l’asticella della posizione pro-contenuti in sede dell’Unione Europea ma anche essa è insufficiente.
Cosa si dovrebbe fare di più per tutelare il Made in Italy musicale, oltre a quello dei giovani emergenti, che in un mercato globale è forse destinato a diventare nel tempo tutto indipendente?
Servono delle politiche antitrust europee contro le piattaforme monopoliste multinazionali del mercato mondiale della musica, serve immettere concorrenza proveniente dagli altri Continenti, serve al contempo creare un’identita’ europea e un’identita’ nazionale forti per lo sviluppo delle nostre produzioni. Penso a un motore di ricerca europeo, una iTunes europea. Indispensabile, poi a una piu’ equa remunerazione degli autori e di tutta la filiera creativa della musica in un’epoca dove sempre più prevale e prevarrà il digitale. Al contrario di quanto avviene nel mondo tradizionale, dove sono gli autori e la filiera dei contenuti a ricevere la parte più grande degli introiti rispetto a chi distribuisce, nel mondo della rete purtroppo prevale l’esatto opposto. E questo naturalmente crea un grosso problema, perché il futuro è digitale, ma gli autori debbono avere risorse per creare nuovi contenuti altrimenti tale circuito virtuoso rischia di fermarsi e di trovare una nuova generazione sempre meno spinta verso l’innovazione e la creativita’ visto il bassissimo livello di introiti. Infatti se queste risorse vengono trattenute dal distributore non arrivano. Una questione nevralgica, anche considerando che mentre i distributori non sono italiani, i creatori sono italiani ed europei. L’Europa, come abbiamo detto, ha la leadership mondiale della creazione, come dicono tutte le ricerche, dobbiamo spiegare questa cosa e trovare un modo per far arrivare più risorse ai creatori per farli produrre di più, per dare lavoro a giovani e soprattutto mantenere identità culturali spesso nazionali e regionali di grande interesse nei mercati mondiali delle musiche. Tali tipi di azioni permetteranno alle “indies” i veri e propri laboratori per la scoperta dei nuovi talenti e delle nuove tendenze musicali unite alla ricerca e l’innovazione, di confermarsi come il luogo dove andare per scovare veri nuovi talenti, al di fuori del pop mainstream globale piuì commerciale.
Cosa si può fare in pratica sotto questo aspetto?
Fondamentale in Italia è stata la battaglia dell’equo compenso che finalmente ha permesso ai device mobile di pagare ai produttori di contenuti un equo riconoscimento, ma ora altrettanto fondamentale è la battaglia degli artisti, a vantaggio di tutto il settore, che stanno facendo sentire sempre di piu’ la loro voce contro le piattaforme di distribuzione online monopoliste, vedi artisti come Iggy Pop, che ha fatto da testimonial lo scorso anno per un pagamento piu’ equo dei download e dello streaming click per click, per gli artisti e la filiera dei contenuti, o come David Byrne che ha chiesto piu’ trasparenza nelle ripartizioni della diffusione della musica in streaming. In italia va creata una rete di investimenti con una consistente quota di fondi dell’equo compenso e con i fondi non analitici, direi intorno al 25%, per investire sui giovani talenti, sulle loro produzioni, sui loro festival e su tutta la filiera della generazione 2.0 della nostra musica se vogliamo dare un futuro musicale al nostro paese. Il Ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini con il jazz e il tax credit per le opere prime e i primi segnali di apertura su Fus ha dato i primi segnali positivi, le Societa’ di raccolta dei diritti devono assolutamente rafforzarli mettendo a disposizione una quota di quei fondi dell’equo compenso per un tavolo tecnico di lavoro che investa come sistema paese sui giovani e rafforzando in Italia tutto il sistema di valorizzazione dei giovani autori e di tutta la filiera creativa dei contenuti: dai festival alle opere prime e tanti altri interventi. Un altro elemento di innovazione indubbio – ma è un tema più ampio e generale – è quello di allargare ulteriormente il diritto d’autore, portandolo anche ai video maker che sono oramai, nella nostra società dell’immagine, parte essenziale dell’autorialità del brano attraverso le immagini e il videoclip.
Cosa si è fatto in tal senso a livello europeo e mondiale?
La Win, l’associazione mondiale dei discografici indipendenti, alla quale AudioCoop è associata, ha fatto importanti battaglie vincenti contro YouTube e Apple, quando questi volevano immettere gratuitamente sul mercato, senza pagare i creatori dei contenuti, interi cataloghi del mondo musicale indipendente, distruggendo in pochi giorni il lavoro di anni e realizzando solo loro ed esclusivamente loro i profitti in cambio di una presunta, inutile in questo caso, visibilita’. Così come la istituzione della Fair Digital Deals Declaration, una dichiarazione di impegno nel trattamento equo degli artisti negli accordi relativi allo sfruttamento digitale del loro lavoro in relazione a terzi come le piattaforme monopoliste on line della musica a livello mondiale. E’ indubbio oramai che le “cifre per click” devono essere almeno decuplicate se si vuole trattare in maniera decente il mondo dei creatori di contenuti musicali e dare un futuro alle nuove generazioni della musica.
Ma tra le tante cose, un’idea originale e forse vincente?
Nessuno ha la bacchetta magica naturalmente in un mercato fluttuante e in continua evoluzione come questo. Credo che potrebbe essere la realizzazione di un portale chiamato Volare, una canzone che ci caratterizza in tutto il mondo, dove mettere tutti brani della Discoteca di Stato digitalizzati aggiungendovi in un rapporto virtuoso tra pubblico e privato tutte le novita’ della musica italiana di oggi e dell’ultimo periodo. Diventerebbe una delle piattaforme di distribuzione della musica on line nella Top Ten nel mondo visto quanto e’ ricercata la musica della nostra tradizione e allo stesso tempo potremmo veicolare tutte le nostre novita’ e farle conoscere a un pubblico mondiale. Allo stesso modo dovremmo lavorare per la nostra presenza all’estero come sistema paese presentandosi alle fiere e ai festival in modo compatto con un piano strategico almeno triennale, utilizzando sempre tali fondi, in modo ben preciso come fanno le aziende serie che vogliono dare un futuro alla propria attivita’ nel mercato globale. Torneremmo ad essere un paese al top nel mondo come lo siamo stati fino agli Anni Sessanta.
Un auspicio per alcuni interventi futuri?
E’ indispensabile, nel mercato della distribuzione digitale che ha sostituito la distribuzione fisica della musica, avere piu’ correttezza, piu’ trasparenza e piu’ risorse per la filiera creativa della musica: dagli artisti ai produttori, dagli autori ed editori agli interpreti ed esecutori fino ai video maker che in una nuova normativa a nostro parere dovranno essere considerati parte integrante dell’autorialita’ di un brano. Piu’ rafforzeremo tali principi e piu’ forte sara’ il settore e maggiore sara’ l’impatto di innovazione creativa da parte degli artisti per il futuro della musica. Con una Siae, quale quella che si sta profilando in una nuova fase appena avviata, trasparente, digitale, dinamica e concorrenziale potremmo avere un “campione del made in italy” che ci tutela in Europa che sara’ ancora piu’ forte se a questo affiancheremo un consorzio delle societa’ di collecting dei diritti connessi “made in italy” che veda tutti insieme grandi e piccoli produttori italiani, grandi e piccoli autori italiani. Molto meglio che presentarci in modo frammentato con il rischio di essere spazzati via con l’arrivo del Mercato Unico Europeo del Diritto d’Autore Digitale da uno YouTube dei Diritti che in pochi anni cancella tutte le identita’ culturali anche in termini di diritti. Allora il Sistema Musica in Italia potra’ chiudere i battenti.