LO SCENARIO

Pmi data driven, in Europa la partita digitale vale 630 miliardi l’anno

Questo il valore in termini di extra Pil stimato da Sage in un’analisi che prende in esame le opportunità derivanti dal supporto alle imprese “ritardatarie” che nel Vecchio Continente continuano ad essere numerose. Ma serve più attenzione da parte della politica: bisogna creare le condizioni per accelerare

Pubblicato il 09 Gen 2024

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Una spinta alla digitalizzazione delle pmi europee rimaste indietro nella digital transformation potrebbe valere ulteriori 628 miliardi di euro di crescita l’anno per l’economia dell’Ue, secondo gli analisti di Sage, che hanno condotto un sondaggio tra 15.000 piccole e medie imprese di 15 Paesi Ue rappresentative del tessuto industriale europeo. L’attuale tasso medio di adozione del digitale in tutta Europa è del +16% annuo, ma c’è un’ampia quota di pmi che cresce in digitalizzazione a ritmi inferiori al +4%. L’Italia è terza in classifica per valore dell’aumento di Pil stimato: 100 miliardi di euro, dopo i 205 miliardi stimati per la Germania e i 140 per la Francia.

Lo studio di Sage, intitolato “Manifesto for Eu Sme Policy”, ha identificato come la tecnologia digitale consente alle pmi di vendere una maggiore quantità di beni e servizi ai clienti; diminuire il costo dei beni e servizi venduti; ridurre le spese operative; operare in modo più efficiente e sostenibile. Questi quattro ingredienti fanno crescere il valore aggiunto lordo (Val), una misura principale delle dimensioni dell’economia.

Pmi, 5 strategie chiave per il successo del Decennio digitale

Secondo Sage, per ottenere i benefici evidenziati nel Decennio digitale dell’Ue per le imprese, sarà fondamentale un approccio congiunto che comprenda incentivi finanziari, offerta di formazione e orientamento e realizzazione dell’ambizioso programma di regolamentazione del settore tecnologico dell’Ue, dall’Ai act al pacchetto sull’Iva (Vat in the Digital Age, ViDA) alla Corporate sustainability reporting directive (Csrd).

Sono cinque le aree di azione politica che sbloccheranno opportunità per la crescita data-driven delle pmi europee: fatturazione elettronica, lotta ai ritardi nei pagamenti, promozione dell’adozione dell’intelligenza artificiale responsabile, introduzione dell’identità digitale per le imprese e digitalizzazione della sostenibilità aziendale.

Fatturazione elettronica 

Lo studio traccia un collegamento fondamentale tra fatturazione elettronica e flusso di cassa. Il pacchetto Ue sull’Iva nell’era digitale (ViDA) può creare un ambiente favorevole affinché le pmi possano essere pagate in tempo, aumentare il flusso di cassa e godere di una maggiore produttività nelle loro operazioni commerciali.  

Si tratta di un’area in cui le pmi italiane eccellono, ma in generale, in Ue, l’81% delle pmi dichiara di essere pronto a integrare la fatturazione elettronica nelle proprie operazioni. Inoltre il 67% riconosce il potenziale della fatturazione elettronica nel ridurre l’incidenza delle frodi nei rispettivi settori.

Le pmi che identificano il flusso di cassa come un ostacolo fondamentale al loro successo operativo riconoscono ancora più fortemente il potenziale della fatturazione elettronica come soluzione. Tra questi, il 52% considera la fatturazione elettronica uno strumento in grado di accelerare significativamente il proprio flusso di cassa, mentre un totale del 69% ritiene che la fatturazione elettronica potrebbe avere un impatto materiale e positivo sul proprio flusso di cassa.

Digital by default

Anche l’approccio digital by default aiuta a contrastare i ritardi di pagamento. Sage elogia il pacchetto dell’Ue di aiuti alle pmi (Sme Relief Package) proposto dalla Commissione a settembre 2023 per rafforzare la competitività delle pmi e la loro resilienza. La raccomandazione è di integrare soluzioni digitali nella legislazione per facilitare una maggiore trasparenza delle fatture e pagamenti più rapidi. Anzi, la legislazione europea dovrebbe consentire all’Europa di trarre vantaggio dalle nuove tecnologie digitali applicate al mondo dei pagamenti, come il machine learning.

Secondo la ricerca di Sage, il 20% delle pmi in Europa dichiara di avere difficoltà con il flusso di cassa. Questa percentuale sale al 30% tra le micro-imprese. Ciò si riflette nei dati sugli investimenti digitali: le pmi che attualmente ritengono che il flusso di cassa sia uno dei principali problemi della loro attività investono il 44% in meno in tecnologia rispetto alla media delle pmi dell’Ue.

L’adozione responsabile dell’Ai

L’Ai Act rappresenta un passo normativo cruciale per garantire che l’Ai sia una tecnologia affidabile e sicura, consentendone la rapida adozione da parte delle pmi e di altre imprese.

In questo contesto, l’adozione dell’Ai da parte delle pmi è aumentata rapidamente. Secondo i dati di Sage, un terzo (34%) delle pmi ha abbracciato le tecnologie Ai, anche se solo l’11% riferisce che attualmente funziona in modo efficace, mentre il resto (23%) ne sta ancora migliorando l’implementazione. Il 71% delle pmi ritiene l’Ai un motore di innovazione ed efficienza. Tuttavia, il 92% nota i rischi, con le questioni etiche (75%), le preoccupazioni relative alla perdita di dati/privacy (68%) e le frodi (66%) che emergono in modo prominente.

I policymaker possono aumentare la fiducia e aiutare le pmi a sfruttare il potere dell’intelligenza artificiale per innovare, crescere e avere successo, per esempio facilitando l’accesso delle pmi ai sandbox normativi e agli scambi B2B delle best practice.

L’identità digitale delle imprese 

Anche la proposta dello European Digital identity framework è considerata da Sage importante, ma occorrerà uno sforzo di promozione e diffusione tra le pmi. Dodici mesi dopo l’adozione, questa proposta imporrà agli Stati membri di emettere portafogli europei di identità digitale (Ediw) secondo uno schema di identificazione basato su standard tecnici comuni. Gli Stati membri offriranno Ediw alle imprese, ai cittadini e ai residenti (persone fisiche e giuridiche).

Lo studio rileva che l’80% delle pmi dell’Ue è fiducioso che la digital Id porterà vantaggi alla loro attività e il 70% è sicuro che rafforzerà la sicurezza dei dati. Il 60% ritiene che permettere transazioni digitali più veloci (60%), autenticazione sicura (52%) e un significativo risparmio di tempo  (fino a 6 ore settimanali). Affinché questi vantaggi possano essere realizzati, gli Stati membri devono collaborare strettamente con i fornitori di tecnologia per garantire una forte adozione da parte delle pmi dell’Ue.

Report di sostenibilità: l’infrastruttura dati 

La Corporate sustainability reporting directive (Csrd) dell’Ue stabilisce nuove regole per la divulgazione dei parametri di sostenibilità e Esg da parte di tutte le grandi società quotate. Per le pmi verranno individuati standard di rendicontazione settoriali e volontari. Secondo Sage, le pmi nell’UE stanno già vedendo crescenti richieste e pressioni da parte delle parti interessate, in particolare dei clienti, affinché riportino e forniscano dati sulla sostenibilità. Di conseguenza, l’UE dovrebbe accelerare gli sforzi per costruire un framework di supporto per le pmi nella loro rendicontazione sulla sostenibilità. L’Ue e i suoi Stati membri dovrebbero inoltre sviluppare e promuovere soluzioni digitali accessibili e di facile utilizzo per aiutare le Pmi a impegnarsi in modo proattivo ed efficiente nella rendicontazione sulla sostenibilità.

In particolare, quando richiedono dati, gli organismi di normazione nell’Ue dovrebbero garantire che le pmi possano utilizzare soluzioni digitali automatizzate per completare i propri report; fornire guide, esempi e template; stabilire e utilizzare una terminologia e parametri Esg coerenti; continuare il lavoro sull’interoperabilità degli standard per le pmi con altri principali standard di mercato; considerare la proporzionalità nel numero e nel tipo di richieste di dati rivolte ad una pmi, viste le risorse limitate.

Inoltre, l’Ue dovrebbe accelerare gli sforzi per costruire l’infrastruttura dati necessaria per supportare le pmi nella rendicontazione della sostenibilità. Ciò potrebbe includere lo sviluppo di strumenti e dataset condivisi, la definizione di modelli di dati comuni e lo sfruttamento degli archivi di dati esistenti.

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