IL REPORT

Pmi italiane alla svolta digitale, ma 4 su 10 sono a corto di know how

Accelerazione e-commerce e cloud per la maggioranza delle piccole e medie imprese, secondo quanto emerge dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Ma le azioni faticano a trasformarsi in strategie. Rangone: “Performance economiche in controtendenza per le aziende più digitalmente mature”

Pubblicato il 20 Mag 2021

71ec6c6c-d35f-4edd-9dc4-a675bba108c4__O

Accelerazione digitale per le 220mila Pmi italiane. Ma ancora non basta. Se è vero infatti che la pandemia sta spingendo le piccole e medie imprese verso l’e-commerce, l’adozione di soluzioni di gestione digitalizzata dei documenti e i servizi in Cloud, è anche vero però che la trasformazione digitale rimane limitata a specifici servizi e strumenti operativi. E il 42% delle Pmi dichiara di possedere competenze digitali basse.

Lo sottolineano gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano secondo cui a parità di settore, dimensione e area geografica, le Pmi più mature digitalmente mostrano una più elevata resilienza e migliori performance economiche.

Più resilienza nelle Pmi digitalmente mature

“Nella sua drammaticità, la pandemia ha costretto le Pmi a riflettere sulla loro visione di futuro, portandole sempre più ad abbracciare il digitale come strumento di sviluppo – spiega infatti Andrea Rangone, Responsabile Scientifico degli Osservatori Digital Innovation -. Sul campione analizzato, le Pmi più mature digitalmente mostrano una più elevata resilienza e produttività: risultano avere in media prestazioni economiche migliori rispetto alle altre in termini di utile netto (+28%), margine di profitto (+18%), valore aggiunto (+11%), ed Ebitda (+11%), oltre ad avere riscontrato minori rallentamenti operativi quando si è verificata l’emergenza da Covid-19”.

Il digitale ha rappresentato un’ancora di salvezza per molte imprese, rendendo più evidenti ritardi e opportunità già presenti prima dell’avvento del Covid-19, e spingendo forzatamente le Pmi verso le tecnologie digitali. E a livello di Sistema Paese, l’attenzione politica verso la digitalizzazione delle Pmi è alta, come dimostrato dal contenuto del Pnrr presentato in Commissione Europea qualche settimana fa.

Dal Covid spinta alla digitalizzazione

Nell’ultimo anno  la crisi ha rappresentato per le Pmi una spinta obbligata verso quegli strumenti digitali che aiutassero da un lato a portare avanti l’operatività aziendale e, dall’altro, a sostenere i fatturati in forte contrazione. Questo quanto emerge dai risultati della survey realizzata in collaborazione con Capterra e presentati in occasione del convegno “Obiettivo innovazione digitale: il Next Gen EU per trasformare le PMI italiane” della prima edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi.

Le Pmi che fanno e-commerce, storicamente in ritardo rispetto alle grandi imprese e alle controparti europee, sono cresciute di oltre il 50% rispetto al periodo pre-Covid: tale aumento è imputabile prevalentemente ad una maggiore presenza su piattaforme di terze parti, cui le Pmi si sono rivolte per riuscire a raggiungere nuove fette di clienti durante i periodi di chiusura forzata dei canali fisici. Per 4 Pmi su 10, infatti, l’e-commerce sarà una priorità di investimento per il 2021.

Le soluzioni digitali adottate in pandemia

Il ricorso al lavoro da remoto, le pratiche di rotazione dei turni dei dipendenti e le esigenze di distanziamento sociale hanno portato ad un incremento di adozione di soluzioni digitali per lo scambio di dati e informazioni aziendali. Da un lato 9 Pmi su 10 gestiscono in maniera elettronica almeno una parte dei propri documenti aziendali, quali documenti di trasporto o conferme d’ordine. Dall’altro, si è registrato un forte aumento dei servizi in Cloud, fruiti dal 69% delle Pmi, dovuto principalmente ad un maggiore utilizzo dei servizi software di base, e in minor parte a investimenti infrastrutturali in Cloud.

Ma il know-how è il grande assente

“Al netto di questi segnali incoraggianti, però, la trasformazione digitale delle PMI rimane limitata a specifici servizi e strumenti operativi, faticando a decollare verso una revisione strategica dei processi: i dati evidenziano infatti una situazione ancora critica sia dal punto di vista culturale e di competenze, sia da quello tecnologico – dice Giorgia Sali, Direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano -. Solo il 21% delle Pmi ritiene di essere molto avanti o a buon punto del percorso di trasformazione digitale; un ulteriore 36% afferma di stare puntando maggiormente sul digitale anche in risposta alla crisi da Covid-19. Rimane di contro una buona parte di imprese (43%) che continua a mostrare delle resistenze legate ai costi troppo alti (15%) e all’idea che il digitale sia marginale per il proprio settore di attività (27%)”.

A mancare è in primo luogo il know-how: il 42% delle Pmi dichiara di possedere competenze digitali basse (17%) o distribuite in maniera non omogenea tra il personale aziendale (25%), che rendono difficile l’implementazione e l’utilizzo diffuso di nuove tecnologie.

Gap culturale delle Pmi: il ruolo del NextGenEU

L’accessibilità dei dati e delle informazioni al di fuori degli edifici aziendali, raggiunta completamente da solo il 3% delle Pmi, rimane ancora un obiettivo lontano da conseguire. Nella maggior parte dei casi, infatti, l’accesso è consentito esclusivamente (18%) o prevalentemente (53%) presso la sede.

In termini di piattaforme, solo il 36% delle Pmi è dotato di un Erp aziendale che integri le viste derivanti dai diversi processi, con un preoccupante 33% che invece non conosce la tecnologia o non ne prevede l’introduzione.

Se è vero poi che si rileva un crescente interesse verso la sicurezza informatica e l’analisi dei dati, non è diffuso un approccio consapevole a questi temi: ad esempio, solo il 37% delle Pmi utilizza soluzioni avanzate di security e solo il 12% ha svolto progettualità che sfruttano i big data.

Per una Pmi, intraprendere un percorso di trasformazione digitale non significa soltanto adottare tecnologie e soluzioni lungo i processi aziendali, ma anche lavorare sulla cultura digitale, strategica e operativa. E su questo i risultati di ricerca evidenziano ancora un gap culturale: costruendo un indice di maturità a partire da queste due dimensioni e segmentando il campione sulla base di questo, emerge che solo il 9% delle realtà possiede un approccio “avanzato” rispetto al digitale, ossia cerca di anticipare il cambiamento con una visione strategica del percorso di innovazione. Per stimolare la digitalizzazione delle Pmi il NextGenEU può giocare un ruolo importante.

“Sono senza dubbio positivi gli investimenti previsti dal Pnrr per la digitalizzazione delle Pmi, come ad esempio il potenziamento della banda larga e della connettività e il miglioramento dell’accesso al credito per le imprese. È ancora più cruciale, però, investire sulle competenze, sia specialistiche sia manageriali – conclude Sali -. Inoltre, migliorare la conoscenza delle misure da parte degli imprenditori, declinare i piani (come il ‘Transizione 4.0’) in un’ottica pluriennale, lavorare sulla chiarezza dei testi di legge e sulla semplificazione delle procedure sono iniziative fondamentali da implementare, per consentire un utilizzo sempre più intensivo delle tecnologie ed una revisione strategica dei processi aziendali in chiave digitale”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Social
Video
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati