SURVEY CORRIERE DELLE COMUNICAZIONI

Pmi sempre più sulle “nuvole”

Storage dati e fruibilità everywhere trainano l’adozione delle piattaforme cloud. Ma restano da sciogliere i nodi sicurezza e privacy. È quanto emerge dalla survey realizzata dal Corriere delle Comunicazioni in collaborazione con Repubblica-Affari&Finanza

Pubblicato il 10 Ott 2013

Mila Fiordalisi

Il cloud piace alle piccole e medie imprese italiane. E se è vero che sul cammino l’ostacolo numero uno resta la “diffidenza” in una tecnologia che non si può “controllare” e che dunque espone i dati aziendali, è anche vero che i benefici in termini di fruibilità, scalabilità e abbattimento costi cominciano ad essere toccati con mano e apprezzati al punto da rendere sempre più vivo l’interesse nella “nuvola”. Questo, in sintesi, lo scenario emerso dalla survey “Le cinque domande sul cloud” realizzata dal Corriere delle Comunicazioni in collaborazione con Affari&Finanza, il supplemento di economia, investimenti e management del quotidiano la Repubblica. Circa un centinaio le organizzazioni di piccole e medie dimensioni che hanno preso parte all’indagine online, di cui la maggior parte (il 71%) appartenenti alla categoria 10-100 addetti (il restante 29% del campione è composto di aziende fra i 100 ed i 500 addetti).

I risultati della survey sono stati presentati a Milano in occasione dell’Ibm SolutionsConnect 2013. In dettaglio, alla domanda “quali sono i trend che la sua organizzazione ritiene più interessanti”, le Pmi hanno promosso a pieni voti l’archiviazione dati (al 59%) – e quindi tutte quelle soluzioni che consentono lo storage dei dati – seguita a pari merito (55% delle preferenze) dalla possibilità di lavorare in mobilità, in linea con la diffusione di smartphone e tablet e più in generale dei device portatili, e dalle opportunità che la nuvola apre sul fronte della collaboration anche in chiave social. La sfida dei Big data per il momento è ancora lontana: è considerata rilevante per il 26% del campione ma va evidenziato che le aziende di piccole dimensioni sono meno esposte, rispetto alle big company, all’ondata crescente di bit.
Il principale driver che spinge la diffusione del cloud nelle Pmi riguarda la fruibilità everywhere delle soluzioni (si è espresso in questa direzione il 60% dei partecipanti alla survey). Quasi metà del campione (il 49%) inoltre ritiene che sia la scalabilità, cioè la possibilità di aumentare o diminuire le risorse, la peculiarità del cloud che maggiormente interessa la propria organizzazione.

Solo al terzo posto si piazzano i costi, a dimostrazione che la variabile “prezzo” non è quella – e qui si sfata un luogo comune – che più traina la migrazione al cloud. I costi di investimento sono ritenuti bassi o comunque inferiori rispetto alle soluzioni on premise e quindi la “nuvola” per le aziende di piccole e medie dimensioni è decisamente più conveniente.
Velocità e facilità d’uso delle piattaforme non sono fra i benefici in pole position per quanto siano ritenuti importanti dal 15% degli intervisti. Sulla strada della piena adozione, come già accennato, restano però delle criticità e ad evidenziarle sono le aziende non interessate per il momento a cavalcare l’onda del cloud o in fase di valutazione: i timori legati a compliance, privacy e sicurezza sono stati evidenzati dal 55% del campione. Il 38% ritiene che l’introduzione del cloud sia onerosa in termini di gestione del cambiamento e che essa sia fr l’altro disincentivata dal fatto che non sia facile quantificarne i reali benefici se non in corso d’opera.

Al partito degli scettici e degli indecisi si contrappone quello dei fautori della nuvola rappresentato da chi le soluzioni cloud già le utilizza e ha potuto toccarne con mano i benefici. Le Pmi che per prime si sono mosse e che utilizzano soluzioni cloud per le proprie attività “core” evidenziano nella possibilità di innovare i propri prodotti e servizi in maniera veloce e semplice i maggiori benefici (si è espresso così il 65% del campione). Il cloud rappresenta quindi un volano forte, che permette alle aziende di essere più competitive e innovative.

Il 59% delle aziende partecipanti indica inoltre che si è riscontrata una riduzione dei costi, dovuta forse anche dal fatto che si sono liberate risorse che possono essere allocate su attività a maggior valor aggiunto (beneficio quest’ultimo evidenziato dal 53% del campione). Ampliamento dell’offerta e aumento del numero di clienti restano invece marginali.

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