Il governo stringe sul piano 5G. Intervenendo al convegno dell’Osservatorio 5G del Politecnico di Milano, il ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao, ha svelato la roadmap. “A breve pubblicheremo la proposta di intervento per consultazione pubblica e intendo tra pochi giorni, poi dovremo fare la notifica alla Commissione europea perché serve l’autorizzazione in tema di aiuti di Stato e poi indiremo le gare che devono essere aggiudicate entro giugno 2022 – ha spiegato – Quindi i tempi sono strettissimi”.
“Entro il 2026 raggiungere l’obiettivo di essere uno dei paesi più cablati d’Europa e meglio serviti dal 5G”, ha concluso.
Rispondendo nel pomeriggio alla Camera, a un’interrogazione della deputata Pd Enza Bruno Bossio, il ministro ha di nuovo delinato la roadmap del Piano Italia a 1 giga, ricordando che l’8 novembre è stata inviata la notifica alla Commissione europea per ottenere l’autorizzazione sotto il profilo degli aiuti di Stato. “Ci attendiamo la decisione della Commissione europea per fine dicembre 2021 – ha puntualizzato – A gennaio 2022 pubblicheremo i bandi. Entro giugno 2022 i bandi saranno aggiudicati, così da rispettare la prima milestone europea”.
Cosa prevede il Piano a 1 Giga
“La connessione a 1 Giga verrà fornita senza limiti al volume di traffico per gli utenti e nel rispetto del principio della neutralità tecnologica – ha sottolineato – Lo Stato finanzierà la realizzazione delle infrastrutture di rete end-to-end in grado di
fornire accesso wholesale”.
L’operatore aggiudicatario dovrà realizzare l’infrastruttura di rete fino all’edificio in cui sono situati gli utenti, mentre nel caso di reti wireless, l’intervento dovrà includere l’installazione dell’antenna sull’edificio.
“Il modello scelto è quello ad incentivo – ha puntualizzato – che prevede la selezione, ,attraverso procedure ad evidenza pubblica, di operatori che potranno presentarsi in forma individuale e nelle aggregazioni previste dal Codice degli appalti , in modo che per ogni lotto vengano realizzate le infrastrutture di rete che, una volta completate,
rimarranno di loro proprietà, a fronte di un contributo pubblico determinato come
percentuale massima sul costo complessivo delle opere”.
Colao ha inoltre annunciato che serve formare fino a 10mila operatori. “Stiamo lavorando con il Mise per identificare un meccanismo premiante – ha detto – La
seconda, anche, riguarda le norme di semplificazione e riduzioni dei tempi. Abbiamo già introdotto norme di semplificazione e siamo pronti a recepire eventuali altri interventi qualora questi fossero necessari”.
Nella replica, Enza Bruno Bossio, deputata del Partito democratico e componente della commissione Trasporti, ha ringraziato il ministro Colao per aver confermato l’ambizione di perseguire quello che e’ un piano coerente con gli obiettivi del Digital Compass 2030 dell’UE, sottolineando che “l’elemento piu’ importante in questo momento e’ la connettivita’, non basta realizzare le infrastrutture ma serve connettere, e per connettere bisogna arrivare all’ultimo miglio. Pero’ – ha proseguito l’esponente dem – noi abbiamo in questo momento tre bandi che riguardano circa 7mila comuni dove l’Ftth si e’ attuata solo nominalmente, poiche’ posizionata fuori dall’edifici. Serve infine, in riferimento allo stato del piano voucher, che il governo consenta l’accesso alla misura come supporto alla domanda per la realizzazione della fibra verticale
anche negli edifici, allargando la platea dei soggetti autorizzati a formulare la richiesta ai condomini. Solo cosi’ riusciremo a raggiungere l’obiettivo di 1 giga in tutta Italia per il 2026”.
Pnrr e PA digitale
Inoltre, ha fatto sapere Colao partecipando in mattinata all’assemblea dell’Anci, sarà online a breve “PA digitale ’20-’26”, la piattaforma digitale che servirà per l’assegnazione dei fondi, il monitoraggio e per l’assistenza delle PA verso la transizione digitale. “Alla fine del primo trimestre dell’anno prossimo inizierà l’intervento vero”, ha annunciato. Colao ha ricordato che per questo progetto sono stati stanziati “6,7 miliardi di cui circa 4 saranno locali e le priorità sono molto chiare: dobbiamo gestire tutto in tempi rapidi e efficienti”.
Attraverso la piattaforma verranno fatte 4 cose, ha spiegato Colao: si aiuta a conoscere le misure, si permette di gestire i fondi dunque si permette alle PA di partecipare agli avvisi e si assistono gli enti. “A breve – ha aggiunto – sulla piattaforma verranno pubblicate le informazioni sul funzionamento degli avvisi, poi cominciamo a marzo, da marzo a giugno. Nel Pnrr si era scritto che avremmo dovuto cominciare a giugno, ma abbiamo preferito iniziare a ondate. Copriremo circa 3 miliardi dei 4 previsti, 1 miliardo per l’abilitazione e facilitazione della migrazione al cloud, 750 milioni per pagoPA e app IO, 613 milioni per i siti e le app dei servizi pubblici 245 per la digitalizzazione degli avvisi pubblici e 285 per la identità digitale”.
Colao ha quindi spiegato che “attraverso questa piattaforma gestiamo i fondi, sarà l’unico canale di accesso ai fondi per le amministrazioni per la transizione digitale”.
Due le modalità di accesso: ci sono soluzioni standard e poi la presentazione di progetti. Nel caso della presentazione dei progetti in particolare, destinata a una platea più ristretta di casi, la piattaforma seguirà passo passo la PA locale che deve presentare il progetto. Quanto invece all’assistenza “stiamo assumendo un team dedicato di circa 300 persone che per tutto il Pnrr seguiranno la digitalizzazione – ha detto – intendiamo creare 7 gruppi multiregionali dislocati sul territorio che potranno lavorare con le amministrazioni ma soprattutto coi fornitori”.
Colao ha detto infine che “favoriremo, se ci saranno, aggregazioni di Comuni attorno alla realizzazione, ma deve essere chiaro che ogni Comune deve rimanere responsabile di quello che fa e deve dare i risultati”. Per quel che riguarda il monitoraggio, il ministro ha precisato che “il controllo dei risultati sarà 100% online. Abbiamo cercato di lavorare in un’ottica della semplificazione e di rendere meno oneroso burocraticamente il processo”.
Ok del Garante Privacy alla piattaforma per la notifica degli atti
Parere favorevole del Garante per la privacy sullo schema di decreto che regola il funzionamento della piattaforma per la notificazione degli atti della pubblica amministrazione a cittadini e imprese. Il nuovo sistema, sviluppato per rendere più efficienti ed economiche le comunicazioni aventi valore legale, dovrà comunque garantire la riservatezza dei documenti e la privacy delle persone coinvolte.
In base alla bozza di Dpcm, predisposto dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, le pubbliche amministrazioni potranno avvalersi di un’unica piattaforma, gestita da PagoPa, attraverso la quale contattare i soggetti interessati su tre tipologie di domicilio digitale, ovvero indirizzi Pec appositamente individuati.
Sono state previste anche modalità alternative di notifica e di accesso alla documentazione per garantire il servizio anche ai cittadini, magari quelli più anziani, che non dispongono ancora di un indirizzo Pec oppure di un’identità digitale Spid o della Cie (Carta di identità elettronica), necessarie per accedere alla piattaforma.
Nel corso delle interlocuzioni con il Garante, sono state individuate varie misure per rafforzare la protezione dei dati dei cittadini. Sono stati innanzitutto definiti i ruoli dei diversi soggetti coinvolti nella gestione della piattaforma e stabilite procedure affinché comunicazioni private non vengano recapitate ad un domicilio digitale di lavoro ed eventualmente lette da collaboratori d’ufficio.
Particolari tutele sono state previste nel caso in cui l’interessato, destinatario degli atti, abbia deciso di delegare un altro soggetto – ad esempio un parente, un Caf o un commercialista – a scaricare per lui la documentazione, al fine di evitare accessi non autorizzati effettuati anche in tempi successivi alla delega.
Poiché il trattamento dei dati effettuato per la notifica di atti con la nuova piattaforma digitale presenta rischi elevati per i diritti e le libertà degli interessati, PagoPa dovrà sottoporre al Garante, prima di avviare il servizio, una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati che individui anche le misure tecniche e organizzative di dettaglio necessarie ad assicurare la sicurezza e la correttezza del trattamento.