L'EDITORIALE

Pnrr, la svolta digitale del Sud Italia sarà davvero possibile?

Troppa burocrazia e mancanza di competenze. E sul cammino ci si mette anche la ripartizione dei fondi. Il Piano Draghi rischia di impantanarsi nel groviglio di inefficienze e di spaccare ancor di più il Paese generando nuovi e inaspettati gap

Pubblicato il 08 Ott 2021

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Troppa burocrazia e mancanza di competenze da parte di governatori e sindaci: sono questi i due principali ostacoli sul cammino del Pnrr. Ed è sul Sud Italia che sono puntati i riflettori in particolare. E non a caso: il Mezzogiorno ha già dato ampiamente prova nel corso dei decenni, di incapacità di accesso ai fondi pubblici europei e regionali per mancanza di idee e progetti in linea con i parametri europei e nazionali, in particolare alla voce “innovazione”. Il Pnrr destina una consistente porzione di fondi alla rivoluzione digitale: il Sud sarà capace di salire sul treno della svolta?

A giudicare dai segnali e dalle levate di scudi la roadmap si fa difficile. Alcune Regioni hanno segnalato un “buco” di 7 miliardi rispetto alle assegnazioni previste: 82 miliardi al posto di 89, poiché il calcolo del 40% delle risorse da destinare al Sud sarebbe stato effettuato non su 222 miliardi (Pnnr + fondo complementare) ma solo sui 206 ripartibili secondo i criteri territoriali. E alla questione fondi si aggiunge quella delle competenze: Comuni e Regioni lamentano la mancanza di esperti in grado di gestire la partita. Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovanni ha promesso la formazione di 40mila nuovi tecnici. Il che richiederà inevitabilmente del tempo.

Da quel di Strasburgo il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nell’aprire la Cerimonia del Patto dei Sindaci dell’Ue per il clima e l’energia ha sottolineato che “le iniziative dei sindaci garantiranno risultati concreti per il Green Deal europeo”. Chissà se varrà altrettanto per il Digital Deal.

Secondo un’analisi di EY e Luiss Business School, presentata nei giorni scorsi, nel Sud Italia si è messa in moto la macchina dei cluster territoriali votati alla digitalizzazione anche grazie alle partnership pubblico-privato. E le potenzialità sono dunque a portata di mano. Ma bisognerà però spingere su una migliore connettività a banda ultralarga, sul dinamismo del sistema produttivo, sulla dotazione di capitale umano e sociale qualificato e su una pubblica amministrazione smart: elementi considerati fondamentali e funzionali al rilancio del Mezzogiorno. Una sfida non da poco dunque. Sarà davvero possibile attuarla in tempi adeguati e funzionali all’accesso alle risorse del Piano di ripresa?

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