LE MISURE

Decreto Crescita in chiaroscuro. Torna il superammortamento, ma vale tre volte meno

Prorogata l’agevolazione al 130% per l’acquisto di beni strumentali anche se le risorse sono scese a 992 milioni dalla precedente pianificazione da 3,5 miliardi. In ballo “voucher” fino a 200mila euro per la trasformazione digitale delle pmi, ma le procedure di accesso rischiano di impantanare la macchina

Pubblicato il 05 Apr 2019

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Poco digitale nel decreto Crescita approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri con la formula “salvo intese”, che rende quindi il provvedimento modificabile in una fase successiva. Tra le misure più attese c’è il ritorno, dal primo aprile, del superammortamento al 130% degli investimenti in beni strumentali. Viene così sancita la proroga, dal primo aprile fino alla fine del 2019, della determinazione delle quote di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria con una maggiorazione del 30% del costo di acquisto dei beni strumentali all’attività di impresa.

La proroga non è però “piena”, visto che si applica soltanto alla quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro, continuando ad escludere gli acquisti di macchinari non strumentali all’impresa. L’agevolazione potrà essere utilizzata per gli investimenti effettuati fino al 30 giugno 2020, purché l’ordine sia accettato dal venditore entro il 31 dicembre 2019 e sia già stato versato un acconto pari almeno al 20% del totale. A disposizione delle imprese ci saranno dal 2020 al 2027 992 milioni di euro, contro i 3,5 miliardi previsti nel provvedimento precedente per il 2019-2024.

Nel provvedimento del Consiglio dei ministri entra anche la disposizione dell’obbligo di fatturazione elettronica nei confronti di San Marino, e le regole sul credito d’imposta riguardo alle commissioni dei pagamenti elettronici per i distributori di carburante.

Inoltre, ma queste misure avranno bisogno di decreti attuativi ad hoc, il decreto crescita proroga le agevolazioni per le attività di ricerca e sviluppo oltre il 2021, per arrivare al 2023, per una misura che vale un miliardo di euro che amplia l’orizzonte medio di investimento delle imprese, per il 25% della spesa ammissibile, contro il 50% previsto in precedenza. Compare inoltre un voucher fino a 200mila euro per la digital transformation delle piccole e medie imprese, quelle che possono contare su ricavi oltre i 500 mila euro annui: il governo metterà a disposizione, secondo le bozze, 100 milioni di euro in agevolazioni che copriranno il 50% dei costi ammissibili. In questo caso però cambia però la modalità di erogazione: se prima era automatica, ora la formula sarà “a sportello”: i progetti dovranno cioè essere valutati prima della concessione dell’agevolazione, e questo potrebbe comportare un allungamento dei tempi.

Una norma riguarda anche le startup che producono brevetti: a loro saranno destinate, se la misura sarà confermata nei termini attuali, 21 milioni in tre anni.

Il consiglio dei ministri ha inoltre confermato l’estensione della Nuova Sabatini, che nella sua versione “quater” potrebbe sancire l’eliminazione del tetto massimo del finanziamento ammesso al contributo (fissato in 2 milioni di euro), l’erogazione del contributo in un’unica soluzione anziché in sei rate e una semplificazione procedurale che consenta di erogare i contributi sulla base delle dichiarazioni rilasciate dalle imprese beneficiarie, rinviando i controlli – oggi preventivi – alla fase successiva.

“Le misure contenute in questo provvedimento – commenta il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – che abbiamo fortemente voluto, contribuiranno alla ripresa del Paese, favorendo una crescita più robusta grazie al sostegno alle imprese, al lavoro e alle attività produttive”.

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