Scienze della vita e trasformazione digitale accoppiata vincente per la ripartenza post-Covid. Alessandra Poggiani, ex direttrice di Venis Spa e in precedenza al timone di Agid, è attuamente Head of Corporate Programmes dello Human Technopole. L’istituto ha appena chiuso i cantieri degli incubator labs: i tre edifici saranno operativi a maggio 2021 e ospiteranno gli scienziati dei centri di ricerca di Biologia strutturale, Genomica e Neurogenomica.
Con Poggiani facciamo il punto sulle strategie e i progetti messi in campo dal prestigioso istituto.
Poggiani, che ruolo può avere una realtà come Human Technopole nel processo di innovazione del sistema Paese, soprattutto alla luce della pandemia ancora in corso e in vista della sfide poste dalla ripartenza?
Human Technopole è l’istituto italiano di ricerca per le scienze della vita nel cuore dell’area ex-EWxpo 2015 Mind (Milano Innovation District). La nostra missione è quella di diventare un istituto di rilevanza globale nelle Scienze della Vita con particolare riferimento alla ricerca di nuovi approcci e metodologie per la medicina personalizzata e preventiva e alla realizzazione e messa disposizione di facility scientifiche di altissimo livello e elevata tecnologia per la comunità scientifica. Gli ambiti di ricerca sono molti, dalla biologia, alla genetica, neurogenetica e agli studi computazionali e statistici sulle scienze della salute. In questo ultimo anno, l’emergenza pandemica ci ha ricordato quanto siano importanti la scienza e la prevenzione.
E quindi?
Abbiamo tutti imparato quanto sia fondamentale garantire a scienziati e ricercatori l’utilizzo di apparecchiature e facility d’avanguardia per la realizzazione di cure, vaccini e sistemi di prevenzione. Abbiamo toccato da vicino quanto sia importante che il sistema sanitario possa contare su una collaborazione sinergica con la ricerca e lo sviluppo. La ricerca di Human Technopole mira a comprendere i meccanismi alla base di diverse malattie, sfruttando gli avanzamenti tecnologici e l’enorme quantità di dati biologici, clinici e socioeconomici a disposizione per migliorare i nostri sistemi sanitari e la qualità delle nostre vite. Ecco, sotto questo profilo il progetto Human Technopole è un progetto con una visione lungimirante e che può mettere l’Italia alla guida della ricerca.
In questo senso, su quali settori l’Italia dovrebbe investire in maniera prioritaria?
Ricerca scientifica, innovazione e sistema scuola-università. Sono gli investimenti che coinvolgono le giovani generazioni e garantiscono non solo crescita, ma buona crescita.
Il dl rilancio ha stanziato 10 milioni di euro per il 2020 e di 2 milioni di euro annui dal 2021, “quale concorso dello Stato alle spese di promozione e finanziamento di progetti di ricerca altamente innovativi, realizzati in collaborazione con le imprese dalla Fondazione Human Technopole”. Quali sono i progetti di cui si sta occupando HT?
Nel gennaio del 2019, la selezione internazionale scaturita nell’arrivo del direttore Iain Mattaj ha segnato l’inizio dei lavori della Fondazione Human Technopole. Da allora abbiamo fatto grandi progressi, strutturando l’organizzazione, rinnovando edifici esistenti, inaugurando gli uffici di Palazzo Italia, e costruendo i primi laboratori sperimentali e ricercando in tutto il mondo i profili migliori per contribuire al progetto. Nonostante la pandemia globale che ha reso tutto più difficile, Human Technopole nel 2020 ha continuato il suo percorso di crescita e sviluppo, in particolare per quanto riguarda il reclutamento di figure chiave a livello scientifico e nello sviluppo del Campus e delle infrastrutture.
Sul fronte più strettamente tecnologico, invece?
Oltre al capitale umano, gli investimenti maggiori in questa fase di sviluppo sono proprio quelli nell’acquisizione delle tecnologie e dell’equipment di laboratorio e nella costruzione dei nuovi locali, oltre che nella rifunzionalizzazione di strutture ex-Expo da recuperare. Tra gli obiettivi di HT c’è anche la promozione di innovazione e progresso attraverso il trasferimento tecnologico e la creazione di relazioni con il mondo industriale, per favorire la trasformazione delle scoperte scientifiche in applicazioni tangibili, a beneficio dei pazienti e della società. E su questo stiamo lavorando alacremente sia sul territorio, sia in collaborazione con altri partner. Last but not least, nella sua missione pubblica, HT vuole anche essere protagonista nella promozione della scienza nella società. Le conoscenze scientifiche non devono restare confinate ai luoghi della ricerca, ma valorizzate e condivise, in modo da rafforzare la fiducia delle opinioni pubbliche nei progressi della ricerca. Per questo, crediamo che sia fondamentale svolgere un ruolo attivo nel comunicare la scienza in modo efficace, promuovendo la comprensione tra il pubblico dell’importanza della ricerca scientifica e dell’innovazione basata sulla conoscenza e stimolando un confronto costante e produttivo tra scienza e società.
Da profonda conoscitrice della macchina pubblica, come si possono mettere le vostre competenze al servizio della trasformazione della PA?
HT è un grande progetto pluriennale finanziato dal governo italiano e con una missione di pubblico interesse. Vogliamo dimostrare con il nostro lavoro che il settore pubblico è un alleato della scienza e che anche in Italia sia possibile sviluppare e costruire una realtà al servizio dell’interesse pubblico, ma con una connotazione internazionale, aperto e globale, così come deve essere la scienza. La scommessa è fare innovazione con un outlook internazionale, anche nel settore pubblico. Giorno dopo giorno ci stiamo provando con un mix virtuoso di mentalità globale, competenze specialistiche, entusiasmo per un progetto unico in Italia e tanto spirito pubblico.