Tre italiani a Londra si sono conquistati un finanziamento record con la loro startup di giochi online: Faceit, piattaforma di online gaming sulla quale è possibile giocare competizioni in modalità multiplayer, ha ottenuto 15 milioni di dollari da alcuni investitori tra i quali Anthos Capital, Index Ventures e l’italiana United Ventures. Il suo co-fondatore e attuale Ceo, Niccolò Maisto, ha solo 29 anni ma ha viaggiato per il mondo, dagli Stati Uniti a Singapore alla Gran Bretagna. Laureato alla Bocconi, nel 2006 ha studiato alla New York University e nel 2008 ha frequentato la Singapore Management University nell’ambito di programmi di scambio universitari. Dal 2010 al 2012 è tornato alla New York University – Leonard N. Stern School of Business, dove ha conseguito un Mba in imprenditoria, finanza ed economia. Dal 2008 al 2010 è stato analista presso Lehman Brothers, ma il suo posto è stato spazzato via dalla crisi finanziaria internazionale.
Così ha deciso di ripartire intraprendo due strade imprenditoriali diverse. Ad aprile 2012 ha fondato a Milano insieme ad altri tre imprenditori StartMiUp, incubatore di talenti imprenditoriali. StartMiUp fa da tramite fra i suoi associati e fondi di investimento, imprenditori seriali e fornitori di servizi specializzati. A queste persone gli aspiranti startupper si possono rivolgere per consulenze gratuite o per la fornitura di servizi e prodotti a condizioni vantaggiose. In StartMiUp Maisto è rimasto fino al 2014. Ma il percorso imprenditoriale più vantaggioso per lui si è rivelato quello intrapreso sfruttando una vecchia passione, l’online gaming, conosciuto anche come e-sport industry.
Parlando con un amico, Michele Attisani, è entrato in contatto con Alessandro Avallone, un professional gamer che all’epoca girava il mondo per fare competizioni online di diversi videogiochi. I tre si sono incontrati nel 2011 e hanno deciso di dar vita a FaceIT, aperta ufficialmente a settembre 2012. Faceit consente ai giocatori di cimentarsi in tornei e campionati per guadagnare premi reali e virtuali attraverso una gestione automatizzata del torneo e una tecnologia matchmaking. Gli sviluppatori possono avere accesso a un kit di sviluppo software (Sdk) che consente loro di integrare tornei e matchmaking user-friendly nei loro titoli, per consentire ai giocatori di prendere parte ai giochi competitivi online a tutti i livelli di abilità.
Sono circa 3,5 milioni le persone che si sono iscritte a Faceit per trovare compagni di gioco o “nemici” in giochi quali “Counter-Strike” e “Dota 2.” FaceIt gestisce il matchmaking virtuale, indirizza le persone verso le gare per loro più adatte e le inserisce nelle classifiche. Il suo successo è basato anche sul fatto che le persone alla fine trovano noioso giocare con gli stessi amici o compagni di scuola. Da un’indagine della società è emerso che, dopo essere entrati in Faceit, gli utenti hanno giocato il 30% di partite in più rispetto alle esperienze passate.
Il team di Faceit ha spiegato che la somma ottenuta, decisamente elevata rispetto agli standard ai quali sono abituati le startup, soprattutto quelle italiane, sarà utilizzata per ampliare il team e continuare a sviluppare la tecnologia e la piattaforma.
L’anno scorso Faceit ha siglato collaborazioni con vari partner, tra cui Twitch, Valve, Time Warner’s Turner Broadcasting e con il colosso di Hollywood Wme|Img. Nei prossimi mesi annuncerà nuovi integrazioni ai giochi, nuove partnerships e nuovi prodotti. Questo mese ha aperto un ufficio a Los Angeles e prossimamente, grazie anche al recente afflusso di denaro, ne aprirà uno a Santa Monica. La presenza in Nord America dovrebbe contribuire a rafforzare i rapporti con gli sviluppatori, gli editori e altri partner che risiedono negli Stati Uniti. L’industria dell’e-sport ha registrato una forte crescita nell’ultimo decennio. I giochi online e offline sono sempre stati parte della cultura dei videogame, ma la partecipazione degli utenti e il numero di spettatori a questi eventi hanno sperimentato un notevole incremento dal 2000 ad oggi. Sedici anni fa le gare erano quasi tutte di dilettanti, ma la proliferazione di competizioni professionali e l’aumento dell’audience hanno generato diverse squadre e giocatori professionisti, cioè che ne hanno fatto un vero e proprio lavoro. Inoltre molti sviluppatori di videogiochi attualmente si dedicano allo sviluppo di applicazioni nei giochi per favorire le gare.