LA QUOTAZIONE

Poste Italiane, Furlan: “Chance per partecipazione lavoratori”

La segretaria della Cisl: “Serve una governance condivisa per salvaguardare l’unicità dell’impresa. Evitare modello Telecom o Autostrade”

Pubblicato il 28 Set 2015

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“In tanti paesi, in Europa e negli Usa, la partecipazione dei lavoratori ha rafforzato le imprese rendendole più competitive. In Italia non si è ancora realizzato tutto questo. Io credo che sia arrivato il momento di utilizzare anche questa parziale privatizzazione per realizzare la partecipazione dei lavoratori”. Lo ha detto Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, ospite di Radio Uno Rai in merito alla privatizzazione di Poste Italiane aggiungendo che a tal proposito “noi chiediamo la governance condivisa dei lavoratori e delle lavoratrici a salvaguardia dell’unicita’ dell’impresa” in quanto “l’azionariato dei lavoratori fine a se stesso non e’ utile”. Furlan ha sottolineato che “cio’ che dobbiamo evitare come la peste è quello che è successo negli anni 90 ovvero la sostituzione dei monopoli pubblici con monopoli privati: penso a Telecom Italia o Autostrade”.

“Noi non siamo per principio contrari alla privatizzazione – ha concluso Furlan – siamo di fronte ad una delle più grandi aziende, la più grande banca italiana” ma “è necessario che la privatizzazione parziale, perché è di questo che si tratta, venga fatta in modo chiaro e trasparente e una parte delle risorse venga investita nell’impresa”.

A fine luglio il cda di Poste Italiane ha approvato la domanda di ammissione alla quotazione alla Borsa Italiana e la proposta all’assemblea per l’adozione del nuovo Statuto. Per l’Ad della società, Francesco Caio, l’ipo “è un momento importante nello sviluppo di Poste Italiane. Il piano industriale inizia ad avere impatti positivi sull’andamento economico dell’ azienda”.

ll piano industriale “Poste 2020″ prevede un fatturato in crescita verso i 30 miliardi di euro e 
inversione di tendenza per i margini, dopo la flessione 
iniziata nel 2010. Previsti anche 3 miliardi di
 investimenti e una rimodulazione dei prezzi.

Il piano “Poste 2020″ prevede anche 8.000 assunzioni, di cui il 50% tra giovani laureati e nuove professionalità, più la riqualificazione di 7.000 persone per rispondere alle mutate esigenze del mercato. In cantiere ci sono anche tre milioni di ore di formazione specialistica e manageriale.

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