Pioggia di milioni dalla Silicon Valley per i candidati democratici alle presidenziali americane. Negli Stati Uniti il finanziamento privato costituisce la prima e unica fonte di finanziamento dei partiti e quindi non c’è da stupirsi se i grandi magnati o i big dell’economia mondiale mettano sul piatto i propri soldi per i candidati. Come sempre la stampa statunitense ama rivelare i grossi finanziatori delle campagne elettorali, nonostante i vani tentativi degli interessati di tenere tutto al segreto.
Così si è appena scoperto che Bernard Sanders, il senatore del Vermont che sta facendo tremare la famiglia Clinton dopo il pareggio in Iowa e la vittoria schiacciante in New Hampshire, vanta tra i propri sostenitori “economici” numerosi giganti hi-tech della Silicon Valley. I top four sono Apple, Microsoft, Amazon e Alphabet ma nella lista dei primi 20 ci sono anche Facebook, Intel e Ibm. A svelare il legame sono i dati del Center for Responsive Politics, riportati dai giornali Usa. In particolare, un rapporto del Wall Street Journal ha rilevato che i lavoratori delle cinque principali aziende tecnologiche hanno aumentato del 300% i loro contributi alla campagna elettorale di Sanders negli ultimi tre mesi dell’anno scorso rispetto ai primi tre del 2015.
Ma se il senatore può contare sui colossi della tecnologia, Hilary Clinton ha invece trovato un pesce grosso cui affidarsi. Si tratta del miliardario George Soros, che con la sua società di investimento ha fatto piovere negli ultimi mesi fior di milioni nelle casse di casa Clinton. Perché si sa, fare campagna elettorale costa parecchio soprattutto negli Stati Uniti e allora sempre meglio avere amici facoltosi. Che sia un magnate, o Google, poco conta.