I sondaggi sulle presidenziali Usa si sono dimostrati sbagliati. Se invece analizziamo le ricerche su Google, vediamo che la vittoria di Donald Trump era prevedibile. Quanto alla campagna elettorale, solo quattro anni fa si dava molta più attenzione al programma. L’ossessione degli scandali.
Google Trend e le ricerche per Trump
La vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa ha sorpreso tutti. Nei giorni precedenti a quello del voto siamo stati inondati da sondaggi che davano quasi certa la vittoria di Hillary Clinton. Perché hanno sbagliato? Forse i sondaggi sono stati effettuati con metodi datati, ad esempio chiamando numeri di telefoni fissi, sempre meno diffusi tra gli americani. Forse gli elettori mentivano durante i sondaggi, poiché si vergognavano di dichiarare pubblicamente le loro preferenze per il tycoon. Per fugare in parte questi dubbi, vediamo cosa gli americani hanno cercato su Google nelle loro stanze, al riparo di giudizi di amici o chiamate di sondaggisti. Questi dati sono pubblici e disponibili su Google Trend. Mostrano per ogni ricerca effettuata su Google un indice di ricerca indicizzato a 100 nel momento in cui essa è stata effettuata maggiormente. Gli indici si basano su dati relativi: dicono quanto una ricerca è effettuata rispetto a tutte quelle su Google, con la possibilità di fare confronti tra diverse ricerche.
Negli ultimi dodici mesi la ricerca della voce “Trump” è stata ben superiore alla voce “Hillary”. L’indice di ricerca medio della parola Trump è stato di 29 contro un 15 di Hillary. Il dato è ampiamente confermato inoltre dalle condivisioni e dai followers su Twitter e Facebook (vedi socialbakers.com). Trump ha suscitato più interesse come persona. Cerchiamo ora di capire quali aspetti “politici” di Trump hanno attratto gli elettori e quali hanno invece penalizzato Hillary Clinton.
L’ossessione per Clinton Scandal e l’irrilevanza del Trump Program
Nella tabella 1 confrontiamo quattro ricerche in due intervalli di tempo precedenti alle elezioni: “Trump program”; “Trump scandal”; “Clinton program”; “Clinton scandal”.
Tabella 1
La conclusione che emerge è immediata. Gli americani erano ossessionati dal cercare la voce “Clinton Scandal”, probabilmente per il caso Fbi-email, che poi si è rilevato un nulla di fatto. Il sospetto che abbia influenzato l’esito delle elezioni però rimane. Viene naturale chiedersi come facessero gli elettori a fidarsi di Trump. Ma Trump Scandal risulta meno ricercato di Clinton Scandal, nonostante le tasse non pagate o il video dove Trump si vanta di molestare una moglie sposata.
Gli elettori erano anche disinteressati alla voce Trump Program. Tutto ciò mentre il tycoon proponeva di costruire un muro con il Messico, di espellere i clandestini, di violare gli accordi di commercio internazionali e di allearsi con la Russia. Ancora, Google ci conferma che la ricerca “Hillary Clinton Goldman Sachs” è stata effettuata in misura maggiore rispetto a “Donald Trump is an idiot?” (21 contro 16 in media nei tre mesi prima delle elezioni)
Il programma nelle passate elezioni
Google Trend ci permette anche di osservare cosa è successo nelle precedenti elezioni. Nonostante Trump program nel 2016 abbia avuto relativamente poche ricerche, in passato le cose andavano diversamente. Nel 2012 la ricerca Obama program aveva un indice decisamente elevato. L’interesse per il programma pare comunque una costante delle tre elezioni prima dell’ultima. Nelle presidenziali del 2012, del 2008 e del 2004 il candidato perdente (rispettivamente, Mitt Romney, John McCain e John Kerry) nella settimana e nei tre mesi prima delle elezioni aveva un indice di ricerca medio sul suo programma pari a 0, mentre il candidato vincente aveva un indice medio sul suo programma che andava da 10 a 44. Le ricerche sugli scandali, invece, registravano un indice molto più basso.
La pancia dell’elettore americano
Confrontiamo infine diverse elezioni tra di loro usando come termine di ricerca “good pizza”, un banale parametro di ricerca che possiamo considerare costante nel tempo. Nella settimana delle elezioni 2012 il motto di Obama “Yes we can” è stato ricercato molto più di “good pizza”, 60 contro 8 i rispettivi indici medi. Anche il motto “Make America Great Again” di Trump non si è comportato male, battendo “good pizza” 57 a 26. E il motto della Clinton “Hillary for America”? Perde 67 a 44 contro “good pizza”. “Stronger together” fa ancora peggio.
Insomma, pare davvero che gli elettori statunitensi l’8 novembre 2016 abbiano votato di pancia, ispirati dalla persona di Trump e dal suo motto, ma disinteressati a programmi e scandali. L’esplosione di internet e dei social network ha forse contribuito al risultato. Sembra infatti che con internet dall’analisi delle informazioni si sia passati al contagio delle emozioni. Queste rendono opache vecchie distinzioni, come quella tra democratici e repubblicani. A volte, perfino la differenza tra ciò che è vero e ciò che è falso.
* questo articolo è pubblicato su lavoce.info