Hacker hanno preso di mira i sistemi di registrazione elettorali nell’Illinois e in Arizona. Si tratta dei primi casi di intrusione riuscita su database degli elettori registrati di uno stato. Almeno altri due stati americani stanno verificando eventuali violazioni simili.
In Arizona l’attacco sarebbe avvenuto prima di giugno, mentre nell’Illinois la scoperta dell’intrusione è avvenuta luglio. Lo scorso giugno, secondo quanto rende noto ora il Washington Post, l’Fbi ha informato il governo dell’Arizona, dove come nell’Illinois il sistema di registrazione è stato chiuso circa una settimana in seguito all’incidente, che i responsabili dell’attacco sono russi, senza precisare se criminali o nella galassia delle agenzie governative.
La minaccia in arrivo dalla Russia viene giudicata “credibile” e significativa, valutata “a livello otto su una scala di dieci”, ha spiegato Matt Roberts, un portavoce della segretaria di stato dell’Arizona Michele Reagan. “È stato un attacco altamente sofisticato proveniente con ogni probabilità da una entità straniera”, ha detto Kyle Thomas, direttore dei sistemi elettorali e per la registrazione dello State Board of Elections dell’Illinois a cui il ‘bureau’ si è invece limitato a comunicare che i responsabili sono genericamente agenzie legate a governi stranieri o criminali.
Né in Arizona né nell’Illinois, i sistemi sono stati compromessi dall’attacco in cui è stata rubato l’username e la password di un unico funzionario nella contea di Gila, nel primo stato. Mentre nel secondo gli hacker sono riusciti a recuperare i dati di alcuni elettori, ma di una “percentuale decisamente piccola del totale”, come ha spiegato Ken Menzel, general counsel della commissione elettorale locale.
Quanto al possibile ruolo di Mosca, si tratta di una accusa “ancora senza alcun fondamento, basata sul nulla”, ha commentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov precisando che “non sono stati forniti elementi”. “Non riteniamo necessario prestare attenzione a questa vicenda”, ha aggiunto. Gli incidenti nei due stati seguono la violazione dei sistemi del Democratic National Committee riconducibili alla Russia, come aveva denunciato lo scorso luglio la candidata Hillary Clinton.