Il Consiglio di Agcom ha licenziato lo schema di delibera per l’accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia per il quadriennio 2014-2017. A consultazione sono stati messi due scenari: regole uniche su tutto il mercato nazionale oppure condizioni concorrenziali differenziate a seconda delle aree. “Entrambi presentano elementi di forte novità, come la revisione degli obblighi di non discriminazione e l’outsourcing della manutenzione”, osserva il commissario Antonio Preto, relatore del provvedimento.
Novità tali da poter parlare di una nuova strategia regolamentare?
Non parlerei di una nuova strategia, ma piuttosto di un consolidamento della linea assunta da Agcom negli ultimi due anni. In particolare, l’analisi di mercato conferma e consolida gli orientamenti della delibera 747/13/Cons, che io considero un turning point della regolazione italiana. È in questa delibera che abbiamo posto le basi per una nuova strategia regolamentare: riduzione dei prezzi wholesale e nuovi remedies per la concorrenza tra reti Nga. Il nostro approccio rispecchia a pieno la Risoluzione del Parlamento Europeo del novembre scorso: Agcom ha definito “un quadro normativo competitivo e favorevole agli investimenti”, affinché sia il settore privato a “guidare la diffusione e la modernizzazione delle reti a banda larga”.
Partiamo dai prezzi. Quali sono i presupposti delle nuove tariffe wholesale?
Abbiamo aggiornato la nostra metodologia di costo sulla base della Raccomandazione del settembre 2013. Come raccomandato da Bruxelles, il prezzo dell’unbundling rimane stabile, quando orientato al costo. Per gli altri servizi, la riduzione è conseguenza dell’aggiornamento dei parametri. Il canone del subloop, invece, scende perché per la prima volta è orientato al costo.
Telecom Italia ha definito il vostro listino “preoccupante” per lo sviluppo della fibra: la riduzione dei prezzi wholesale disincentiverebbe gli investimenti dell’incumbent.
Telecom non ha motivo di preoccuparsi, visto che per 5 milioni di linee ULL il canone rimane stabile. L’ho già detto in altre occasioni: che prezzi wholesale alti equivalgano a più investimenti è tutto da dimostrare. I dati di recente pubblicati da Mediobanca confermano che il nostro incumbent investe meno dei suoi pari europei. Però, dalla nostra analisi risulta che, a partire dal 2013, Telecom Italia ha accelerato il roll-out del Nga, a differenza di quanto successo tra 2010 e 2012 quando i prezzi wholesale erano in aumento. Di fatto, il vero driver per lo sviluppo della banda ultralarga è la concorrenza tra reti alternative. Per questo, a partire dal 2013, Agcom ha scelto di definire prezzi equi, che mettono tutti gli operatori nella condizione di investire. Comunque, non escludo che le tariffe possano essere riviste, al rialzo o al ribasso, se dalla consultazione emergeranno novità convincenti.
Il prezzo basso del subloop incentiva la realizzazione di reti Fttc. In contraddizione con il piano del governo che privilegia le reti Fttb/H.
Sia chiaro, Agcom non ha sposato nessuna architettura di rete. Preso atto che gli operatori stanno investendo in reti Fttc, abbiamo definito regole specifiche per questo assetto di mercato. Nel nostro contributo alla Strategia sulla banda ultralarga abbiamo sottolineato come la regolazione sia incardinata sull’iniziativa del mercato. Diverso il ruolo del governo, che fa politica industriale. Come l’intervento pubblico è complementare all’investimento privato, così l’azione del governo è complementare a quella di Agcom.
Quindi la vostra regolazione non preclude la realizzazione di reti Fttb/H?
Assolutamente no, se mai è propedeutica al loro sviluppo. L’Indagine congiunta Agcom-Agcm dimostra, come evidenziato anche dal Rapporto Caio, che la fibra fino al cabinet è il primo step per una successiva copertura fino al building e all’utente finale. Lo stesso piano del Governo riconosce come la tecnologia Fttc sia assolutamente scalabile. Di fatto, Agcom ha già adottato da anni regole specifiche per favorire la posa della fibra oltre al cabinet (delibere 1/12/Cons e 538/13/Cons). Tali misure sono naturalmente confermate e consolidate nella nuova analisi di mercato.
Come già da lei anticipato in un articolo nel nostro sito, il modello di equivalence of output viene ora confermato.
Esatto: abbiamo ritenuto che l’imposizione dell’equivalence of input non fosse proporzionata neanche per i servizi Nga, visti gli elevati costi e tempi di implementazione. L’attuale modello di equivalence of output viene però sottoposto ad una profonda revisione.
Si riferisca all’aggiornamento dell’equivalence of output per applicarlo anche ai servizi Nga?
Non solo. Le proposte migliorative riguardano tutti i servizi, con un focus specifico sulla qualità. Kpi e Kpo aggiornati, equivalence di accesso alle informazioni, valorizzazione del ruolo dell’OdV, Sla e penali più efficaci: sono queste le misure proposte per rafforzare l’attuale modello di equivalence of output e superarne le inefficienze, emerse anche nell’ambito del procedimento Antitrust. Ma in questo modo l’equivalence dell’accesso diventa anche uno strumento regolamentare per incentivare gli investimenti, perché la qualità dei servizi wholesale è un input fondamentale per la migrazione dal rame alla fibra e la diffusione della banda ultra-larga.
Proponete di togliere a Telecom l’esclusiva su attivazione e manutenzione delle linee subloop. Quali sono i presupposti di questa misura?
La nostra proposta è meno radicale di quanto sembri: sono anni che Telecom ha esternalizzato la manutenzione ed attivazione delle linee unbundling, come riconosciuto anche da una sentenza del Consiglio di Stato. Di fatto, la nostra misura andrebbe a favorire la concorrenza in un mercato già esistente, oggi al centro di un’indagine antitrust per abuso di posizione dominante da parte di Telecom Italia. Se la misura sarà approvata, verranno definite procedure dettagliate per garantire la sicurezza e l’integrità della rete, anche sulla base dell’esperienza del regolatore belga, che ha introdotto questa misura già da diversi anni.
Qual è il contributo che questa analisi dà al raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda?
Come dicevo all’inizio, con l’analisi di mercato diamo continuità al nuovo approccio regolamentare, avviato con la delibera 747/13/Cons. Attraverso i prezzi wholesale, gli obblighi di accesso e l’equivalence of output aggiornata, Agcom vuole creare un level playing field nel mercato della banda ultralarga: perché la concorrenza è il mezzo per promuovere gli investimenti. I dati riportati nell’analisi di mercato dimostrano l’efficacia della nostra strategia: nel 2014 i cabinet coperti dalla fibra sono più che raddoppiati e un terzo operatore ha iniziato a investire in reti Fttc. Con le nostre regole continuiamo a sostenere il circolo virtuoso di concorrenza e investimenti, che consentirà all’Italia di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Digitale.
Il dibattito è aperto. Che reazioni vi aspettate dal mercato?
La nostra è sicuramente una visione molto innovativa e dinamica, ma che risponde alle esigenze del mercato italiano. Siamo convinti che in questa analisi ci siano tutte le misure per sostenere le imprese del settore e i loro piani di investimento. Il provvedimento sarà a consultazione per 45 giorni e siamo pronti a considerare le osservazioni dei nostri stakeholder. Spero in una partecipazione ampia e costruttiva, che sia all’altezza del documento messo a consultazione. Perché sono convinto che dal confronto con il mercato nasca una regolazione efficace e incisiva.
AGCOM
Preto: “Banda ultralarga: regole per investire a garanzia di tutti”
Il commissario Agcom, relatore della delibera sulle Nga: “Abbiamo optato per l’equivalence of output. Le nuove tariffe wholesale favoriranno la realizzazione delle reti veloci. Non è vero che la nostra sia un’impostazione diversa da quella del governo: l’Fttc è propedeutico alla fibra fino a casa”
Pubblicato il 16 Feb 2015
Argomenti
Canali
EU Stories - La coesione innova l'Italia