“L’ultima risorsa della Rai risale al 2004. E’ tempo di cambiare. La prossima scadenza della concessione, prevista per il 2016, sta animando un importante dibattito pubblico su una configurazione più moderna della Rai nell’era digitale e di Internet”. Lo afferma il commissario Agcom Antonio Preto intervistato su Il Tempo da Massimiliano Lenzi.
Per la Rai sarà fondamentale, continua Preto, “recuperare agli occhi dei cittadini-utenti l’identità di pubblico servizio e marcare la diversità dai competitor commerciali. Il servizio pubblico, per il quale i cittadini pagano il canone, dovrebbe garantire qualità dell’offerta, varietà dei generi, contenuti e temi, capillarità e qualità della diffusione, innovazione dei contenuti, capacità di intercettare i nuovi bisogni del pubblico. C’è bisogno, in sostanza, che il servizio pubblico torni a investire in prodotti culturali. Il servizio pubblico deve farsi carico dell’alfabetizzazione digitale della popolazione e non solo di quella più anziana. Sappiamo sfruttare ancora poco le enormi potenzialità che ci offrono le nuove tecnologie, come le smart tv. Nei paesi dove il servizio pubblico raggiunge elevati standard di qualità, tutto il sistema ne beneficia e si innesta una ‘corsa’ al rialzo da parte delle emittenti commerciali. Il finanziamento del servizio pubblico è cruciale per il sistema: occorre trasparenza nella gestione del canone e un utilizzo corretto delle risorse pubblicitarie”.
Quanto al ruolo dell’informazione, secondo Preto “La televisione è leader anche nell’informazione. Quello che occorre, a mio avviso è estendere il principio della responsabilità editoriale anche a coloro che pur non essendo editori, di fatto svolgono un’attività del tutto analoga, come i motori di ricerca e gli aggregatori”.
Ma, al di là della Tv, l’Italia deve colmare il divario con gran parte dell’Ue nel campo dell’economia digitale: “Siamo in ritardo nella banda ultralarga e in generale nello sfruttare le potenzialità dell’Ict – continua Preto – Dobbiamo raggiungere gli obiettivi dell’agenda digitale europea. La rete di accesso italiana ha, però, un grande vantaggio: le centrali e gli armadi ripartilinea sono mediamente vicino alle case come in nessun altro Paese europeo e dunque, con tecnologie adeguate e a costi relativamente contenuti gli obiettivi sono raggiungibili nei tempi previsti. A condizione di crederci e di lavorare alacremente”.
Quanto alla situazione legislativa, Preto conclude: “Servono leggi e risorse adeguate ma anche idee chiare sul modello che si vuole seguire. Siamo in ritardo rispetto all’Europa: perseguire gli obiettivi imposti dall’Agenda digitale europea entro il 2020 è assolutamente prioritario, sfruttando al meglio il rame attraverso le innovazioni che la tecnologia può offrire. Bisogna dare il pane a tutti e non il caviale a pochi”.