“Abbiamo recentemente aggiornato le nostre condizioni d’uso e policy per renderle più chiare e concise, per rispecchiare le nuove funzioni di prodotto e per evidenziare come stiamo ampliando il controllo che le persone hanno sull’advertising. Siamo sicuri che gli aggiornamenti siano conformi con le leggi applicabili”. E’ quello che ha risposto oggi a CorCom un portavoce di Facebook dopo la diffusione della notizia dello studio della Privacy Commission belga che ha accusato il social network di aver perpetuato, nei termini d’uso e nelle impostazioni per la protezione dei dati aggiornati a gennaio, le stesse violazioni delle norme europee sulla privacy riscontrate nel 2013.
“Come azienda che ha la sua sede internazionale a Dublino, controlliamo costantemente gli aggiornamenti di prodotto e di policy con il nostro regolatore, il commissario irlandese per la Protezione dei dati, che supervisiona il nostro rispetto della Direttiva sulla protezione dei dati dell’Ue come implementata nella legge irlandese”, fa sapere Facebook.
Come riportato ieri da CorCom, lo studio commissionato all’Università di Leuven ha concluso che “La Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità di Facebook contiene una serie di disposizioni non conformi alla Unfair Contract Terms Directive. Queste violazioni erano già presenti nel 2013 e persistono nel 2015″. Le policy di Facebook sulla profilazione dell’utente per le pubblicità non soddisferebbero i requisiti del “consenso legalmente valido” e il social network “non fornisce adeguati meccanismi di controllo” in merito all’uso di contenuti user-generated a scopi commerciali. Nel mirino dell’autorità belga anche la raccolta di informazioni sulla location degli utenti tramite la app di Facebook per smartphone.
Le policy sulla privacy del social network sono state oggetto di audit due volte da parte dell’agenzia irlandese per la Protezione dei dati e sono anche state definite “best practice” nel 2012. In Olanda, però, Facebook è al centro di un’inchiesta dell’autorità per la Protezione dei dati, che ha chiesto al social network di rimandare l’implementazione della sua nuova policy per la privacy; inoltre, l’azienda di Mark Zuckerberg è oggetto di un’indagine del gruppo di lavoro Article 29 formato da regolatori della privacy di diversi paesi europei.