LA NUOVA LETTERA

Privacy Google, l’Europa all’attacco: “Stop alle regole”

Entreranno in vigore domani le nuove norme del motore. Secondo il Cnil, l’Auhority francese incaricata da Bruxelles di effettuare un’indagine sul caso, “la policy non rispetta i requisiti della Direttiva Ue”. E dopo l’appello di inizio febbraio chiesta una nuova sospensione in attesa di approfondimenti

Pubblicato il 29 Feb 2012

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Entreranno in vigore domani le nuove norme del motore. Secondo il Cnil, l’Auhority francese incaricata da Bruxelles di effettuare un’indagine sul caso, "la policy non rispetta i requisiti della Direttiva Ue". E dopo l’appello di inizio febbraio chiesta una nuova sospensione in attesa di indagini più approfondite. Intanto dal palco del Mobile World Congress Eric Schmidt delinea le strategie future. E l’azienda lancia una maxi-ricompensa da un milione di dollari per chi riuscirà a violare Chrome.

Il nodo della privacy: l’Ue chiede l’alt

L’Europa è ”profondamente preoccupata” e ha ”forti dubbi” sulla legalità e sulla correttezza della nuova policy di Google per la tutela della privacy. Così Bruxelles respinge le nuove norme che Big G ha annunciato già da settimane (per unificare le ben 60 impostazioni della privacy sui suoi diversi prodotti e rendere Google “migliore”) e che avevano già cominciato a impensierire i garanti nazionali. Proprio uno di questi, il Cnil, l’authority francese per la protezione dei dati, incaricata di avviare un’indagine proprio da Bruxelles, ha mandato una lettera a Larry Page, fondatore e ceo dell’azienda di Mountain View, esprimendo seri dubbi e chiedendo di fermare per il momento l’attuazione della nuova policy prevista per giovedì prossimo.

“La nostra analisi preliminare”, scrive il Cnil, ”mostra che la nuova policy di Google non rispetta i requisiti della Direttiva europea sui protezione dei dati (95/46/Ce)”. In particolare ”per un utente medio è impossibile capire” quali siano le nuove impostazioni e l’uso dei dati che Google raccoglie. Inoltre, l’incrocio dei dati raccolti da Mountain View sui suoi diversi servizi ”fa crescere i timori su quali siano le vere pratiche di Google”. “E’ estremamente difficile anche per un esperto professionista della privacy sapere esattamente quali dati vengano messi assieme attraverso quali servizi e per quali scopi”, si legge nella lettera. Inoltre, l’uso dei cookies rende poco chiaro come Google intenda ottemperare al principio del consenso esplicito previsto dalla direttiva europea.

La lettera, inviata ieri, si conclude informando che entro metà marzo il Cnil spedirà un questionario a Google per chiarire nel dettaglio tutti i dubbi; nel frattempo si chiede al motore di ricerca di sospendere l’avvio delle nuove regole sulla privacy.

A giudizio di Luigi Berlinguer, eurodeputato del Pd, "bene ha fatto la Commissione europea a sollevare dubbi sulle nuove regole di Google in materia di privacy. Il tema della protezione dei dati, come mostrano anche le proteste sul trattato Acta, diventa sempre più cruciale per il futuro della democrazia europea".

"L’Europa – afferma in una nota l’esponente democratico – deve dotarsi ora di una strategia coerente e lungimirante sul futuro dei diritti digitali, a partire dalla protezione dei dati personali nell’era del cloud computing, e della garanzia di non perseguire gli utenti della rete

Anche l’Idv è soddsfatta dell’azione Ue. Secondo Niccolò Rinaldi, capodelegazione dell`Italia dei Valori al Parlamento Europeo, il tema della protezione dei dati personali deve essere affrontato dalle istituzioni europee attraverso la difesa delle nuove frontiere della conoscenza. L`Europa non può stare più a guardare, è ora di fare questo passo importante e dotarsi subito di una strategia coerente sul futuro dei diritti digitali". Si tratta – conclude Rinaldi – di un tema "cruciale per il futuro della democrazia europea, serve un cambio di marcia in questo ambito".

“Un Android in ogni tasca”

Mentre si riapre il fronte mai sopito con le autorità europee, Google non ferma i suoi progetti e, di fronte alla platea del Mobile world congress, il presidente esecutivo Eric Schmidt ha fatto sapere che Big G intende integrare sempre di più Chrome e Android e portare uno smartphone Android nella tasca di ogni cittadino. Del mondo.

Schmidt ha anche lanciato un appello perché tutti gli abitanti del pianeta siano connessi a Internet: “Siamo 7 miliardi ma solo 2 miliardi di persone sono online. Cinque miliardi di potenziali utenti non hanno mai effettuato una ricerca Google”, ha sottolineato Schmidt, per il quale il futuro appartiene agli “ultra-connessi”.

In questo mondo dominato dalle tecnologie e Internet, Google ovviamente vuole avere un ruolo da protagonista. Per Schmidt si prepara una vera “rivoluzione universale degli smartphone” innescata dalla Legge di Moore che farà scendere i prezzi di questi device: “Una mobile experience almeno al livello di quella di oggi sarà a disposizione di quasi tutti, a una frazione del prezzo attuale”, ha detto l’executive chairman di Google. “Tra 12 anni, i cellulari saranno 20 volte più veloci e i modelli che oggi costano 400 dollari saranno venduti a 20 dollari. Se Google saprà cavalcare questa trasformazione, ci sarà un Android in ogni tasca. E al tasso a cui stiamo crescendo, credo proprio che sia possibile”. Schmidt ha infatti ricordato che Android registra 850.000 attivazioni al giorno e già 300 milioni di device sono stati complessivamente attivati- il doppio rispetto a sei mesi fa. “Per sostenere questi ritmi di crescita occorrerà che nel mondo nascano nuove persone”, ha notato con una battuta.

Questa visione è però messa a rischio dalla censura e dall’iper-regolamentazione, secondo Schmidt: i prodotti di Google sono bloccati in circa 25 dei 125 paesi in cui opera. “Oggi 40 nazioni nel mondo impongono qualche forma di censura online ed è un dato in crescita rispetto a dieci anni fa”, ha dichiarato il top manager. “Persino negli Stati Uniti abbiamo assistito negli ultimi mesi a proposte legislative e regolatorie che ci preoccupano”.

Sempre a Barcellona Hugo Barra di Google ha mostrato una live demo di “Chrome App for Android”, un prodotto, ha detto “che mette insieme per la prima volta questi due mondi tecnologici”. “Abbiamo creato un’eccellente interfaccia utente con Ice Cream Sandwich”, ha commentato Schmidt; “l’aggiunta di Chrome non fa che esaltarla”.

Chrome, sempre più sicuro. Grazie agli hacker

Proprio per testare e accrescere la sicurezza di Chrome, Google ha messo in palio un milione di dollari: se li spartiranno gli hacker che, in occasione del prossimo Pwn2Own contest, riusciranno a violare Chrome – o i prodotti concorrenti.

La gara di hackeraggio Pwn2Own si terrà a Vancouver in concomitanza con la conferenza annuale CanSecWest sui problemi della sicurezza informatica. La manifestazione è organizzata da Hewlett Packard e dalla sua TippingPoint Zero Day Initiative.

Il Pwn2Own è nato 2007 e ha ottenuto di anno in anno un successo maggiore. La competizione tra hacker ha come scopo quello di riuscire a trovare delle falle in specifici software, in particolare web browser e sistemi per smartphone di ultima generazione, che in precedenza erano ritenuti privi di vulnerabilità.

Per vincere una parte del bottino gli hacker non dovranno necessariamente prendere di mira Chrome. Google pagherà, infatti, 20.000 dollari anche a tutti i partecipanti che riusciranno a sfruttare i difetti di programmazione di Windows, Flash o altri driver. Ma per gli hacker che si concentreranno su Chrome, Mountain View è disposta a sborsare le cifre più alte in assoluto: ben 60.000 dollari per chi riesce a trovare una falla nel browser, finora mai “hacherato”. "Non solo possiamo aggiustare i difetti, ma studiando la vulnerabilità e le tecniche usate dagli hacker possiamo ottenere miglioramenti nella sicurezza del browser" affermano gli ingegneri di Chrome, Chris Evans e Justin Schuh. "Questo ci permetterà di proteggere meglio i nostri utenti".

In cambio della ricompensa Google chiede ai vincitori di cedere alla compagnia i dettagli dei difetti di programmazione sfruttati per l’hackeraggio, una condizione che lo Zero Day Iniziative non aveva mai imposto agli hacker.

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