Il nuovo regolamento sulla privacy proposto dal commissario Ue alla Giustizia Viviane Reding sta per cambiare alla radice il contesto giuridico da zero, ma le modifiche proposte che vannno verso un’armonizazione delle norme potrebbero non essere in grado di comprenderle. Lo dice in un’intervista rilasciata ad Euractiv l’avvocato Christopher Kuner, esperto di data protection.
“La Reding ha spinto verso un’armonizzazione – spiega l’esperto – ma ora in paesi come Regno Unito e Irlanda, che hanno tradizionalmente un approccio hands-off, alla privacy, le imrpese si troveranno improvvisamente di fronte a una mole di norme strutturate in stile tedesco. E questo potrebbe creare non pochi problemi”.
Secondo Kuner, inoltre, per le aziende IT di nuova generazione sarà più facile mettere in pratica le nuove regole mentre più difficile sarà per quelle “old economy”.
Il pacchetto proposto dalla Commissione ha anche enormi implicazioni per i governi e le autorità di regolamentazione, cosa che – sostiene Kuner – “viene ignorata nella discussione pubblica”.
"Spesso le autorità pubbliche sono indietro rispetto al settore privato sul versante della gestione IT e dell’elaborazione dati – spiega – A questo va aggiunto il fatto che i loro bilanci sono stati tagliati e non hanno opportunità di trovare altre risorse”.
Un altro timore riguarda la possibilità che la proposta Reding venga “annacquata”. Kuner spiega che proposte riguardanti il settore privato sono per la maggior parte sotto forma di regolamento ma che, in caso di opposizione, si possono riconvertire in direttiva che i paesi Ue possono attuare, anche introducendo modifiche in linea con le esigenze nazionali. Invece, se la proposta dovesse rimanere sotto forma di regolamento, c’è pur sempre la possibilità che l’opposizione inserisca esenzioni “de facto”.
Un altro ostacolo è rappresentato anche dai rapporti extra-comunitari. Gli Stati Uniti vorrebbero migliorare la loro normativa sulla tutela dei dati con alcuni idee di stampo europeo, ma Washington ha chiarito che la proposta Reding non è utile in questo senso.
"La Commissione non ha intenzione di dare priorità ad armonizzare il diritto comunitario con le regole cinesi o statunitensi – conclude Kuner – E’ importante avere un’armonizzazione a livello internazionale, ma è una priorità inferiore rispetto alle regole comunitarie. Viviane Reding ei suoi colleghi sono pronti a far diventare la Ue leader in tema di privacy e perseguiranno il loro obiettivo in modo aggressivo”.