DATA PROTECTION

Privacy, Pizzetti: “Nuove regole Ue poco flessibili”

Il Garante teme che la “rigidità” delle normative proposte dalla Commissione europea possa “ostacolare possibili accordi internazionali”. L’allarme dei pubblicitari del Wfa: “Il provvedimento avrà conseguenze dannose per il lavoro e l’economia”

Pubblicato il 25 Gen 2012

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Il nuovo regolamento sulla protezione dei dati, approvato oggi dalla Commissione europea "risponde ai cambiamenti già avvenuti, ma rischia di non essere sufficientemente flessibile per intervenire sui processi di cambiamento futuri". Ad affermarlo è il Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, intervistato da www.euractiv.it. Secondo Pizzetti, quella europea "è una normativa molto dettagliata che fa tesoro dell’esperienza accumulata. Attualmente, però, conta molto il contesto internazionale: da questo punto di vista una normativa così dettagliata può rappresentare un potenziale ostacolo a forme di accordo internazionali".

Per il garante, "sarebbe stato meglio introdurre clausole di maggiore flessibilità, rinviare di più a ulteriori atti della Commissione o di altri soggetti".

La vice presidente dell’Esecutivo comunitario Viviane Reding, continua Pizzetti, "ha delle ottime intenzioni: parte dal principio secondo cui il rafforzamento della protezione dei dati può aumentare la fiducia degli utenti”.

“La rete –continua Pizzetti – è un fenomeno mondiale. Il regolatore europeo può anche assicurare una tutela elevata, ma non potrà estenderla all’intero pianeta. Guardo con interesse anche all’atteggiamento della commissaria all’Agenda Digitale, Neelie Kroes, che ha una posizione diversa: la Kroes punta di più sugli accordi sovranazionali e su forme di flessibilità che, pur assicurando una minore protezione giuridica, favoriscano una maggiore efficacia nell’applicazione a livello mondiale. Speriamo che questa normativa così dettagliata non si trasformi in un ostacolo”.

Il presidente dell’Authority spiega poi che grazie al nuovo regolamento "alle imprese e ai cittadini non converrà più, come invece oggi accade, scegliere il paese più compiacente per effettuare il trattamento dei dati, in quanto tutte le Autorità saranno sottoposte a regolazione uniforme e dovranno operare in coordinamento per assicurare l’omogeneità nel trattamento dei dati. La legge sarà la stessa su tutto il territorio europeo e quindi diminuirà la discrezionalità delle singole autorità nazionale".

A bocciare in toto la riforma è invece la Wfa (Associazione mondiale pubblicitari) che si è detta "seriamente preoccupata" dalla proposta della Reding, affermando che "nella sua forma attuale taglia il modello di business della digital economy che si fonda sulla pubblicità", che "sarà un freno a innovazione, competitività e crescita" e che "manca di equilibrio» tra i diritti alla privacy e le possibilità di sviluppo del business."

Tre gli argomenti, in difesa del modello di "pubblicità comportamentale" utilizzata online: la definizione di "dati personali" non fa distinzione tra i veri dati sensibili (nome, cognome, indirizzo, numero di carta di credito,) e l’Ip che identifica in modo anonimo il pc che si sta usando; il "consenso esplicito" richiesto per ogni tipo di informazione (da quello chiesto per piazzare un cookie a quello per conoscere orientamento politico o religioso); le regole per i minori "impongono obblighi non realistici" che "ignorano" il modo in cui i giovani usano internet", "con il risultato che la maggioranza delle persone semplicemente ignorerà le regole".

"Non neghiamo che il quadro legislativo attuale – ha detto il direttore della Wfa, Stephan Loerke – debba essere aggiornato, ma la proposta di oggi avrà conseguenze dannose per il lavoro e l’economia".

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