DATA PROTECTION

Privacy, Soro: “Dare il numero di telefono ai social network? Sarei cauto”

Il presidente dell’Authority: “Spesso i dati sono conservati fuori dall’Ue, dove può essere molto complicato verificare che uso si faccia delle informazioni immagazzinate. Già in cantiere l’aggiornamento delle regole in sede europea”

Pubblicato il 04 Mag 2015

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“Sarei estremamente cauto a dare il mio numero di telefono a social network o siti di dating che lo richiedono sia per identificare la veridicità dei profili che per dare un pronto riscontro a eventuali richieste della polizia postale. La conservazione di queste informazioni da parte dei provider avviene, in molti casi, all’esterno dell’Unione Europea, per cui anche la possibilità di verificare in che modo vengano conservate è molto complicata”. Lo ha detto Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, intervistato da Klaus Davi per il programma “KlausCondicio” su YouTube, rispondendo alla domanda sulla sempre maggiore frequenza con cui tra gli altri Facebook, Google, Meetic e Badoo fanno richiesta di dati sensibili agli iscritti, a partire ad esempio dal numero di telefono.

“La conservazione dei dati presso una società italiana – continua Soro – viene sottoposta a controlli precisi e sistematici, mentre, se finiscono all’estero, essa è affidata alla flessibilità dei comportamenti, il che non è un elemento positivo. Proprio questo tema della conservazione dei dati sarà oggetto di aggiornamento della politica da parte dei provider che l’Europa ha già messo in cantiere. Per quanto mi riguarda, tenderei a tenere per me tutte le informazioni possibili”.

Poi il garante per la Privacy ha risposto a una domanda sulla criminalità informatica, e sul fatto che le grandi organizzazioni criminale, come la ‘ndrangheta, siano in grado di intercettare telefonate: “Mi meraviglierei del contrario – afferma – e cioè che la ‘ndrangheta non fosse in grado di intercettare mail e telefonate. La criminalità informatica ha assunto dimensioni globali assolutamente straordinarie rispetto solo a quattro anni fa. E, quando la criminalità organizzata trova un filone ricco, è la prima che individua il modo di sfruttarlo. Utilizza un’infinità di tecnologie per praticare anche il furto di identità usandolo come grimaldello per spostare risorse economiche o per demolire il profilo delle persone”.

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