“Rimettere al centro di un’agenda intelligente il tema della protezione dei dati”. È questo l’auspicio di Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante per la privacy, alla luce della vicenda relativa alle intercettazioni dell’Nsa (National Security Agency, uno dei 3 organismi di sicurezza nazionale Usa assieme a Cia ed Fbi, ndr) su Silvio Berlusconi e altri leader europei.
Un fatto che secondo il Garante, intervistato da LaRepubblica, testimonia ancora una volta la schizofrenia che c’è attorno al tema della protezione delle informazioni. Un diritto, quello alla privacy, il cui valore viene percepito come fondamentale “solo quando riguarda la nostra persona o comunque noi come individui o Stato”, mentre “quando è in gioco la vita degli altri viene declinato a inutile privilegio individuale, che deve essere recessivo rispetto a ben altre necessità della comunità”.
Lo spionaggio delle comunicazioni tra i leader europei e non da parte dell’Nsa, ossia da un organismo di un paese alleato, apre secondo il presidente dell’Autorità “problemi politici e diplomatici, rappresentando un’interferenza illecita”, ma in generale esiste una problematica pregressa che riguarda “la raccolta massiva che avrebbe interessato anche il nostro Paese come l’immagazzinamento in un solo mese dei metadati di 45 milioni di telefonate”. Raccolte che secondo Soro “non sono solo dannose, ma anche inutili” perché ciò che serve è “una raccolta efficace, che non è quella indiscriminata”.
Parlando della possibilità di contrastare programmi di sorveglianza di massa il presidente dell’authority cerca di tranquillizzare tutti, affermando che “il Garante italiano, come tutte le autorità europee ha molti strumenti, che discendono dalle norme”. Ma, avverte Soro, “la struttura è assolutamente sottodimensionata rispetto alle sfide che abbiamo davanti”.