“Se il servizio è gratuito, è perché noi siamo il prodotto. I nostri dati personali, le informazioni e i contenuti che condividiamo ogni giorno negli ecosistemi virtuali sono la merce che i grandi operatori di internet raccolgono, trattano e monetizzano. La politica deve assumere questa consapevolezza e tradurla in una regolamentazione più efficace per la tutela del diritto alla riservatezza e alla privacy degli individui”. Così l’europarlamentare del Pd Renato Soru, al margine dell’incontro “Who owns data? Personal information in the social network era” che si è tenuto a Bruxelles.
Alla conferenza hanno partecipato il Garante europeo per la protezione dei dati Giovanni Buttarelli, il responsabile protezione dati della Commissione Europea Bruno Gencarelli e Max Schrems, protagonista della causa davanti alla Corte di giustizia europea che nel 2015 ha reso invalido Safe Harbor, l’accordo per il trasferimento dei dati di cittadini europei negli Stati Uniti.
“La raccolta e la profilazione dei dati degli utenti da parte delle grandi multinazionali di internet ha raggiunto ormai livelli di sofisticazione ed invasività elevati – ha spiegato Soru – Per contro noi non sappiamo quale uso verrà fatto di ciò che immettiamo nella rete. Dobbiamo iniziare a capire che non è solo di dati che stiamo parlando, ma di diritto alla proprietà intellettuale dei contenuti, di tutela dell’identità dell’individuo e della privacy. In ultima analisi stiamo parlando di come difendere la nostra libertà, la nostra democrazia, la nostra trasparenza, l’accesso e la competitività dei nostri mercati”.
“Prima assumiamo questa consapevolezza in quanto legislatori, e più probabile sarà agire di conseguenza e riuscire a colmare un deficit di competitività che oggi ci costa circa 400 miliardi, cioè il valore stimato dello sviluppo di una vera digital economy europea” ha concluso l’eurodeputato.