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Privacy Uk: i colossi del web contro legge sui personal data

Google, Facebook, Twitter, Microsoft e Yahoo! inviano una missiva al ministro degli Interni britannico per protestare contro la proposta di legge che punta a costringere le Internet company a tracciare e conservare i dati personali per 12 mesi. “Operazioni troppo costose, si rischiano conseguenze gravi”

Pubblicato il 31 Mag 2013

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Google, Facebook, Twitter, Microsoft e Yahoo hanno scritto al ministro dell’Interno britannico, Theresa May, per esprimere la loro contrarietà nei confronti di un pacchetto di proposte della responsabile del dicastero che prevede il tracking per 12 mesi (e il loro conseguente storage) dei dati personali contenuti in email, social media, dispositivi mobili e servizi Internet di vario tipo.

In una lettera riservata, rivelata in esclusiva da “The Guardian”, i “big 5” fanno capire di non avere alcuna intenzione di collaborare con lo “snooper’s charter” (così è stato battezzato il provvedimento, letteralmente “la carta dello spione”), perché considerato “costoso da applicare ed altamente controverso”.

L’iter legislativo dello snooper’s charter, pronto per diventare legge, è stato bloccato il mese scorso, proprio prima che arrivasse nelle mani della regina, per dubbi sorti relativi alla privacy.

La missiva fa parte di una serie di continui colloqui riservati tra l’industria dei media e il ministero degli Interni. Nel documento si contesta la “premessa di base” su cui è basato il provvedimento: creare un nuovo metodo di conservazione dei dati, richiedendo alle società Internet all’estero di memorizzare i dati personali di tutti gli utenti che risiedono nel Regno Unito fino a 12 mesi. Per i “big 5” tutto questo avrebbe “conseguenze gravi e potenzialmente dannose”.

I principali operatori Internet statunitensi hanno inoltre detto al ministro degli Interni britannico che il suo programma da 1,8 miliardi di sterline relativo ai dati di comunicazione metterebbe a rischio la posizione della Gran Bretagna come nazione leader del settore digitale. E metterebbe a repentaglio il ruolo del Paese come leader nella promozione della libertà di espressione su Internet in tutto il mondo. La collaborazione dei colossi di Internet sarebbe vitale per il successo del progetto di Theresa May, ma loro avvertono che con questo progetto si aprirebbe la porta a un mondo “caotico” in cui ogni Paese cercherà di imporre esigenze contrastanti sulle imprese, in settori sensibili come la raccolta e la conservazione dei dati personali.

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