“Nei giorni scorsi, con un’operazione nata esclusivamente per fare cassa, il presidente del Consiglio ha annunciato di voler cedere e privatizzare quote di partecipazioni di alcune aziende, in parte proprietà dello Stato, per ridurre il debito pubblico, tra le quali StMicrolecronics. È paradossale che si vogliano vendere azioni di società che negli anni hanno generato utili che, nella forma di dividendi, hanno contribuito alle entrate dello Stato. Se il Governo pensasse invece ad avviare una vera politica industriale per un settore strategico come l’Ict, oltre a continuare ad avere queste entrate, l’Italia vedrebbe nettamente aumentare il suo Pil”.
A parlare è Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom Cgil e responsabile del settore Ict. Per il 12 dicembre il sindacato ha proclamato 8 ore di sciopero generale con manifestazione sotto a Palazzo chigi, a conclusione di una settimana di mobilitazione sulle principali criticità del settore, a partire dalle vertenze Alcatel Lucent e Jabil.
“Il settore della microelettronica, inoltre – continua Roberta Turi – rientra pienamente nella campagna che la Commissione europea ha varato quest’anno per coordinare gli investimenti pubblici con l’obiettivo di espandere la base manifatturiera europea di punta e arrivare al raddoppio della produzione in Europa”.
“Per dare impulso al settore nel nostro paese sarebbe necessario coordinare rapidamente gli investimenti pubblici fra l’Ue, il Governo e le Regioni. Da mesi le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici chiedono al Governo un tavolo sulla microelettronica per provare a fare in Italia quello che si sta facendo in altri paesi europei per raddoppiare la produzione di chip e rafforzare i poli di eccellenza. Anche la Grecia sta facendo meglio del nostro paese, per non parlare di Francia e Germania”.
“StMicroelectronics è un’azienda italo-francese che produce componenti elettronici. È partecipata al 27% dal ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Fondo strategico d’investimento francese. Impiega su tutto il territorio italiano circa 9.400 lavoratrici e lavoratori, è un’azienda sana, che fa utili e distribuisce dividendi – conclude Turi – La Fiom esprime la sua netta contrarietà al piano e chiede invece che si rafforzi la presenza pubblica in StMicroelectronics e che il Governo si attivi al più presto per compiere scelte di politica industriale per il settore. Anche l’altra grande azienda di microelettronica, la Micron, oggi messa a rischio dal nuovo piano della multinazionale nel mondo, deve avere una prospettiva di sviluppo nel nostro paese”.