SCENARI

Procurement digitale, analisi predittiva chiave di volta. Resta l’incognita e-skill

Per il 54% dei Chief Procurement Officer italiani le tecnologie 4.0 saranno di grande impatto: riflettori anche sulla Robotic Process Automation che sarà cruciale per il 35% dei manager. Ma serve puntare su riorganizzazione aziendale e investimento sulle competenze. La fotografia scattata dal report di Sda Bocconi in collaborazione con Sap Ariba e Accenture

Pubblicato il 07 Ott 2019

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Il settore degli acquisti, uno degli ambiti chiave per l’occupazione in Italia, con oltre 50.000 dipendenti, si trova a dover affrontare un periodo cruciale di cambiamenti. L’innovazione tecnologica offre nuovi strumenti che stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende operano, il ruolo della funzione procurement all’interno dell’organizzazione e le relazioni tra il procurement con clienti e fornitori. Le aziende italiane sono pronte per affrontare questi cambiamenti? La risposta in uno studio di Sda Bocconi in collaborazione con Sap Ariba e Accenture che ha censito 100 Chief Procurement Officers (Cpo) di grandi aziende italiane (o filiali di multinazionali) con ricavi superiori a 400 milioni di euro.

I Cpo indicano come priorità principali per il loro reparto la riduzione dei costi, la gestione dei rischi e il miglioramento della qualità e dei servizi. Nella maggioranza dei casi (57%) si cerca di raggiungere questi obiettivi tramite un cambiamento del modello operativo, espandendo o riadattando quello esistente.

Per quanto riguarda le tecnologie innovative, i responsabili procurement sono convinti che cambieranno il modo il loro modo di lavorare e interagire con l’ecosistema, ma non tutte avranno lo stesso peso in futuro. Il 54% dei Cpo ritiene che l’analisi predittiva sia una delle tecnologie di maggior impatto e il 35% è convinto che la Robotic Process Automation (Rpa) sarà un fattore chiave. Tuttavia, solo il 21% considera la blockchain una tecnologia promettente e solo il 10% ha nominato l’intelligenza artificiale (AI) o il machine learning. Infine, dei 100 intervistati, solo 6 hanno in corso progetti di blockchain e solo il 18% progetti di Rpa.

Il campione intervistato ha anche evidenziato i principali ostacoli per il digital procurement nelle loro aziende dal punto di vista organizzativo, economico e tecnologico. C’è una barriera culturale e una resistenza al cambiamento, mentre solo il 34% considera le competenze – o la loro mancanza – un problema. Per quanto riguarda l’aspetto economico, invece, l’ostacolo maggiormente percepito è il monitoraggio e il calcolo del Roi, mentre solo il 15% lamenta problemi di budget. L’integrazione con le tecnologie esistenti è percepita come la sfida più grande in ambito organizzativo.

Cosa viene richiesto al Cpo? Innanzitutto la sola implementazione di tecnologie non è sufficiente se non è accompagnata da adeguati interventi organizzativi: persone, processi, competenze devono innovarsi, affiancando e potenziando le nuove soluzioni. In secondo luogo il Cpo deve saper guardare il processo in una logica end-to-end, governando tutte le attività di relazione con i partner di fornitura. Infine, il Cpo deve far sì che le funzioni Procurement e IT collaborino in modo stretto, con processi di dialogo snelli, veloci ed efficaci.

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