Il primo aprile, data di conferimento di 11.519 antenne per la trasmissione del segnale mobile, Telecom Italia ha conseguito due obiettivi. Il primo è trasferire alla nuova società delle torri, la Inwit, 1,4 mld di avviamento usciti dal bilancio della capogruppo guidata dal ceo, Marco Patuano; il secondo è passare alla futura matricola di Borsa 120 mln di debiti che verranno rifinanziati a stretto giro con le banche, e quindi rimborsati alla holding.
Lo scrive il Corriere della Sera spiegando che è ormai tutto disegnato il percorso del “progetto Eiffel”, l’offerta pubblica di vendita fino al 40% della Infrastrutture wireless italiane, in calendario a giugno con un consorzio guidato da Banca Imi e Deutsche Bank.
Il piano triennale, prosegue il giornale, è stato approvato dal board guidato da Oscar Cicchetti sulla base dei ricavi garantiti dal contratto master con Telecom, che per l’ospitalità dei suoi apparati sulle torri Inwit pagherà ogni anno 140 mln sui 7.400 siti nelle aree a bassa densità abitativa e 113 mln sugli altri 4.100 (cifre rivalutate con l’inflazione dopo il primo biennio) sulla base di contratti di otto anni rinnovabili per tre volte. Gli introiti residui vengono dagli altri operatori (Vodafone, Wind, H3G) e dalla Protezione Civile. Il margine lordo del 2015 sarà di 135 mln, con proiezione di crescita dovuta alla rinegoziazione degli affitti e al rilascio da parte di Telecom, che copre circa 90% dei ricavi iniziali, di un certo numero di torri nei centri minori, con l’impegno però di trovare altri operatori che subentrino.
Con 135 mln di Ebitda, il valore prospettico si colloca a 1,5 mld in base ai multipli di Ei Towers e Rai Way. Ma Patuano e Cicchetti confidano di spuntare di più. Almeno 1,6-1,7 mld, in linea con quanto pagato da Abertis per le torri Wind. Il riferimento sarà l’Ipo di Cellnex – la ex Abertis Telecom – che lancerà l’Ipo a Madrid e Barcellona a maggio.