LA POLEMICA

Protesta “ambientalista” in casa Amazon, il j’accuse di 340 dipendenti

In un “manifesto” online dura critica alle politiche messe in campo. E si punta il dito anche contro le condizioni di lavoro nei magazzini e le discriminazioni nei confronti degli immigrati. Ma l’azienda non ci sta: “Abbiamo fondato il Climate Pledge, impegnandoci a ridurre a zero le emissioni di anidride carbonica entro il 2040”

Pubblicato il 28 Gen 2020

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La posizione di Amazon sul clima, e le politiche messe in campo, non bastano. E in 340 firmano un manifesto online e vanno a protestare davanti al meeting degli azionisti dell’azienda. Sollevando anche altre questioni da tempo note, e cioè le condizioni di lavoro dei dipendenti nei magazzini, e la relazione di Aws con l’agenzia per l’immigrazione.

La piccola rivolta, una scintilla che potrebbe anche trasformarsi in un incendio, si sta consumando negli Stati Uniti. È il gruppo Amazon Employees for Climate Justice, che ha creato una petizione online firmata da vari dipendenti attraverso differenti aree dell’azienda. Partecipando a questa attività, fra l’altro, i dipendenti si espongono al rischio di licenziamento, perché l’azienda vieta ai dipendenti di fare comunicazione verso l’esterno sulle attività del business aziendale senza l’approvazione precedente del management.

“Amazon partecipa all’economia globale – scrive nel post uno degli attivisti, l’ingegnere Michael Sokolov – dove ha un impatto sostanziale su molti problemi mondiali. Aspettarsi che i dipendenti mantengano il silenzio su queste problematiche, e l’impatto che Amazon stessa sta avendo, è una attitudine veramente deplorevole. E sono orgoglioso di avere questa opportunità per dimostrare che non vogliamo obbedire a questa regola”.

La manifestazione e il manifesto sono stati organizzati per supportare altri due dipendenti dell’azienda, finito nel mirino per aver criticato le politiche sul clima di Jeff Bezos. Una, Maren Costa, è una designer della user experience. L’altro, Jamie Kowalski, è un ingegnere per lo sviluppo del software. Entrambi erano stati avvertiti che quello che stavano facendo era in violazione delle politiche di comunicazione dell’azienda. Costa, assieme a Emily Cunningham, sua collega di ufficio, all’inizio di gennaio sono apparse in un video del senatore Bernie Sanders, che ha criticato duramente la posizione sul clima di Jeff Bezos.

Amazon ha spiegato di aver incoraggiato le attività dei suoi dipendenti riguardo l’ambiente, offrendo gruppi interni all’azienda su temi quali la sostenibilità. Inoltre, i dipendenti, sostiene Amazon, possono confrontarsi con i dirigenti dell’azienda durante i meeting globali e inoltre possono partecipare a pranzi e seminari organizzati con i dirigenti per discutere in maniera confidenziale le politiche e le attività dell’azienda.

“Poniamo molta attenzione a queste tematiche e la pagina dedicata alle ‘Nostre Posizioni’ lo chiarisce, delineando ciò che stiamo già facendo- dice Amazon a CorCom – Prendiamo come esempio il tema del cambiamento climatico: abbiamo fondato il Climate Pledge, impegnandoci a ridurre a zero le emissioni di anidride carbonica entro il 2040, dieci anni in anticipo rispetto all’Accordo di Parigi. Prevediamo di utilizzare il 100% di energia rinnovabile entro il 2030 e abbiamo migliaia di persone che lavorano su iniziative legate alla sostenibilità all’interno della nostra azienda. Invitiamo tutti i dipendenti ad impegnarsi, in maniera costruttiva, a lavorare assieme ai tanti team che all’interno di Amazon si occupano di sostenibilità così come di altri temi, ma applichiamo la nostra politica di comunicazione esterna e non consentiremo ai dipendenti di denigrare pubblicamente o mettere in cattiva luce l’azienda o l’assiduo lavoro dei colleghi che stanno sviluppando soluzioni a questi difficili problemi.”

Le proteste sul tavolo non riguardano solo l’ambiente. Alcuni dei temi sul tavolo dei protestanti, e di altri gruppi paralleli, è quello della privacy. Un altro tema è legato alla collaborazione della divisione cloud Aws con il governo degli Stati Uniti. In particolare con il dipartimento dell’immigrazione, che viene spesso criticato per come tratta gli aspiranti immigranti e chi cerca asilo negli Usa. Infine, un ultimo tema, che da molto tempo viene richiamato, è quello delle condizioni di lavoro dei dipendenti che lavorano nei magazzini.

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