LA SURVEY DI CORCOM

Protto: “Troppe aziende in digital gap, il cloud è la soluzione”

L’Ad di Retelit: “La nuvola è un abilitatore del business che fornisce l’agilità necessaria per competere in un contesto economico che chiede sempre più velocità”

Pubblicato il 24 Nov 2016

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Le reti di telecomunicazioni e, in particolare, la banda ultralarga, sono la base, la “condizione necessaria”, della trasformazione digitale di imprese e consumatori. Purtroppo, come ha recentemente ricordato il Ministro Calenda, il 69% delle aziende non dispone di una infrastruttura tlc adeguata, a queste si aggiunge un 20% per cui la banda ultralarga non è disponibile per nulla. Questo gap infrastrutturale rispetto ad altri paesi, comporta un gap di competitività delle nostre imprese, che perdono le opportunità a cui il digitale abilita. Con il Piano BUL, il governo ha dato un impulso formidabile per superare il divario, liberando ingenti risorse (ad oggi 2,65 mld) e promuovendo un contesto legislativo e regolatorio favorevole, penso al cd. “Decreto scavi” e al lavoro di AGCOM sull’accesso alle infrastrutture finanziate.

Lato privato, la fibra ottica vive una “seconda giovinezza”: molti operatori hanno annunciato imponenti piani di copertura, inoltre, una spinta significativa viene dagli investimenti nel Paese dei grandi OTT. La digitalizzazione della PA, infine, dà ulteriore stimolo allo sviluppo infrastrutturale, penso a SPID, al fascicolo elettronico, ai certificati online, etc. Tuttavia, ci sono diversi aspetti che meritano attenzione. Le priorità: se la capacità produttiva è limitata, è critico accelerare per i soggetti che più necessitano della banda ultralarga, imprese e PA. La velocità: i ricorsi sui bandi BUL sollevati da diversi soggetti non hanno bloccato il processo e questo è un bene per chi sta investendo in tali bandi. Lato privato, è auspicabile che agli spettacolari annunci seguano i fatti.

La neutralità dei soggetti concessionari dell’infrastruttura finanziata, come previsto dai bandi, è un altro tema critico. Vedo anche inevitabile un’aggregazione tra operatori infrastrutturati che non hanno massa critica per competere nel lungo periodo. Infine, la cultura digitale: investire qui, con sinergie pubblico-privato, significa velocizzare l’adozione delle tecnologie digitali e quindi la messa a valore delle infrastrutture. Il Paese ha un’opportunità eccezionale e, occasione unica, pubblico e privato sembrano andare nella stessa direzione. Sarebbe un peccato non sfruttarla.

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