CAMBIO AL VERTICE

Prysmian, finisce l’era Battista. Battaini nuovo Ad nel pieno del caos Battipaglia



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Gori alla presidenza, e dopo 22 anni lo “storico” amministratore delegato assume il ruolo di vice presidente. Nominati anche i membri del board. Approvata la distribuzione di un dividendo lordo di 70 centesimi per azione per un totale di circa 191 milioni. Il tutto mentre l’azienda conferma la chiusura del sito produttivo in provincia di Salerno che conta 300 lavoratori

Pubblicato il 19 apr 2024




Via libera da parte dell’assemblea degli azionisti di Prysmian al nuovo consiglio di amministrazione. Termina così il mandato di Valerio Battista come amministratore delegato, il cui ruolo è ora ricoperto da Massimo Battaini, designato lo scorso maggio. Battista rimarrà nel cda come vicepresidente, al fianco di Francesco Gori, che succede a Claudio De Conto. Da segnalare l’ingresso in consiglio di Emma Marcegaglia come indipendente.

Il nuovo cda di Prysmian, che rimane in carica per il prossimo triennio e scade con l’assemblea per l’approvazione del bilancio dell’esercizio 2026, ha approvato il bilancio 2023 e la distribuzione di un dividendo lordo di 0,70 euro per azione, per un esborso complessivo di circa 191 milioni di euro. Il dividendo sarà messo in pagamento a partire dal 24 aprile 2024, con record date il 23 aprile 2024 e data di stacco cedola il 22 aprile 2024.

Quanto al ruolo di Battista, a seguito delle domande di un azionista, il presidente uscente Claudio De Conto ha escluso l’esistenza di conflitti all’interno del consiglio, sottolineando che “Battista voleva lasciare tre anni fa, l’ho personalmente convinto a non farlo e i risultati credo che mi diano ragione. Privarsi dell’esperienza e della conoscenza dell’ingegner Battista sarebbe stato un suicidio. Ecco perché tutto il consiglio all’unanimità ha deciso per la sua nomina a vicepresidente e credo che sia anche un segno di riconoscenza per il futuro”.

Il passaggio di consegne e il nuovo piano industriale

“Lascio dopo 22 anni che sono alla guida degli ex-cavi di Pirelli, perché tutte le cose, quelle belle e meno belle, hanno un termine”, ha commentato l’amministratore delegato uscente Valerio Battista, al termine dell’assemblea degli azionisti. “Per me ha un termine questa avventura e lascio la società in buone mani, sicuramente in condizioni buone. Spero e penso che il management team e il consiglio di amministrazione, a cui parteciperò, continueranno a farla crescere”.

Nel ringraziare a nome personale e dell’azienda Battista, il nuovo amministratore delegato Massimo Battaini si è detto “molto fiducioso alla luce del primo trimestre” di poter raggiungere gli obiettivi fissati per il 2024, con un margine operativo lordo di 1,62 miliardi, che possono salire fino a 1,67 miliardi. Una volta conclusa l’acquisizione dell’americana Encore Wire, ha precisato il manager, sarà poi necessario rivedere il piano industriale. “Ho potuto conoscere quell’azienda lavorando in Nord America”, ha spiegato Battaini, indicando che “una prima offerta non vincolante è stata presentata a dicembre. Ne è seguita una in gennaio e poi una rapida due diligence di quattro settimane, ma poi abbiamo deciso di accelerare visto l’andamento del titolo. Tra giovedì scorso e domenica notte abbiamo concluso l’operazione. Ci siamo cercati a vicenda”, ha concluso Battaini sottolineando che “l’interesse era reciproco”.

Il passaggio di consegne nel pieno della crisi di Battipaglia

Non si è invece parlato, almeno pubblicamente, del caso Battipaglia, che proprio ieri è arrivato a un punto decisivo: Prysmian ha infatti confermato l’intenzione di chiudere lo stabilimento Fos, dove lavorano circa 300 dipendenti. Spiegando le ragioni della scelta, la società parla di “insostenibilità del business” dovuta a un “costo della produzione” della fibra ottica “pari al doppio del prezzo di mercato”.

A Battipaglia la produzione attualmente è sospesa e i dipendenti sono in cassa integrazione. Dopo aver valutato “tutte le possibili soluzioni alternative”, Prysmian “è giunta alla determinazione di avviare le attività procedurali prodromiche per cessare tutta la propria attività di produzione della fibra ottica e di procedere conseguentemente alla chiusura dello stabilimento” da cui “la possibilità, in caso mancata individuazione di auspicate soluzioni alternative, di licenziamento del personale ivi occupato”, ha spiegato Prysmian, precisando che la crisi dipende da due fattori: uno congiunturale, legato al generale calo di domanda di fibra ottica da parte del mercato, e uno strutturale, connesso ai costi di produzione, che a Battipaglia sono pari a circa il “doppio del prezzo di mercato” e scontano la concorrenza della fibra asiatica, meno costosa e di bassa qualità. “Lo chiudiamo”, ha aggiunto la multinazionale, “perché, alla luce dei prezzi di mercato impostati dai concorrenti asiatici, Battipaglia è strutturalmente non-competitivo, quindi insostenibile”.

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