L’ANALISI

Pubblicità digitale, come l’addio ai cookies impatta sulle strategie di marketing

Google ha confermato che entro la fine del 2024 scomparirà il tracciamento via cookie di terze parti. Stando a un sondaggio Adform-YouGov effettuato in 11 Paesi tra cui l’Italia emerge una situazione critica: il 50% dei marketer è impreparato e il 66% sa poco o nulla delle soluzioni alternative già disponibili. Brambilla: “Se si agisce in fretta c’è ancora tempo per organizzarsi”

Pubblicato il 26 Set 2023

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Manca appena 15 mesi all’abbandono del tracciamento dei cookie di terze parti da parte di Google. Eppure il 50% dei marketer di 11 Paesi – fra cui l’Italia – è ancora impreparata alla svolta. Emerge dal sondaggio effettuato da YouGov per conto di Adform, secondo cui l'”era cookieless” impatterà sulle strategie di marketing con esiti in chiaroscuro  dal momento che il 66% degli operatori non conosce o conosce poco le soluzioni che rimpiazzano i cookie e che sono già disponibili sul mercato.

Cosa emerge dall’indagine

Il sondaggio ha coinvolto 11 Paesi: Australia, Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia e Stati Uniti. L’indagine si basa su di un campione di 3.332 manager con budget pubblicitario in portafoglio e che acquistano adv in programmatic.

In particolare, lo spaccato italiano indica che il 79% del campione interpellato ha a disposizione un budget in linea o più elevato di quello del 2022 e la maggior parte delle aziende gestisce direttamente la piattaforma di pubblicità digitale, oppure la fa gestire al partner preferenziale: media agency o agenzia digitale che sia.

Lo scenario italiano

I marketer italiani sono prudenti e sottolineano che non amano improvvisarsi super esperti in digital adv, al contrario contano soprattutto sui consigli del proprio centro media (37% dei casi). In particolare, in un panorama, quello dell’abbandono dei cookie, ancora poco definito per alcuni, la quota del traffico cookieless italiano viaggia a quota 40%, anche se il 46% del campione è convinto che sia più bassa, il 30% non ha proprio idea di quale sia e solo il 5% dei manager ha individuato la giusta percentuale.

Fotografia in chiaroscuro

Preoccupa il fatto che la metà esatta degli intervistati non abbia una idea chiara di come l’abbandono dei cookie possa impattare sulle proprie strategie di marketing, senza dimenticare che il 66% sa poco o nulla delle soluzioni che rimpiazzano i cookie e che sono già disponibili sul mercato.

Sebbene più della metà degli intervistati sia convinto che individuare lo strumento per sostituire i cookie di terza parte sia fondamentale per aggiudicarsi campagne future di successo, una analoga percentuale si dice scarsamente preparata all’era cookieless. Con un 39% dei rispondenti che ha già sperimentato un impatto negativo sulle proprie campagne digitali a causa del blocco dei cookie. 

Sostenibilità e trasparenza dei partner

Se il contesto è complesso, si lege nel report, correre ai ripari valutando le soluzioni basate su ID è la chiave per far fruttare al meglio il tempo ancora a disposizione. Nella revisione delle proprie strategie di pubblicità digitale, la fine dei cookie non è l’unica sfida che i marketer devono fronteggiare. Ci sono anche l’equilibrio tra trasparenza e performance e l’elemento, altrettanto rilevante, della sostenibilità.

In particolare, il 64% del campione italiano afferma che trasparenza e performance siano equamente significativi quando si parla di programmatic buying. Infatti, un tema che solletica l’attenzione di chi investe in pubblicità è come il budget adv venga ripartito tra media, tecnologia e altri costi. In questo caso una percentuale molto elevata, pari al 78% dei manager intervistati, dichiara di voler essere informato sulla suddivisione per comprendere meglio la distribuzione dei costi e l’impatto di queste variabili su una campagna.

La trasparenza, però, non risiede solo nella suddivisione del budget, è strettamente connessa ai partner di comunicazione; infatti, a fronte di un 20% tra i marketing decision maker italiani che ritiene non trasparenti i partner adtech, c’è un 40% del campione che è convinto che i walled garden lo siano ancora meno.

Il percorso da intraprendere

“Le evidenze della ricerca Adform delineano una situazione critica – spiega Riccardo Brambilla, Country Manager di Adform per l’Italia –. Se, da una parte, emerge che i marketer sono chiaramente consapevoli della necessità di adottare delle soluzioni, dall’altra in molti non hanno ancora valutato l’impatto potenziale dell’abbandono dei cookie o, peggio ancora, non sa da dove iniziare per riprendere il controllo sulle proprie campagne di marketing digitale. Non aiutano affatto i tanti ritardi, gli annunci e le proroghe. Se si agisce in fretta c’è ancora tempo per prepararsi. Per concentrarsi sulle soluzioni si deve puntare sulla trasparenza dei partner per collaborare e condividere le esperienze e le performance già disponibili delle campagne basate su ID, magari cogliendo anche l’occasione di sperimentare campagne che fanno dell’abbattimento dell’impronta di carbonio un elemento differenziante”.

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