La scorsa settimana il Ceo uscente di Google, Eric Schmidt, ha
bocciato l’idea che Facebook sia il maggior competitor del motore
di ricerca. Motivo? La pubblicità su Facebook non incide sulle
inserzioni pubblicitarie di Google, secondo un studio condotto da
Webtrends.
Il report sulla pubblicità online conferma in parte l’opinione
di Schmidt: gli utenti spengono molto più rapidamente le
pubblicità che compaiono su Facebook di quanto non facciano con
quelle che compaiono sulle pagine di Google.
Lo studio condotto su un campione di 1.500 campagne pubblicitarie
su Facebook, 11mila pubblicità in tutto, rileva che la percentuale
di click si dimezza in appena due giorni. In altre parole, clickata
una pubblicità un paio di volte gli utenti non hanno più voglia
di vederla. Il declino dei click continua poi inesorabilmente,
finché raggiunge livelli talmente bassi che Facebook rimuove la
pubblicità e l’inserzionista deve ripartire daccapo.
Gli inserzionisti possono ridurre il problema utilizzando “frend
of fan”, uno strumento che consente di indirizzare pubblicità
mirate alla lista degli amici (di Facebook ndr) che hanno cliccato
su una pubblicità. In questo modo il tempo di vita delle
pubblicità aumenta tre volte in più rispetto alla media, ma alla
fine gli utenti si stancano di cliccare nel giro di una o due
settimane.
Al contrario, la pubblicità su un motore di ricerca può durare
per settimane e mesi senza cambiamenti. Ciò avviene perché la
pubblicità spunta sullo schermo soltanto quando gli internauti
cercano parole (keywords) associate alla pubblicità. In questo
modo la stessa pubblicità continua a circolare fra persone che non
l’hanno mai vista in precedenza. Il trucco con la pubblicità sui
motori di ricerca non riguarda la ricerca di nuovi spt pubblicitari
per attrarre l’utenza. Il trucco della pubblicità su Google è
comprare le “keyword” giuste al momento giusto.
Così, in questo senso Schmidt ha ragione: le pubblicità su
Facebook sono più simili a pubblicità tradizionali (display
advertising). Ma anche Google è forte in questo segmento
pubblicitario, in più però può contare sulla carenza dei budget
pubblicitari, per cui gli inserzionisti investono dove arrivano i
risultati migliori.