Due indagini Antitrust colpiscono il colosso americano dei chip Qualcomm in Europa: la Commissione Ue ha aperto due fascoli sul possibile abuso di dominio di mercato.
La prima indagine Antitrust valuterà se Qualcomm, leader di mercato nei chip usati negli smartphone, nei tablet e in altri device mobili per le comunicazioni voce e la trasmissione dati, abbia offerto incentivi finanziari ai clienti a condizione che acquistassero esclusivamente o quasi esclusivamente da Qualcomm.
La seconda indagine valuterà invece se Qualcomm abbia sfruttato la pratica del cosiddetto “predatory pricing”, cioè venduto i suoi chip a prezzi sottocosto per tagliare fuori i concorrenti dal mercato.
“Stiamo aprendo queste indagini perché vogliamo essere sicuri che i fornitori hitech possano competere sulla base della qualità dei prodotti”, ha affermato il commissario europeo Antitrust Margrethe Vestager. “Una concorrenza efficace è la strada migliore per stimolare l’innovazione”.
Quella europea non è l’unica autorità Antitrust a mettere sotto la lente di ingrandimento le attività del colosso americano: a inizio anno Qualcomm si è accordata con le autorità cinesi per chiudere un’indagine del governo, durata 14 mesi, su possibili pratiche anti-concorrenziali, pagando 975 milioni di dollari. Nell’Unione europea le aziende che vengono riconosciute colpevoli di abuso di mercato possono essere multate fino al 10% del loro introito globale.
Qualcomm ha subito emesso una nota per spiegare la sua posizione: “Siamo stati informati che la Commissione europea ha avviato un procedimento contro Qualcomm in merito a due indagini sulla vendita di chip Qualcomm per i device mobili. Questa misura permette agli inquirenti di raccogliere informazioni aggiuntive e non rappresenta né una presa di posizione della Commissione su torti o ragioni in questo caso né un’accusa contro Qualcomm“. L’azienda si dice “delusa” dall’apertura del procedimento ma assicura che “coopera” sempre con le autorità e che “continuerà a cooperare con la Commissione“, convinta che i timori dell’Antitrust Ue siano infondati.