Quanti big dalle ceneri di Nortel

Con la cessione di Avaya della unit Enterprise si delinea l’eredità del gigante canadese

Pubblicato il 28 Set 2009

Un altro grande pezzo di Nortel se ne va, comprato da Avaya: la
divisione Enterprise Solutions. E non è che l’inizio. Tra sei
mesi non ne resterà più niente, mentre dalla sua fine emergeranno
giganti e nuovi rapporti di forza. Il mercato dei prodotti voce e
quello delle tecnologie wireless si risveglieranno più
consolidati, dopo la scomparsa di una delle aziende che hanno fatto
la storia delle telecomunicazioni.
Nortel ha innovato più di tante altre, arrivando a investire, nei
momenti d’oro, oltre il 20% del fatturato in ricerca e sviluppo.
Storia passata, ora sono altri i protagonisti: la vendita della
divisione Enterprise (ormai confermata, a settembre), per 1,13
miliardi di dollari, “rende Avaya il leader mondiale per i
prodotti voce nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni, con
una quota del 23%. È del 40% in Nord America”, commenta Bob
Hafner, analista di Gartner. “Quota che sale al 55%, nel mondo,
per il mercato contact center – aggiunge -. È un segnale che il
mercato contact center sta maturando”, conferma Daniel Hong,
analista di Datamonitor. Avaya ci è riuscita battendo un’offerta
di Siemens.

Ovum nota che, di questa divisione, l’aspetto più interessante
per Avaya è il canale di vendita di Nortel, molto fedele.
Il reparto più innovativo è invece il settore delle comunicazioni
unificate (unified communications and collaboration), che ancora
stenta a decollare. Nortel vi aveva scommesso molto (è stato il
primo partner di Microsoft, a riguardo). Adesso è certo che
saranno altri, Avaya in testa, a godere di quanto seminato finora e
della crescita prevista per i prossimi anni.
Ben diversa è la strategia seguita da Nortel nel ramo wireless:
qui ha voluto tenersi aperta una porta sul futuro, nonostante
tutto. A luglio ha venduto a Ericsson la divisione wireless per
1,13 miliardi di dollari, la quale comprende le tecnologie Cdma e
Lte (Long term evolution). Eccetto però i brevetti Lte, che sono
un bene molto prezioso in vista del boom previsto per questa nuova
generazione di reti mobili. Il mercato dei vendor di infrastrutture
Lte varrà 1,4 miliardi di dollari nel 2010, contro i 316,5 milioni
del 2009, secondo Gartner. Nortel per ora si è limitata a dare in
licenza a Hitachi alcuni brevetti Lte e poi potrebbe cercare di
valorizzarli nei prossimi anni (a riguardo il management non ha
ancora dichiarato le intenzioni). Per il resto, “la vendita della
divisione wireless impatta solo negli Stati Uniti e in Cina; solo
per il mercato Cdma”, dice Jouni Forsman, analista di Gartner. Il
Cdma (assente da noi) è una tecnologia destinata a cedere il passo
all’Lte, ma è ancora profittevole. “Le tecnologie Lte
acquistate sono poco interessanti per Ericsson: ha già le proprie,
mentre era debole sull’Cdma nei confronti di Huawei, Nokia
Siemens, Motorola e Alcatel Lucent”, aggiunge.

Entro la prossima primavera, Nortel venderà anche le altre tre
divisioni rimaste: a giugno ha infatti annunciato di rinunciare
alla ristrutturazione, cominciata a gennaio. La divisione Gsm (con
sede in Francia) probabilmente sarà venduta a breve (è in
liquidazione, con scadenza a ottobre). La vendita della divisione
reti ottiche a banda larga è in fase avanzata di trattativa,
secondo dichiarazioni ufficiali.
La terza è la divisione delle centrali Voip. Sarà venduta infine
la partecipazione nella joint venture LG-Nortel (ha una quota di
maggioranza). 

Alla fine, quindi, oltre ai brevetti, a Nortel resteranno solo i
contratti di servizio e di assistenza, che non sono trasferibili.
Fino alla loro scadenza e alla vendita dei brevetti, sopravvivrà
un fantasma di azienda, non più operativa sul mercato. L’ultimo
ceo, Mike Zafirosky, ha dato le dimissioni ad agosto e il consiglio
di amministrazione si è ridotto a tre membri (da nove che erano).
Ernst & Young ha assunto il ruolo di amministratore da quando, il
14 gennaio, Nortel ha intrapreso la procedura di protezione dai
creditori.

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