Promosso dalle Nazioni Unite a partire dal 2006, l’Internet Governance Forum è un luogo d’incontro multilaterale, aperto a tutti i soggetti interessati, nel quale discutere i principali temi relativi alla governance di Internet, cioè le regole, le procedure, le infrastrutture e i programmi che ne determinano il funzionamento e l’evoluzione. Aspetti non solamente tecnici, ma anche economici e sociali che i governi, gli organismi privati e la società civile contribuiscono a delineare, anche in relazione a temi di ampia portata come democrazia, partecipazione e trasparenza. Pur non funzionando come organismo decisionale, l’IGF anche mediante le sue declinazioni nazionali rappresenta un riferimento per lo sviluppo delle politiche relative a Internet.
Nei giorni scorsi si è tenuto l’Internet Governance Forum Italia. Obiettivo principale del Forum è stato quello di definire i contenuti della partecipazione italiana all’Internet Governance Forum globale in programma a João Pessoa (Brasile) dal 10 al 13 novembre 2015. Durante il Forum italiano si sono discussi aspetti che stanno assumendo particolare rilevanza nel contesto della governance di Internet anche con riferimento al nostro paese, coinvolgendo i diretti interessati a partire dalla società civile e dagli utenti di Internet. Il titolo di IGF 2015 è “Evolution of Internet Governance: Empowering Sustainable Development”. I temi in discussione: cybersecurity and trust; the Internet economy; inclusiveness and diversity; openness; enhancing multistakeholder cooperation; the Internet and human rights; critical Internet resources; e emerging issues.
Ma alcune ombre sembrano allungarsi al di là della proficua discussione tra persone comunque convinte del valore dei temi discussi. Intanto c’è preoccupazione sulla stessa sorte dell’Internet Global Forum. Non sono chiare le intenzioni dell’ONU, o meglio dei governi che vi partecipano, sulla prosecuzione di questa importante iniziativa di discussione. Paesi che compongono il Consiglio di Sicurezza come la Russia o la Cina, per non parlare di tante altre nazioni, non sentono certamente il problema delle libertà della rete. Anzi operano attivamente per praticare forme di controllo o censura più o meno esplicite. E le pressioni vengono anche delle aziende che possono compromettere la neutralità della rete. Molti pensano che non ci saranno significativi cambiamenti rispetto agli ostacoli che le persone già incontrano per collegarsi in rete o condividere contenuti online.
Tuttavia, le preoccupazione di una parte degli esperti non sono poche. Quattro in particolare sono i rischi. Al primo posto l’ingerenza degli Stati con forme di censura o di filtro ai contenuti in rete. In secondo luogo, sulla scia di scandali come il Datagate o relativi alla sorveglianza online di governi e aziende, è la fiducia degli utenti che potrebbe scemare. Al terzo posto si teme per la neutralità della rete, ovvero per pressioni commerciali che potrebbero influire sull’apertura di internet. Infine lo stesso eccesso di informazioni online che può trasformarsi in un boomerang, contrastando la condivisione di contenuti. Niente può dunque essere dato per scontato nel mondo della rete. I prossimi anni saranno decisivi con tanti incroci da imboccare che possono portare in direzioni completamente diverse.