C’è un tema “culturale” connesso con la cyber sicurezza, ha sottolineato Stefano Quintarelli, Camera dei Deputati, chiudendo i lavori del convegno “Cyber security & Digital identity – La sicurezza del Paese passa dal digitale” organizzato da CorCom e FPA. Il cambiamento è di mentalità ancor prima che tecnologico.
Durante il convegno è spesso tornato il tema delle competenze: per qualche osservatore il nostro Paese, e il suo sistema scolastico-universitario, non sono in grado di produrre gli specialisti di cui Pubblica amministrazione e imprese hanno bisogno; per altri, gli esperti ci sono ma è difficile per le nostre imprese e PA trattenerli. Quintarelli concorda con questi ultimi: “Il nostro mercato hitech non è sviluppato come all’estero e i giovani oggi non hanno la spinta a restare a lavorare in italia perché all’estero trovano opportunità migliori”.
Si tratta del resto di una conseguenza naturale di un mercato del lavoro che si è globalizzato e dove la concorrenza si gioca su scala internazionale, non più locale. E’ così per le competenze digitali ed è così per tutti i settori dell’economia: “Oggi la concorrenza è per il mercato, e l’Italia è indietro”, ha osservato Quintarelli.
Come accelerare dunque lo sviluppo digitale dell’Italia, nel cui ambito si inseriscono necessariamente i temi della sicurezza e dell’identità? “Gli esperti oggi hanno sottoloineato il ruolo dei servizi e delle killer application”, ha risposto Quintarelli, “ma sarà fondamentale aprire il sistema pubblico di connettività ai privati per mettere in moto un circolo virtuoso e dare vita a un ecosistema vivace”.
Risolvere le criticità della Pubblica amministrazione è un altro elemento chiave per un’Italia che vuole far funzionare nuovi sistemi digitalizzati: “La legge che dice che un’amministrazione non può chiedere al cittadino dati di cui è già in possesso ha una falla intrinseca: le PA non sono in grado di dialogare e spesso non scambiano i dati tra loro. Spid dovrebbe eliminare queste ridondanze, queste inefficienze”.
“L’identità è un elemento fondamentale per creare sicurezza e costruire le condizioni per avere interoperabilità e integrazione dei back end“, ha concluso Quintarelli. “I back end sono fondamentali: così i privati potranno sviluppare servizi e applicazioni da integrare con i servizi della PA, e questo aumenterà la cultura digitale in Italia”. Ovviamente non è l’unico elemento per colmare il ritardo dell’Italia: “C’è molto da fare ancora, per tutti, imprese, PA e cittadini, ma è un importante pezzo del puzzle”.