Dopo l'avvento della televisione digitale gli utenti italiani
potranno presto godere appieno dei vantaggi della radio digitale.
Il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, relatori Nicola
D'Angelo e Enzo Savarese, ha approvato nella riunione odierna
il regolamento che disciplina la fase di avvio delle trasmissioni
radiofoniche terrestri in tecnica digitale.
Il regolamento, che sostituisce quello adottato dall'Agcom nel
2005, è frutto dei risultati dell'indagine conoscitiva
condotta dall'Autorità alla fine del 2007 sui nuovi standard
della radio digitale: dalla verifica è emersa la necessità di un
adeguamento della regolamentazione vigente nell'ottica della
"neutralità tecnologica" e del massimo pluralismo del
settore. L'Autorità, si legge in una nota, ha inoltre tenuto
conto del confronto con gli operatori del settore nell'ambito
del tavolo tecnico istituito con lo scopo di valutare gli esiti
delle sperimentazioni avviate dalle emittenti e che ha visto la
partecipazione del Ministero dello sviluppo economico, della Rai e
delle associazioni rappresentative delle imprese radiofoniche
nazionali e locali.
La nuova regolamentazione consentirà lo sviluppo della
radiodiffusione sonora in tecnica digitale terrestre secondo i più
moderni standard disponibili, come naturale evoluzione del sistema
radiofonico analogico. A differenza di quanto avvenuto per la
televisione, le trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale non
sostituiranno le trasmissioni in FM, ma si affiancheranno ad esse
in banda VHF e banda L, per consentire all'utente ed agli
operatori un'ampia possibilità di scelta.
Il regolamento assicura parità di trattamento a tutte le emittenti
radiofoniche, nazionali e locali che intenderanno sviluppare la
radio digitale. La pianificazione delle frequenze avverrà per aree
territoriali, via via che si realizzeranno gli switch-off della
televisione analogica, con la conseguente liberazione delle risorse
della banda VHF-III destinate alla radio digitale. Ai fini della
pianificazione, l'Autorità, come stabilito dalla legge,
consulterà la Rai e le associazione rappresentative delle
emittenti private. E' previsto l'impiego di reti
isofrequenziali (Sfn) ai fini di un uso efficiente e razionale
delle frequenze, come già avvenuto con successo per la televisione
digitale.
I diritti d'uso sulle frequenze saranno assegnati dal Ministero
dello sviluppo economico ai consorzi delle emittenti nazionali e ai
consorzi delle emittenti locali. La Rai avrà a disposizione un
blocco di diffusione, come prevede la legge per la programmazione
di servizio pubblico. Le emittenti nazionali avranno a loro volta a
disposizione due blocchi di diffusione mentre per le emittenti
locali saranno previsti, nei singoli bacini, fino a 11 blocchi di
diffusione.
Le emittenti che non aderiranno ai consorzi avranno comunque a
disposizione la capacità trasmissiva necessaria per irradiare il
programma già diffuso in analogico, con parità di trattamento
rispetto a quelle aderenti ai consorzi.
La nuova regolamentazione, che introduce un equilibrio tra le
risorse spettanti ai vari comparti (servizio pubblico, emittenti
nazionali private ed emittenti locali) tiene conto delle esigenze
di tutte le emittenti radiofoniche analogiche, favorendo il
concreto sviluppo della radio digitale, che sino ad ora ha stentato
a trovare un assetto stabile sia per la mancanza delle frequenze
della banda VFH-III (in gran parte occupate dalla televisione
analogica) sia per un certo grado di conflittualità degli
operatori. Il tutto in un'ottica di pluralismo, concorrenza e
innovazione tecnologica e di rapida transizione alle tecnologie
digitali anche nel settore radiofonico.