L’Italia è indietro nella raccolta differenziata dei Raee, rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici. È uno dei principali elementi che emerge da una ricerca, la prima del genere, presentata oggi da Ecodom, Consorzio italiano di recupero e riciclaggio degli elettrodomestici, sulle quantità di Raee che si generano ogni anno in Italia.
L`indagine è stata realizzata da United Nations University e Centro Accademico di Ricerca dell`Onu, in collaborazione con Ipsos e Politecnico di Milano con l`obiettivo primario di definire e quantificare i Raee domestici che ogni anno gli italiani producono. Sarebbe un importante punto di partenza per i decisori istituzionali, che nei prossimi mesi saranno chiamati – attraverso il recepimento della nuova Direttiva Europea sui Raee – a scegliere quale modalità utilizzare per fissare gli obiettivi di raccolta di questa tipologia di rifiuti. Gli Stati Membri dovranno infatti scegliere tra un obiettivo calcolato come 85% dei Raee generati oppure come 65% della media di apparecchiature immesse sul mercato nei tre anni precedenti.
Dalla ricerca emerge subito una discrepanza. Secondo i ricercatori nel 2011 in Italia è stata immessa nel mercato una quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche pari a 18,3 kg per abitante e ogni anno sono prodotti dagli italiani 16,3 kg per abitante di questo tipo di rifiuti. Ma è stato stimato che i centri di raccolta e i distributori intercettino complessivamente 11,2 kg per abitante, e solo il 38,3% di questi (pari a 4,29 kg per abitante) è stato consegnato ai sistemi collettivi. Esiste quindi una significativa quantità di Raee generati che sfugge al Sistema Raee.
Per poter raggiungere i nuovi obiettivi fissati dalla Direttiva Eu (che si attestano tra i 12 e i 13,8 kg per abitante in base alla modalità di definizione del target di raccolta) e colmare il gap che separa l`Italia da molti altri Paesi dell’Europa sarà necessario individuare modalità che consentano di intercettare i flussi “complementari”. Dalla ricerca emerge che 6,91 kg per abitante sono stati conferiti dai Centri di Raccolta e dai Distributori direttamente agli impianti di trattamento; 2,3 kg per abitante sono stati smaltiti in modo non corretto dai cittadini; 2,1 kg per abitante sembrano essere stati riutilizzati dai consumatori. Di questi però solo 1,4 kg per abitante è stato effettivamente riusato, mentre 0,7kg per abitante sono stati esportati come “Aee” (Apparecchiature Elettriche Elettromeccaniche) usate e infine 0,6 kg per abitante restano abbandonati in abitazioni secondarie.
I flussi più difficili da intercettare sono quelli di lavatrici, lavastoviglie, forni, cappe, scalda-acqua e piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, informatica, che sono diventati sempre più appetibili dal punto di vista economico a causa dell’aumento del valore delle materie prime seconde (metalli e plastiche) in essi contenute. La competizione tra gli impianti di trattamento, che nel nostro Paese sono in sovrannumero rispetto al fabbisogno teorico, rischia inoltre di provocare una “gara” ad intercettare quanti più Raee possibile, riducendo il livello qualitativo del trattamento per contenerne i costi.
Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla nuova Direttiva Europea il Sistema Raee deve poter contare su una completa tracciabilità di tutti i flussi in cui i Raee sono raccolti, gestiti e trattati. Inoltre è indispensabile che questi flussi garantiscano i medesimi standard qualitativi dal punto di vista ambientale.