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Rai, contratto di servizio alla prova del cda

Importo del nuovo canone, centralità delle piattaforme digitali, cessione dei diritti a Sky, liberazione del Mux 1 nel processo verso il 5G: ecco i temi al centro del consiglio di amministrazione “hot” di stamani

Pubblicato il 26 Ott 2017

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Il Contratto di servizio Rai compie un significativo passo in avanti. Questa mattina il Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha esaminato lo schema generale del nuovo documento con il quale l’Azienda “dovrà adempiere alla sua missione di concessionaria pubblica radio televisiva”. Successivamente, la bozza dovrà essere sottoposta al parere della Commissione parlamentare – con parere non vincolante – ed infine ratificato con il Mise.

Stamattina, inoltre, il Cda ha approvato anche i dati del Bilancio intermedio di esercizio dove, si legge, che si chiude “ … il primo semestre con una perdita di 2,2 milioni di Euro, contro l’utile di 33,4 milioni di Euro registrato nell’analogo periodo del 2016”. Tutto questo dovuto sia alla contrazione del canone, passato da 100 a 90 euro, sia alla contrazione delle risorse pubblicitarie “ … in riduzione nel periodo per 30,6 milioni di Euro pari all’8,2%, che scontano l’assenza dei grandi eventi sportivi presenti nel primo semestre 2016.”

Rispetto alle bozze di Contratto precedenti, delle quali abbiamo scritto, ci sono importanti novità. La prima è solo formale ma non irrilevante: sono stati rispettati i tempi previsti dalla Convenzione ed infatti la nuova bozza verrà inviata entro il termine previsto del 28 ottobre. Non è cosa da poco perché potrebbe consentire di entrare nel calendario della politica che, visto il clima preelettorale che si avvicina, darebbe modo alla Vigilanza di fare la sua parte con possibili emendamenti e, successivamente, consentire il via libera alla ratifica del Contratto.

La cornice generale in cui si colloca questa nuova versione è il ruolo che viene assegnato al Servizio Pubblico radiotelevisivo: accompagnare, essere partecipe in modo rilevante, alla crescita, all’alfabetizzazione digitale del Paese. Tutto questo dovrebbe avvenire con l’impulso ad essere sempre più presente nelle nuove piattaforme di distribuzione, con contenuti e modalità adeguati sia allo “zoccolo duro” del pubblico che da sempre garantisce a Rai il suo primato, sia verso quel pubblico che ora si approccia al mondo audiovisivo in termini e modalità del tutto innovative.

Nel merito, la nuova bozza di contratto affronta in modo opportuno il nodo che avevamo affrontato su queste pagine: come si sostengono, con quali risorse, le richieste che vengono fatte alla Rai. “Questa volta l’approccio è serio e ragionevole” si sostiene a Viale Mazzini perché rispetto ai gravosi impegni previsti dalla Convenzione ci si impegna a realizzarli ma a fronte di progetti operativi che verranno proposti ed elaborati nei sei mesi successivi alla firma del Contratto. L’approccio è convincente anzitutto perché si riferisce ad un punto cardine: l’importo del nuovo canone. Come noto, questo verrà determinato a novembre e sarebbe oggettivamente difficile fare i conti di previsione di spesa senza sapere su quanto si potrà contare, tenendo conto anche della relativa volatilità degli introiti da pubblicità.

Quindi, in buona sostanza, nella nuova bozza di Contratto, laddove ci si riferisce alle nuove iniziative editoriali, anzitutto il nuovo progetto news – vedi Gabanelli – il canale in lingua inglese, quello istituzionale, quello per le minoranze linguistiche, la sottotitolatura dei programmi che dovrebbe raggiungere circa il 70% anche nei canali tematici e quant’altro, si sostiene che verranno attivati “tavoli di lavoro” (alcuni già operativi) una volta chiariti e definiti aspetti logistici fondamentali, appunto in primo luogo le risorse economiche con le quali sostenerli.

Sempre a proposito di tempi: il nuovo contratto avrà durata di 5 anni e non più di tre. Anche questo è un vantaggio decisivo per la Rai perché potrebbe consentire all’Azienda di ragionare, di prevedere, i suoi impegni in un arco di tempo adeguato ad una programmazione di politica industriale che, viceversa, avrebbe un respiro troppo breve per essere credibile.

Ancora per quanto riguardagli introiti, il nuovo Contratto dovrebbe risolvere, almeno per una fase, il tema della cessione dei diritti di ritrasmissione alle piattaforme satellitari. In un primo momento, da parte governativa, si premeva per il titolo gratuito … “la Rai deve …”. A seguito della trattativa delle scorse settimane, l’Azienda pubblica ha portato a casa un rilevante successo: “… la cessione potrà avvenire a seguito dell’esito di trattive eque e non discriminatorie …”. Tradotto in soldoni: non si avvantaggia il concorrente proprio in questo momento dove il conflitto tra contenuti e tecnologie di diffusione è particolarmente acuto.

A questo punto invece si apre un capitolo assai delicato: le frequenze di trasmissione. Come abbiamo scritto, all’orizzonte dei broadcaster si profila un appuntamento spartiacque: l’applicazione delle direttive comunitarie sulla riassegnazione delle frequenze intorno ai 700 Mhz per dar modo di rendere disponibile spazio a favore del 5G, dell’Iot e quant’altro. A Rai viene richiesto sostanzialmente di liberare il Mux 1 – dove ora trasmette Rai Uno – a favore dell’emittenza locale (questo argomento merita un articolo a parte). Su questo tema, a quanto ci risulta, permangono aree che necessitano di ulteriori chiarimenti proprio perché la posta in ballo (non solo per quanto riguarda la copertura del territorio che, ricordiamo, si dovrebbe attestare al 100% con ovvie ricadute sugli impegni economici necessari) è assai rilevante. Gli operatori Tlc premono alle porte, consapevoli che una buona parte delle scommesse tecnologiche sul futuro della diffusione dei segnali radiotelevisivi potrebbe passare attraverso le loro torri e non più, forse, con quelle di alta quota di Rai Way. Nei giorni scorsi, a questo proposito, si è tornati a parlare ancora una volta di possibili accordi di aggregazione (Cellnex, Ei Towers) ma, ancora una volta par di capire che si tratta di banale alchimia finanziaria, laddove nessuno, ancora, ha evidenziato uno straccio di progetto industriale meritevole di attenzione. Chissà se, ora che Rai ha il nuovo CTO, Stefano Ciccotti, particolarmente esperto del tema potrebbe venire alla luce una proposta in questa direzione che potrebbe dare al Servizio pubblico quel ruolo di promozione tecnologica che si merita?

Sulla bozza di contratto esaminato questa mattina, secondo l’Adn Kronos, si sono astenuti due consiglieri: Giancarlo Mazzuca e Franco Siddi. Le motivazioni dovrebbero riguardare propositi di miglioramento nei passaggi successivi.

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