Per immaginare lo scenario che si prospetta alla Rai per l’immediato futuro occorre fare un salto indietro di oltre 10 anni. Nel maggio 2006 era in carica il secondo Governo Prodi e il ministro delle Comunicazioni era l’attuale Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Nell’ottobre il Consiglio dei ministri approva un testo di riforma del settore radiotelevisivo con l’obiettivo di riequilibrare la precedente Legge Gasparri. Il progetto non venne approvato, Prodi cadde nel 2008 e le buone intenzioni di Gentiloni rimasero nel cassetto ma il suo interesse per Viale Mazzini è rimasto inalterato.
Oggi come allora, è convinzione diffusa che il dossier Rai goda di una eccellente rendita di visibilità politica e di consenso elettorale. Da questo punto di vista, la partita iniziata nei mesi scorsi con l’approvazione della nuova Convenzione si colloca pienamente nel contesto di quanto potrà avvenire nei prossimi mesi: le consultazioni elettorali, e così si legge la fretta e le pressioni che aumentano.
E veniamo a quanto è avvenuto nelle ultime settimane e a quello che si prospetta nelle prossime.
Palazzo Chigi è molto attenta ai temi che riguardano Viale Mazzini: per quanto ci risulta, il sottosegretario Antonello Giacomelli e il vice segretario generale della Presidenza del Consiglio, Nino Rizzo Nervo, premono per stringere i tempi e arrivare ad una bozza condivisa prima possibile. La novità è che a questa partita si aggiunge un nuovo giocatore molto interessato: il Ministro dell’economia Carlo Calenda.
I primi giorni di agosto si svolge un’audizione in Vigilanza Rai dove il DG Orfeo anticipa il ritornello che guiderà la musica dei prossimi giorni: si prevede un buco di bilancio per il prossimo anno intorno ai 100 milioni e non ci sono risorse per fare quanto richiesto dalla nuova Convenzione (copertura 100% del territorio, canale in lingua inglese etc). Di questo argomento abbiamo già scritto nel luglio scorso.
Il tema centrale per la vita dell’azienda Rai sono le risorse economiche, sia quelle provenienti da canone, sia quelle provenienti dalla pubblicità. E qui iniziano le divergenze: il Governo è convinto che quanto previsto con il nuovo gettito proveniente dal canone e con una sana politica di efficienza e razionalizzazione Viale Mazzini potrebbe avviare una nuova fase di risanamento. Al contrario, in Rai sembra che qualcuno abbia osservato che anche le cifre in discussione proposte da Palazzo Chigi siano poco chiare e, morale della storia, la discussione sulla nuova bozza di Contratto di servizio è rinviata al fresco di settembre.
Intanto però, si potrebbe obiettare, perché non introdurre un normale criterio di “contabilità condivisa” laddove siano chiari i criteri e le voci che compongono l’ammontare effettivo del canone, al netto di tasse e iva, che debba essere riversato nelle casse Rai?
A proposito di conti e finanza del servizio pubblico, è mai possibile che proprio nel momento in cui il tema della gestione delle risorse, della pianificazione economica e finanziaria dell’Azienda, diventa assolutamente centrale ancora non si è provveduto alla sostituzione e nomina del nuovo CFO, dopo le recenti dimissioni di Raffaele Agrusti? Eppure, a quanto risulta, la soluzione dovrebbe essere già pronta in casa.
Sempre sul fronte nomine sono attese indicazioni per la copertura di posizioni importanti: è ancora libera quella del CTO e del CSO (attualmente ad interim di Luciano Flussi), dopo l’uscita di Cantournet. Se ne potrebbe parlare per uno dei prossimi Cda. In agenda poi rimangono aperti dossier importanti: in primo piano il progetto news e la posizione di Milena Gabanelli. Tutti in attesa dell’esordio Fazio su RaiUno a metà settembre: la “grana” sul suo compenso è ancora aperta.