“È una questione di approccio, una questione di prospettiva e di messa a fuoco”: secondo Andrea Rangone, ceo di Digital360, “se le aziende italiane, ma anche i singoli imprenditori, i manager e i professionisti vorranno trarre benefici dalla quarta rivoluzione industriale dovranno cavalcare l’onda digitale. O ne saranno inevitabilmente travolti. Non ci sono vie di mezzo in questo momento”.
Nell’intervenire all’evento “Road To 5G” – organizzato a Milano da Wind Tre, Open Fiber e Zte in occasione della Digital Week – Rangone ha puntato i riflettori non solo e non tanto sulle singole tecnologie, ma sulle modalità di approccio e “reazione”. “5G, Iot, blockchain, AI, sono tutti ingredienti della ricetta della quarta rivoluzione industriale. Ma la questione non è tecnologica. Il tema è fenomenologico. Senza passione e senza curiosità è impossibile affrontare la nuova era. L’errore principale – che in Italia stanno commettendo in molti inconsapevoli del rischio che corrono – è applicare un filtro percettivo alla visione futura. Non si può procedere guardando nello specchietto retrovisore. E anche le giovani generazione, a cui si deve trasferire la nuova visione, rischiano di essere impattate negativamente dal modo sbagliato di guardare le cose e quindi di essere escluse dalla rivoluzione”.
Rangone evidenzia inoltre l’importanza del valore dell’ “intraprendere”. “E non mi riferisco solo alle startup. Si intraprende come grandi imprese, come professionisti e come manager. Chi oggi va avanti senza seguire i binari altrui è colui che può avere una chance in un contesto in cui la forbice fra chi andrà bene e chi affogherà si sta sempre più ampliando”.
La strada italiana è dunque ancora in salita: “C’è sicuramente più consapevolezza che in passato sul ruolo dell’innovazione, ma meno di quanto necessario. E in molti continuano a non capire quanto il mondo stia cambiando”. Riguardo specificamente al ruolo del 5G, il ceo di Digital360 ha ricordato il “ruolo strategico delle telco, un comparto che bisogna assolutamente rilanciare. Non ci sono solo gli OTT a fare il mercato del digitale. È indispensabile riequilibrare i pesi in nome dello sviluppo”.